La sintesi

Intelligenza Artificiale, una Fondazione e un fondo ad hoc fra le novità della Strategia nazionale

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Pubblicata la sintesi della Strategia italiana per l'Intelligenza Artificiale 2024-2026. Fra le novità, l'istituzione di una Fondazione e di un fondo ad hoc in capo alla Presidenza del Consiglio, la neutralità tecnologica del software e lo sviluppo di 3 modelli fondazionali multimodali nazionali.

Pubblicato l’executive summary della “Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale” realizzata dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale in collaborazione con l’Agid. La visione della strategia parte dall’assunto che l’AI è “sempre più efficace nel potenziare la produttività delle imprese e l’efficacia della Pubblica Amministrazione”, abilitando approcci innovativi nel campo della salute e delle cure mediche. L’IA, secondo la strategia, migliora il rapporto dei cittadini con le istituzioni e ha risvolti positivi nel mondo dell’istruzione. E’ una preziosa alleata per il risparmio energetico e l’uso delle materie prime ed è “un elemento determinante per garantire la sicurezza nazionale e la difesa del Paese”.

L’obiettivo è non subire passivamente il frenetico sviluppo degli eventi, ma diventare attori consapevoli e attenti, in grado di usare e produrre nuove soluzioni tecnologiche per lo sviluppo del sistema-Paese.

Sono quattro le direttrici di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale individuate dalla Strategia nazionale: Ricerca, Pubblica Amministrazione, Imprese e Formazione.   

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La Strategia in 10 punti

Il documento appena pubblicato sintetizza in 10 punti le priorità per raggiungere l’obiettivo una strategia unitaria e coerente per l’AI. In primo luogo, la Ricerca scientifica, puntando su investimenti coordinati e collaborazione interdisciplinare, aprendo all’esplorazione di progetti ambiziosi come ad esempio blue-sky. Un’altra priorità riguarda un piano straordinario di assunzioni per trattenere le nostre eccellenze formate attraverso le risorse del PNRR e bloccare la fuga dei cervelli che pesa sul nostro paese, soprattutto per quanto riguarda le competenze STEM. Un dato ormai condiviso è che per formare un laureato in materi STEM l’investimento complessivo è pari a 170mila euro. Non possiamo più permetterci di regalare all’estero le nostre competenze.

In secondo luogo, valorizzare la ricerca applicata dell’IA, attraverso iniziative co-progettate da partenariati pubblico-privato.

Neutralità tecnologia del software

In terzo luogo, nell’ambito dell’a Pubblica Amministrazione, supportare i processi amministrativi attraverso le tecnologie dell’IA, ottimizzando così l’efficienza e la gestione delle risorse. Finanziare alcuni progetti-pilota nazionali, puntando su standard condivisi in seno alla PA. In quarto luogo, favorire la fruizione di servizi della PA per aziende e cittadini attraverso tecnologie di IA bastate su usabilità, privacy, trasparenza e sicurezza. Promuovere in questo senso la neutralità tecnologica di software e piattaforme della PA “per offrire alternative all’utilizzo esclusivo di soluzioni proprietarie”.  

Un approccio, quest’ultimo basato sulla neutralità tecnologica, che appare diverso da quello adottato ad esempio in Spagna, dove la strategia nazionale è stata presentata dal premier insieme con i rappresentanti di IBM.      

Favorire investimenti in startup IA made in Italy

Il quinto punto della strategia italiana riguarda le imprese e l’obiettivo è quello di intercettare i bisogni di innovazione delle imprese italiane. Il sesto punto riguarda il sostegno al comparto italiano dell’ICT, “promuovendone il ruolo abilitante per la definizione di nuove applicazioni di IA”, favorendo anche la possibilità di accrescere i finanziamenti per nuove iniziative progettuali in IA, sostenendo altresì l’ecosistema delle startup dell’IA, attraendo capitali pubblici e privati.

Formazione specializzata e reskilling

Il settimo punto riguarda la promozione di una formazione universitaria capillare sull’IA e specializzata per rispondere alla crescente domanda di skill anche tramite dottorati nazionali sull’IA. Partire con la formazione specialistica nelle scuole, con iniziative mirate di divulgazione, finanziando upskilling e reskilling in tutti i contesti produttivi.

Il nono punto riguarda il potenziamento delle infrastrutture abilitanti, con la realizzazione di una repository nazionale per la condivisione e il riuso di dataset e modelli acquisiti nelle diverse PA

Una Fondazione e un fondo ad hoc per l’AI

Infine, il decimo punto riguarda l’istituzione di una Fondazione per l’IA in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la responsabilità del coordinamento delle azioni strategiche, della gestione di un fondo dedicato e del monitoraggio della strategia.

Sviluppare LMM (Large Multi Modal) italiani

In particolare 3 modelli fondazionali multimodali nazionali, che rispondano pienamente ai valori e alle regolamentazioni europee, eventualmente focalizzandosi su specifici domini applicativi in cui l’Italia detiene una forte riconoscibilità internazionali e un chiaro vantaggio competitivo nella definizione dei dataset di riferimento. In sintesi, realizzare dei motori di AI generativa made in Italy, capaci di creare un AI italiano sulla scia dei grandi chatbot globali come ChatGPT di OpenAI e Gemini di Google.

Istituire una rete di laboratori per lo sviluppo di applicazione IA in contesti industriali, che coinvolgano imprese in collaborazione con enti di ricerca.