Dibattito

In Australia nuove regole sulla ‘prominence’ delle smart tv. E in Italia? La risposta del commissario Laura Aria (Agcom)

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L'Australia fissa delle regole sulla prominence delle app dei broadcaster tradizionali preinstallate sullo schermo delle smart tv. In materia Agcom aveva avviato una consultazione pubblica a inizio anno. Il commissario Laura Aria (Agcom): 'Dialogo in corso con la Commissione europea per armonizzare gli eventuali profili connessi con la normativa europea'.

Il ministro australiano delle comunicazioni Michelle Rowland ha da poco introdotto una nuova normativa che richiederà ai produttori di smart tv di assicurare che si possano facilmente trovare i broadcaster locali – compresa ABC, SBS e le emittenti commerciali – non appena si accende il televisore. Il tema è stato affrontato in Italia all’inizio dell’anno con una consultazione dell’Agcom. Com’è la situazione in Italia?

Prominence, Laura Aria (Agcom): ‘Dialogo in corso con la Commissione europea per armonizzare gli eventuali profili connessi con la normativa europea’

“Mi lasci evidenziare che il tema della prominence è molto sentito da Agcom in quanto autorità posta a garanzia del pluralismo dell’informazione, in particolar modo nell’attuale panorama che si è via via prefigurato nel nuovo ecosistema digitale delle reti di comunicazioni elettronica – scrive il Commissario Agcom Laura Aria a Key4biz – Basti considerare quanto emerge dal VI Rapporto Auditel-Censis, significativamente intitolato “La nuova Italia televisiva”, che registra il 2023 come l’anno del sorpasso delle smartTV sulle TV tradizionali: oggi nelle case degli italiani ci sono complessivamente 21 milioni di smart TV e 20 milioni e mezzo di TV tradizionali. Per la prima volta, la maggior parte delle famiglie italiane possiede almeno una TV collegata a Internet. Se alle Smart TV si aggiungono le Televisioni tradizionali con dispositivi esterni collegati, le Connected Tv, ovvero le TV che possono essere connesse al web salgono a 22 milioni e 800.000, e le famiglie che possono collegarsi sono il 64% del totale. Nel 2017 erano il 34,9%.

In uno scenario nel quale l’utente ha la più ampia possibilità di scelta, è innegabile che il posizionamento dei contenuti nelle interfacce digitali delle TV connesse assuma una rilevanza fortemente strategica, ed è altrettanto innegabile il condizionamento economico che gli OTT possono esercitare sui costruttori di TV”, prosegue il commissario.

La consultazione a cui l’Autorità ha dato avvio nel gennaio di quest’anno e che ha visto la partecipazione di una platea di numerosi stakeholder del mondo della comunicazione e dell’informazione ha riguardato due schemi di provvedimenti volti a realizzare quanto stabilito dal TUSMA del 2021 in attuazione della direttiva SMAV 2: da un lato, un regolamento concernente l’installazione e l’accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre (il cd. LCN); dall’altro, le linee guida sulla prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale.

Per quanto riguarda l’LCN, l’Autorità ne ha approvato il relativo regolamento proprio nella scorsa seduta del 22 novembre scorso, in base al quale si prevede di posizionare un punto di accesso facilmente riconoscibile e uniforme sulla home page delle interfacce utente e di mettere a disposizione almeno un telecomando dotato di tasti numerici.

Sulle misure per garantire la prominence, è in corso un dialogo con la Commissione europea per armonizzare gli eventuali profili connessi con la normativa europea.

C’è da segnalare anche la prossima approvazione della legge europea per la libertà dei media (il c.d. EMFA), che all’art. 19 fa espressamente riferimento al tema della prominence, rinforzando le previsioni della direttiva SMAV 2.

In quest’ottica, l’Italia si attesta come capofila rispetto ad altri Stati membri che stanno ancora ultimando la fase di consultazione pubblica, mi riferisco in particolare alla Francia e alla Germania”, chiude il commissario Aria.

Linee guida Agcom sulla prominence sul telecomando

In Italia il tema della prominence del telecomando è stata già da tempo al centro del dibattito. A gennaio Agcom ha avviato una consultazione pubblica e ha proposto una semplice soluzione: nella confezione dei nuovi televisori tv deve essere contenuto almeno un telecomando tradizionale o comunque ogni televisore deve essere compatibile con i telecomandi classici, quelli che consentono di accedere al digitale terrestre premendo il relativo tasto numerico. Il che, evidentemente, ha un impatto anche sulle politiche di produzione dei costruttori di televisori e telecomandi, chiamati a intervenire sia lato hardware, sia lato software.

L’altra idea sul tavolo è far nascere una sorta di icona immediatamente visibile nella home page dell’apparecchio, che permetta all’utente di scegliere su quali reti orientarsi, dove per reti si intendono anche quelle di Rai, tv private, radio nazionali, tv locali e reti tematiche. Evitando così una situazione molto comune attualmente su varie smart tv, che alla prima accensione tendono a proporre sin dalla prima schermata le app come Prime Video, Netflix ecc. alternative ai canali lineari. Si chiama Sig (servizi di interesse generale) e – spiega Agcom – “gli editori, diversi dalla Rai e dalle emittenti nazionali generaliste, che intendono essere qualificati come “servizi di interesse generale” dovranno presentare apposita richiesta all’Autorità entro 30 giorni dall’approvazione definitiva del provvedimento”. In realtà, le emittenti private non sono favorevoli alla soluzione dell’icona unica in homepage.

