Il progetto

Internet delle cose, nuovi sistemi cyber-fisici per le smart city europee

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Sistemi di sistemi, IoT e big data: in Europa si sperimentano le piattaforma digitali per la gestione di reti interdipendenti e automatizzate applicate alla comprensione dei comportamenti umani, ma anche all’energia e all’industria.

Il futuro prossimo delle nostre società sarà caratterizzato dall’automazione. “Sistemi di sistemi”, è la definizione esatta, reti di reti che funzioneranno in maniera indipendente e che lavoreranno assieme, interconnesse e interdipendenti. Per arrivare a questo ambizioso traguardo, però, serve creare un quadro regolatorio adeguato e le “giuste condizioni”, cioè raggiungere un elevato livello di elaborazione dei dati (big data), un’efficienza energetica virtuosa e un più basso livello di impatto ambientale.

A settembre 2016 si è concluso il progetto “Dymasos” (Dynamic Management of Physically Coupled Systems of Systems), finanziato dall’Unione europea con 3,5 milioni di euro e portato avanti da un consorzio di centri di ricerca e aziende provenienti da Germania, Svizzera, Spagna, Croazia e Francia.

Obiettivo dell’iniziativa era offrire agli operatori europei di grandi sistemi tecnici, e ai fornitori di soluzioni di gestione e automazione, vantaggi competitivi strategici, come una più consistente riduzione dei costi, maggiore efficienza energetica, maggiore stabilità e migliore resilienza in caso di criticità e cambiamenti della domanda.

Al centro del progetto c’è sempre stata l’Internet delle cose applicata all’industria e alla distribuzione di energia, ma anche alla gestione del traffico e della mobilità in ambito urbano, comprese le infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, nonché alla comprensione del comportamento della popolazione (abitudini, necessità, spostamenti, accesso ai servizi e altro ancora).

La modellazione e la simulazione realistiche di Dymasos sono una delle principali questioni affrontate dal progetto,” ha affermato il dott. Patrick Panciatici, consulente scientifico presso RTE (Francia). Tra le diverse azioni intraprese, ad esempio, è stato sviluppato dai ricercatori un modello del comportamento notturno di ricarica dei proprietari di auto elettriche, conoscendo solo le informazioni sul comportamento medio della popolazione.

Man mano che i processi industriali diventano sempre più digitalizzati, con l’avvento di nuove tecnologie come l’Internet delle cose, l’Internet industriale e il cloud, la stragrande maggioranza delle aziende fatica a capire quali potrebbero essere le implicazioni per i loro affari di un’economia mondiale sempre più globalizzata e connessa.

E per i cittadini? Per le persone, quale sarà l’impatto delle tecnologie digitali e smart city? A queste domande, centrali per il presente e il futuro, hanno forse risposte come meglio non si poteva le donne del network European women management development (Ewmd).

Ad inizio novembre, a Brescia, le donne dell’Ewmd hanno affrontato diverse tematiche tra cui Internet of things, robotica, innovazione ed inclusione sociale, neuroscienze e altro. Nell’intervento di Nadia Busato, coordinatrice del progetto Brescia Smart City per il Comune di Brescia, riportato sulle pagine del Corriere.it, si legge: “Io credo che le città smart siano posti dove noi e i nostri figli possiamo realmente essere più felici. Non perché un nuovo aspirapolvere che pulisce mentre non sono in casa o una nuova linea metropolitana mi rendano più felice di un gatto affettuoso o di una passeggiata in bicicletta in città nelle sere d’autunno.

Non credo che sia una questione di tecnologia.

Ma penso che le città intelligenti sollevino delle domande che non ci siamo mai fatti prima e che ci permettano di confrontarci in un dibattito che mai abbiamo affrontato con così grande ricchezza, complessità e responsabilità a livello globale, considerando il mondo che abitiamo come qualcosa da preservare e consegnare al futuro migliore di come l’abbiamo trovato”.

Una riflessione condivisa,  molto concreta e lungimirante, in cui si afferma chiaramente che i cittadini e i loro amministratori non sono obbligati ad occuparsi di tecnologia, di codici, di piattaforme, ma che certamente devono impegnarsi in progetti ambiziosi, devono lavorare ad una visione di insieme. Le città sono i centri sociali vitali, i motori culturali ed economici che muoveranno il mondo, qui viviamo e vivremo sempre in maggior numero. Per progettare e realizzare smart city serve una visione e “quando si parla di visione, la felicità e il benessere sono proprio i punti centrali” del ragionamento.