Siccità

Internet dell’acqua, negli USA si investiranno 8 miliardi in infrastrutture. A Roma perdite idriche al 45%

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La siccità non può essere un alibi, la rete nazionale è un colabrodo e il Centro Italia ha le infrastrutture più inefficienti. Si deve investire di più, pagare di più, consumare di meno e sfruttare le nuove soluzioni IoT applicate all’acqua.

È dal 2012 che la California sta affrontando un periodo di siccità piuttosto duro e prolungato. Una crisi idrica che però valica i confini del singolo Stato e coinvolge ormai tutti gli Stati Uniti occidentali: tolti Washington e l’Oregon, i restanti hanno raccolto davvero poca acqua dal cielo negli ultimi 12 mesi, con situazioni critiche in North e South Dakota, Nevada, Arizon, Utah, Colorado, Nuovo Messico, Wyoming.

In una nuova indagine condotta da Northeast Group, “US Smart Water Infrastructure: Market Forecast (2017-2027)”, l’80% delle utilities americane sono pronte ad investire in smart water technologies e soprattutto nell’Internet delle cose applicata all’acqua e la rete idrica in generale.

Lo studio, si legge in un articolo di PRNewsWire, ha coinvolto più di 340 aziende attive in 50 Stati americani (come ABB, Aclara, Badger Meter, Honeywell, i2O, Itron, Kamstrup, Master Meter, Suez) e nei prossimi 10 anni potrebbero essere investiti 8,3 miliardi di dollari in infrastrutture tecnologicamente avanzate, sensori, contatori intelligenti e altre tecnologie dell’acqua.

Anche in Europa il clima sembra essere particolarmente duro, con scarsità di acqua in tutti i Paesi mediterranei, Italia compresa. Secondo un nuovo studio Coldiretti, il fenomeno siccità riguarda ormai i 2/3 della superficie agricola nazionale, con danni enormi calcolati in 90 milioni di euro in Lombardia, 200 milioni di euro in Toscana, 100 milioni in Emilia Romagna, 110 milioni nel Lazio (dove sono compromessi fino al 50% i raccolti di mais, ortaggi, meloni, angurie). Altri 200 milioni di euro in Abruzzo e la stessa cifra in Campania, a cui vanno aggiunti i 320 milioni di euro in Calabria.

Una mappa del disastro ambientale, dovuto principalmente alla siccità e in parte ai danni provocati da piogge forti e grandinate, che complessivamente ci sta costando più di 2,2 miliardi di euro in Italia.

La Commissione Ambiente della Camera ha deliberato il 18 luglio l’avvio di un’indagine conoscitiva sull’emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla.

Principalmente, però, perché i danni non sono dovuti solamente alla mancanza di pioggia. L’Italia è un Paese ricco di acqua. Erasmo D’Angelis, il capo struttura di #Italiasicura (Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche), ha dichiarato sulle pagine online di In a bottle: “L’Italia è il paese europeo più ricco di acqua con circa 302 miliardi di metri cubi di precipitazioni annue, ma è pessimo per quanto riguarda le infrastrutture per la cattura e la conservazione”.

“Attualmente – ha precisato D’angelis – riusciamo a recuperare tra il 10 e l’11% delle acque pluvie”.

Complessivamente, all’Italia servono 20 miliardi di euro per il recupero delle risorse idriche, ha calcolato l’Associazione Nazionale che tutela gli interessi dei consorzi di bonifica (Anbi).

Nello specifico, si tratta di 218 i progetti da applicare in tutta Italia, che dovrebbero attuare un cambiamento.

Questi fanno parte del programma infrastrutturale a lunga scadenza di #Italiasicura, che punta a costruire 2000 piccoli e medi invasi nell’arco di 20 anni, per un valore totale di 20 miliardi di euro.

La rete degli acquedotti nel nostro Paese è lunga 425 mila km, se ci mettiamo anche gli allacciamenti supera i 500 mila km. Le perdite sono pari al 39%, è stato calcolato nel recente “Blue book” di Utilitalia, il che significa che si perdono nei tubi 39 litri d’acqua ogni 100 litri immessi.

Al Nord le perdite si attestano al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%.

 

Secondo un articolo pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica, solo a Roma le perdite sulla rete ammontano al 45% (ogni 100 litri ne buttiamo via 45!). Senza dimenticare che dal prossimo fine settimana la Capitale potrebbe anche vedere il razionamento quotidiano dell’acqua.

Il 60% della rete nazionale è stato posato oltre 30 anni fa e che il 25% supera anche i 50 anni. Il problema è che il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3,8 metri di condotte per ogni km di rete, il che significa che a questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per sostituire l’intera rete.

Il fabbisogno totale di investimenti è stimato in circa 5 miliardi all’anno per adeguare e mantenere la rete idrica nazionale. I fondi per gli investimenti, si legge nello studio di Utilitalia, sono scarsi anche a causa del fatto che abbiamo le tariffe più basse d’Europa e tra le più basse del mondo.

Attualmente in Italia, si legge nel “Blue Book“, si paga 32-34 euro per abitante all’anno, ma visti i ritardi e le inefficienze gravi sarebbe necessario arrivare al livello minimo europeo, almeno 80 euro per abitante all’anno (in Francia sono a 88, nel Regno Unito a 102 e in Danimarca a 129 euro).

 

I principali consumi dell’acqua riguardano irrigazione 51%, industriale al 21%, civile 20%, energia 5%, zootecnica 3%. L’acqua potabile consumata al giorno da una persona è di 245 litri. La spesa media mensile famigliare per la fornitura di acqua per uso domestico è di circa 13 euro. Una famiglia italiana consuma mediamente circa 200.000 litri di acqua potabile in un anno.

 

Le fonti di approvvigionamento di acqua per uso civile, per i nostri rubinetti, sono per l’85,6% acque sotterranee, per il 14,3% acque superficiali (corsi d’acqua, laghi e invasi artificiali), per l’0,1% acque marine o salmastre.