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Indipendenza Digitale: Butti: “Certificare la sovranità dei prodotti tecnologici e creare un cloud europeo”

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L'intervento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Alessio Butti, alla Prima Conferenza sull’Indipendenza Digitale in Italia organizzata da Key4biz in collaborazione con RED OPEN.

Uno Stato non deve utilizzare solamente tecnologia sviluppata all’estero, il Governo vuole giocare un ruolo di primo piano nella digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dare vita ad una politica industriale che fino a qualche tempo non esisteva per quel che riguarda le telecomunicazioni e atri settori strategici”, ha affermato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Alessio Butti, intervenendo alla Prima Conferenza sull’Indipendenza Digitale in Italia, organizzata da Key4biz in collaborazione con RED OPEN.

Il Sottosegretario ha sottolineato che è evidente la necessità di una sovranità tecnologica europea, con particolare attenzione all’indipendenza digitale e al controllo dei dati: “Mettere insieme sicurezza del dato, indipendenza tecnologica e sovranità digitale penso sia un primo passo per costruire una strategia efficace per il futuro“.

Nel suo discorso ha espresso “preoccupazione per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale”, sottolineando l’importanza di non basarsi su “concetti obsoleti come la neutralità” e di concentrarsi invece sull’identificazione e il “superamento delle debolezze tecnologiche europee”.

Ha sostenuto “l’importanza di un ruolo attivo dello Stato nella digitalizzazione e nella politica industriale, promuovendo l’interoperabilità e l’interconnessione tra sistemi”.

Fondamentale per Butti “la necessità di controllare le infrastrutture digitali, promuovere una dimensione industriale europea competitiva, investire nella ricerca scientifica e stabilire standard normativi che riflettano gli interessi nazionali”.

Il Sottosegretario ha proposto “un patto per le competenze per trattenere i talenti in Europa e attrarre quelli che si trovano all’estero”.

Centrale in questo momento storico è anche comprendere le strategie di Cina e Stati Uniti, evidenziando la “necessità per l’Europa di combinare investimenti pubblici e privati”.

Altro tema chiave per comprendere la centralità dell’indipendenza digitale è la proprietà delle tecnologie in campo. Butti ha rilanciato ad esempio l’idea di una “certificazione della sovranità per prodotti tecnologici europei”, con un maggiore impegno nello “sviluppo di un cloud sovrano europeo” e nuove risorse per lavorare alla creazione di “super fabbriche” che integrino parallelamente produzione, ricerca e formazione.

Butti ha poi indicato altri passaggi chiave per il rafforzamento di una politica europea veramente dedicata alla ricerca di un’indipendenza digitale continentale.

Intanto, la priorità strategica è certamente la sovranità tecnologica e in tema di tecnologie strategiche non poeteva mancare l’intelligenza artificiale e la sua regolamentazione, con forte preoccupazione per la fase finale del trilogo europeo in relazione all’AI Act.

Ulteriori temi messi sul tavolo dal Sottosegretario, quasi a voler scrivere un’agenda dei lavori da portare avanti, sono il controllo dei dati, che passa per l’identità informativa e la gestione del “clone digitale”, il ruolo dello Stato nel portare avanti la trasformazione digitale, nello sviluppo di una politica industriale avanzata e nella promozione dell’interoperabilità.

C’è la necessità di un maggior controllo giuridico, tecnico, operativo e politico delle infrastrutture digitali, punto strategico su cui far leva per riuscire a competere a livello globale grazie a politiche industriali coordinate.

Butti parla di necessari nuovi e più consistenti investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, partendo ovviamente dalle università e i centri di ricerca di cui l’Italia può vantare eccellenze a livello internazionale. Le competenze sono fondamentali per tornare a competere e assicurarsi un futuro digitale e per questo serve un “patto per trattenere e attrarre talenti”.

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