L’esito della consultazione pubblica non è ancora stato reso noto.

Leggi anche: Consultazione pubblica in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e di accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre

 La soluzione australiana

Questa legge australiana sulla “prominence” prevede che i produttori di Tv preinstallino iview, SBS On Demand, 9Now, 7Plus and 10Play su tutti i televisori prodotti in Australia. L’obiettivo è inoltre che queste app non vengano ingiustificatamente nascoste nell’interfaccia utente rispetto a quelle dei grandi player come Netflix e Disney+.

Questa legge sulla prominence è stata recentemente oggetto di un acceso dibattito tra le reti in chiaro, le piattaforme televisive, i produttori e Foxtel.

La proposta di legge sulla smart TV del governo australiano è un cambiamento leggero che supporterà l’ecosistema di contenuti locali e di trasmissione del servizio pubblico senza compromettere l’esperienza dell’utente.

Smart Tv hanno bisogno di regolazione smart

Tornando al caso australiano, i principali produttori di televisori si sono reinventati come piattaforme pubblicitarie. Per generare entrate pubblicitarie, addebitano tariffe per le app in primo piano: i soldi spesi per la pubblicità determinano l’ordine in cui le app di streaming appaiono quando accendi la tua smart TV.

Samsung, LG, Hisense e TCL hanno lanciato anche i propri canali FAST (Free Advertiser Supported TV), che vengono promossi attivamente sulla schermata iniziale del televisore.

Una conseguenza di questi accordi commerciali è la ridotta visibilità delle app e dei servizi locali. I test sulla smart TV condotti in Australia hanno rilevato che i servizi locali sono molto meno importanti e preinstallati meno frequentemente rispetto a Netflix, Disney+ e altri servizi con sede negli Stati Uniti che stipulano accordi di rilievo globale con i produttori.

Perché è un problema? La ricerca ha rilevato che un terzo degli utenti australiani non sa come scaricare le app per la smart TV. Per questi utenti la smart TV è un dispositivo preconfigurato: se le app locali non sono sul televisore quando torna a casa dal negozio probabilmente non verranno mai installate.

In altre parole, i produttori fanno affidamento sull’inerzia degli utenti per optare per app pubblicitarie ben posizionate.

In questo contesto, gli streamer locali e altri operatori più piccoli sono strutturalmente svantaggiati. In particolare, le emittenti di servizio pubblico – che non hanno le risorse per pagare la prominence nell’economia dell’attenzione dell’interfaccia smart TV – si troverebbero ad affrontare un futuro incerto.

Come funzionerà la legge australiana sulla prominence?

La caratteristica fondamentale della nuova legge, che entrerà in vigore a metà del 2025, è il requisito del “must carry”. Mentre l’ACMA (Australian Communications and Media Authority) chiarirà nei prossimi mesi i dettagli della normativa, l’intenzione del governo è quella di imporre ai produttori di smart TV e dispositivi TV connessi venduti in Australia di preinstallare le app di streaming dei canali in chiaro australiani.

Queste app devono avere i propri collegamenti sulla schermata iniziale, che devono avere dimensioni e formato equivalenti a quelli di altri servizi di streaming. Ciò impedirà ai produttori di tentare di seppellire queste app a favore del pagamento degli inserzionisti.

Tuttavia, l’ordine delle icone delle app sullo schermo è lasciato al produttore e, cosa importante, gli utenti sono liberi di eliminare o spostare le icone come desiderano. Pertanto, il controllo finale del dispositivo spetta ancora all’utente.

La ricerca australiana ha rilevato che una netta maggioranza (circa il 59%) degli adulti australiani è favorevole alla preinstallazione obbligatoria delle app delle emittenti sulle nuove smart TV. Solo il 15% circa degli utenti si è detto contrario alla preinstallazione obbligatoria. Il resto era neutrale o incerto.

Ciò suggerisce che qualsiasi reazione da parte degli utenti contro le modifiche proposte sarà modesta.

Che dire della ricerca e dei consigli TV?

Le emittenti in chiaro saranno soddisfatte di questo risultato, ma non hanno ottenuto tutto ciò che avevano chiesto.

La lobby delle emittenti ha spinto con forza per avere i suoi contenuti al primo posto nei consigli e nei risultati di ricerca.

Il governo ha rifiutato questa idea a favore della più modesta regola del must-carry. L’ordine dei risultati nella ricerca e nelle raccomandazioni sarà lasciato al produttore, come avviene attualmente.

 Il lungo termine

Alcuni potrebbero sostenere che qualsiasi intervento sulle smart TV sia un’esagerazione da parte del governo. Ma la realtà è che quasi tutti i paesi regolamentano la televisione per ragioni culturali, industriali e di sicurezza. Molti regolatori nazionali stanno prendendo in considerazione regole di prominence simili a quelle introdotte oggi in Australia.

Le Smart TV – in quanto nuova piattaforma di distribuzione di contenuti televisivi – devono chiaramente essere spostate nell’ambito della regolamentazione a lungo termine.

Nel fare ciò, il governo deve bilanciare le priorità concorrenti tra l’autonomia degli utenti, le esigenze dell’industria locale e gli accordi di mercato esistenti.