via la legge?

Impronte digitali nella Pa, dietrofront della ministra Dadone. E i rilievi del Garante Privacy

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La ministra della Pa Fabiana Dadone: ‘I controlli biometrici sono utili per tenere a bada chi abusa. Ma a mio avviso la rilevazione delle impronte rischia di deprimere anche chi ogni si reca sul posto di lavoro con energia ed entusiasmo’. Pronta la replica dell'ex ministra Giulia Bongiorno che ha voluto la legge: 'Gli assenteisti ringraziano!'. E arriva anche il parere negativo del Garante Privacy alla misura.

La precedente ministra della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha voluto fortemente le impronte digitali “per stanare i furbetti del cartellino e tutelare chi va a lavorare regolarmente”, mentre Fabiana Dadone pensa a un dietrofront e nella giornata di oggi sono giunti anche i rilievi del Garante Privacy con cui propone modifiche alla misura.

“La tecnologia sicuramente torna utile per tenere a bada chi abusa”, ha detto la ministra a ItaliaOggi. “Ma probabilmente”, ha aggiunto, “va usata in modo meno criminalizzante per una intera categoria. “A mio avviso la rilevazione delle impronte contiene in sé uno stigma di tale negatività che rischia di deprimere anche chi ogni mattina si reca sul posto di lavoro con energia ed entusiasmo”, ha spiegato la ministra della Pa durante l’intervista.

Pronta la replica dell’ex ministra della Pa Giulia Bongiorno che ha voluto la legge: “Ho combattuto contro l’assenteismo nella P.A. introducendo controlli con impronte digitali, il nuovo ministro combatte contro la legge sulle impronte digitali. Gli assenteisti ringraziano!”.

Il parere del Garante Privacy per correggere la legge

L’astratta, generalizzata e indiferrenziata presunzione di sussistenza, per tutte le amministrazioni pubbliche, di fattori di rischio tali da far ritenere quello biometrico l’unico sistema in grado di assicurare il rispetto dell’orario di lavoro non appare compatibile”, ha scritto il Garante Privacy nel parere,“con il principio di proporzionalità“. Così, l’Autorità indica allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri una serie di indicazioni per rendere la misura meno eccessiva nei confronti della privacy dei dipendenti pubblici.

Il “no” della ministra Dadone si aggiunge a quello del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che ha promesso, il 16 settembre scorso: Escluderemo i presidi dalle impronte digitali”. Gli insegnanti sono esclusi perché utilizzano il registro elettronico.

Dunque le impronte digitali per i dipendenti della pubblica amministrazione non piacciono al Governo Conte 2. La misura è diventata legge a giugno scorso e ha reso obbligatoria la rilevazione delle impronte in formato digitale e, contestualmente, la videosorveglianza, per combattere l’assenteismo nella Pa. Ma stando agli annunci e dichiarazioni di Dadone e Fioramonti è una legge che rischia di restare inapplicata e probabilmente verrà abrogata prossimamente.

Pa digitale

La ministra della Pa vuole imporre solo discontinuità con chi l’ha preceduta? “Sicuramente dobbiamo proseguire e anzi accelerare l’opera di modernizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione”, ha risposto Dadone. “È una sfida fondamentale per gli uffici pubblici e per il Paese intero. Dall’altra parte, proprio le tecnologie ci offrono davvero la chance di passare, direi, dalla logica della sfiducia prevenuta a quella della fiducia avveduta nei confronti del pubblico impiego, dalla filosofia dell’adempimento a quella del risultato”, ha concluso la ministra.