Lo studio

Intelligenza artificiale: raddoppiati nel 2021 gli investimenti globali privati a 93 miliardi di dollari, il 57% è USA

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Secondo i dati del rapporto della Stanford University “AI Index 2022”, dal titolo “Measuring trends in Artificial Intelligence”, il numero di società finanziate è diminuito del 30% rispetto al 2019, ma sono cresciute le dimensioni delle singole operazioni: 15 oltre i 500 milioni di dollari.

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Il Rapporto AI Index 2022

Sono sempre gli Stati Uniti a guidare la corsa all’intelligenza artificiale (IA) in termini di investimenti. Nel 2021 i venture capitalist americani hanno spostato in questo settore 52,9 miliardi di dollari. Un fiume di finanziamenti tre volte più grande di quello cinese (17 miliardi di dollari) e dieci volte più grande del corrispettivo britannico (4,6 miliardi di dollari).

Sono i dati del rapporto della Stanford University “AI Index” del 2022, dal titolo “Measuring trends in Artificial Intelligence”, secondo cui gli investimenti privati globali in soluzioni di intelligenza artificiale hanno raggiunto l’ammontare complessivo di 93,5 miliardi di dollari durante il 2021.

Se il volume di spesa è cresciuto, è diminuito però il numero di aziende che ne ha beneficiato. Secondo i ricercatori, nel 2019 i venture capitalist hanno finanziato 1.051 società fornitrici di soluzioni IA, ma se nel 2020 tale numero era sceso clamorosamente a 762, nel 2021 la discesa è continuata a 746.

In due anni si registra un crollo del 30%.

Di contro, è lievitata la dimensione delle operazioni: nel 2020 ci sono stati solo quattro round di finanziamento che hanno superato i 500 milioni di dollari, nel 2021 sono stati 15.

Intelligenza artificiale tra brevetti, ricerca di professionisti e settori industriali di impiego

Una corsa all’IA che si può misurare anche in termini di brevetti depositati: nel 2021 sono stati 30 volte di più che nel 2015, per un tasso di crescita annuo medio del +76%.

Altro indice che certifica l’accresciuta importanza di questa tecnologia nel panorama ICT generale è la ricerca di figure professionali appropriate, che come ben sappiamo non sono al momento sufficienti per soddisfare l’offerta di lavoro.

Secondo lo studio, infatti, la richiesta di specialisti per l’IA/machine learning è salita allo 0,6% del totale di tutta l’offerta di lavoro a livello mondiale, seguita dall’IA specialist (0,33%), dallo specialista delle reti neurali (0,16%) e da quello del linguaggio naturale (0,13%).

Dove si colloca il maggior numero di posti lavoro legati all’impiego di soluzioni IA? Al primo posto c’è il settore dell’informazione, con il 3,30% degli occupati, seguito dai servizi professionali ICT, scientifici e tecnici, con il 2,59%, quindi l’industria manifatturiera, con il 2,02%, il settore finanza ed assicurazioni, con l’1,81%, e quello dell’agricoltura, pesca e caccia con lo 0,95%.

Più indietro la Pubblica Amministrazione, i servizi educational, le utilities, i trasporti, mentre la gestione dei rifiuti è all’ultimo posto.

Troppe aspettative rispetto alle potenzialità attuali dell’IA?

Secondo i ricercatori, infine, c’è da capire che gli investitori non scommettono tanto sul presente, quanto sul futuro, sul potenziale dell’IA nel mondo di domani. Anche perché in quello attuale non sono stati risolti molti dei problemi di responsabilità etica e civile di cui si parla da anni e che richiedono più tempo per una loro sistemazione all’interno di un quadro di regole e principi concreto e condiviso.

In questo momento si prospetta un rischio elevato di speculazione eccessiva su questa straordinaria tecnologia e le sue applicazioni. Troppe società attive in diversi settori stanno cercando di attrarre finanziamenti in progetti che potrebbero deludere le aspettative, causando un effetto deflazionistico e un possibile cambio di atteggiamento degli investitori privati.

Il consiglio finale è che forse si dovrebbe ridurre l’aspettativa nel breve termine sui possibili risultati dell’IA, ottimizzando i risultati fin qui ottenuti.