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Intelligenza Artificiale e Psicostoria. Il sogno di Asimov può diventare realtà?

Nel 1951 Isaac Asimov pubblicava Fondazione, il primo dei sei libri che compongono il suo capolavoro, il Ciclo delle Fondazioni. L’influenza della sua opera magna sul genere fantascientifico si può facilmente comparare a quella che ebbe Tolkien sul fantasy.

La storia è molto semplice. L’impero galattico, che governa l’umanità intera, sta andando in rovina. Uno scienziato, Hari Seldon, scopre ciò che sta avvenendo grazie alla psicostoria, una disciplina scientifica di sua invenzione che, attraverso equazioni matematiche, è in grado di prevedere il comportamento dell’umanità intera, anche a migliaia di anni di distanza nel futuro, con assoluta precisione.

Il libro è ovviamente di assoluto valore, ma ciò che ha affascinato di più il pubblico è proprio la possibilità che prevedere il comportamento umano, per riuscire a determinare il futuro, possa essere reale. Ovviamente, quando il libro è uscito era pura fantascienza, ma oggi, con lo sviluppo tecnologico che abbiamo raggiunto, si può dire lo stesso?

Per rispondere a questa domanda, è utile andare ad approfondire i campi di studio che hanno fondato le loro assunzioni proprio sulla possibilità che una previsione sufficientemente precisa del futuro possa essere realizzata con metodo scientifico.

La materia di studio che più si avvicina all’analisi matematica dei comportamenti umani è l’economia. Non è un caso che il premio Nobel Paul Krugman abbia scritto un bellissimo articolo sul Guardian riguardo al lavoro di Asimov, dove afferma di aver deciso di studiare economia dopo la lettura del Ciclo della Fondazione.

Per esempio la Cliometria, che studia i comportamenti del passato per comprendere come questi abbiano influito sul nostro sviluppo storico, è un emblema della tendenza, tipica delle materie di stampo economico, a cercare sempre una spiegazione, o un pattern, nei comportamenti di massa.

Questa branca, inoltre, si basa sugli studi dell’econometria, che di natura “usa metodi matematici e statistici per produrre modelli atti a verificare la validità di ipotesi in fatto di politica economica”.

La famosa affermazione di Tucidide “Bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro” è una verità che ci viene insegnata da sempre e, nell’ambito degli studi economici, un obiettivo che si insegue da molto.

Il campo di studi che però più ci interessa, almeno in quest’articolo, è quello dell’economia comportamentale che, per alcuni suoi assunti, tenta proprio di rifarsi ad un modello predittivo del comportamento umano, attraverso l’analisi delle anomalie del mercato, possibilmente correlate ai tratti psicologici.

Oggi, l’economia comportamentale si occupa di analizzare soprattutto i macro-processi, anche se non disdegna di focalizzarsi sul singolo consumatore, ad esempio attraverso il neuromarketing. Il problema, sotto questo punto di vista, è che una previsione comportamentale sul soggetto, o anche su gruppi molto grandi, è inaffidabile a causa dell’imprevedibilità delle numerose variabili in campo.

Quello che oggi i professionisti si domandano è se in un futuro prossimo sarà possibile ottenere risultati positivi per queste ricerche, anche e soprattutto grazie alle nuove tecnologie legate a machine learning e intelligenza artificiale. La potenza di calcolo di cui oggi disponiamo, sostenuta dalla grandissima quantità di dati disponibili, non potrà che aumentare esponenzialmente e risultare quindi determinante, anche grazie allo sviluppo dei computer quantistici.

La prospettiva di poter creare modelli predittivi affidabili riguardo al comportamento del pubblico solleva, però, numerose questioni etiche.

Asimov, se avesse dovuto affrontare questa situazione, probabilmente avrebbe risposto citando la regola aurea di Hari Seldon: affinché i calcoli della psicostoria siano validi, almeno il 99% degli uomini non deve conoscerne i risultati. Quindi, in ogni caso, è un problema che riguarda solo l’1% della popolazione, sperando che questi possano dare la giusta risposta alla problematica etica.

Photo by Wyron A on Unsplash

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