Libertà di stampa

ilprincipenudo. ‘World Press Freedom Day 2018’, lo spauracchio dell’algoritmo ed il fantasma della povertà

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Celebrazione del “World Press Freedom Day 2018” con la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, e un seminario ‘per l’anno zero della sinistra'. Il 40 % dei giornalisti italiani guadagna meno di 5.000 euro l’anno.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Due iniziative della “compagnia di giro” mediologica italica, tenutesi l’una questa mattina in pompa magna e l’altra giovedì scorso con modalità quasi carbonare, stimolano riflessioni interessanti sull’evoluzione (involuzione) del sistema culturale (mediale) del nostro Paese: oggi in Campidoglio, “alla presenza delle massime autorità istituzionali” (la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati), s’è tenuto il convegno internazionale “Trasparenza e libertà di informazione nello Stato di diritto. Giornalisti minacciati e sistemi di protezione”, promosso dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e da Ossigeno per l’Informazione onlus, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Lazio e con il patrocinio dell’Unesco; giovedì scorso (3 maggio), presso la sede dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (Aamod), è stato organizzato un seminario intitolato “A partire dall’algoritmo. Idee per l’anno zero della sinistra”, prendendo come spunto l’ultimo libro di Michele Mezza (che è anche una delle firme di punta di “Key4biz”)Algoritmi di libertà. La potenza del calcolo tra dominio e conflitto””, pubblicato per i tipi di Donzelli.

Si tratta di due eventi ovviamente senza dubbio differenti: più istituzionale ed ortodosso il primo, più dinamico e dialettico il secondo. Duecento e più partecipanti alla prima iniziativa, una ventina alla seconda.

Ci piace qui osservare che in entrambe le iniziative è emerso lo spauracchio dell’algoritmo ed il fantasma della povertà: ovvero, ad essere più accurati (come semantica e metafora) il crescente strapotere dell’algoritmo e la continua pauperizzazione reddituale delle nostre esistenze.

Procediamo con ordine, e come premessa proponiamo una qualche considerazione su “cosa” è stato detto e da “chi”, nelle due occasioni.

L’iniziativa di questa mattina, nella Sala della Protomoteca di Roma Capitale, è stata celebrata in occasione della 25esima edizione “World Press Freedom Day 2018”, ed ha inteso proporre una riflessione sulla libertà di stampa, in Italia così come in generale nel mondo.

Chi cura questa rubrica ha da sempre una posizione critica e severa nei confronti dell’Agcom (che ritiene istituzione spesso conservativa e inerziale nel suo agire), ma va dato atto al Presidente Angelo Marcello Cardani di aver proposto oggi una lettura non proprio ortodossa dei fenomeni in atto. Il Presidente dell’Agcom ha rimarcato come esista un’altra “libertà” che va tutelata, oltre a quella intellettuale e morale: la libertà del giornalista di vedersi garantito un reddito economico all’altezza del delicato ruolo che svolge nella società. È infatti di stampo reddituale la “nuova minaccia” che incombe sui giornalisti, e che, a cascata, può influire sulla libertà di stampa: “dalle nostre indagini, emergono fatti importanti come quello che aumenta l’età media del giornalista, mentre scende il reddito medio di chi pratica questa professione: circa il 40 % di chi pratica il giornalismo in Italia percepisce meno di 5mila euro l’anno. C’è un pericolo fisico per i giornalisti, che va certo scongiurato, ma c’è anche un pericolo economico, che rischia di far seccare la linfa vitale che alimenta qualsiasi attività, cioè l’ingresso dei giovani”. Contro questo fenomeno (la “pauperizzazione” che citavamo orora), “si deve agire”, ma, mentre l’Agcom può solo accendere un faro, “il Parlamento può essere chiamato ad occuparsene”. Cardani ha commentato autoironicamente: “oggi sono meno garibaldino di come ero 25 anni…” (non riusciamo ad immaginarlo in quella veste, ma… transeat!), auspicando che le giovani generazioni sappiano mostrare coraggio: ma, per mostrare coraggio, e per superare il “deficit di ricambio generazionale”, è necessaria anche una minima stabilità delle condizioni di lavoro, altrimenti la maggior parte dei giornalisti corre il rischio di essere sottoposta a dinamiche ricattatorio-censorie…

La mattinata del convegno in Campidoglio ha registrato un intervento rituale della Sindaca di Roma Virginia Raggi, ed un intervento significativo della Presidente Maria Elisabetta Casellati, la quale ha sostenuto che è “ineludibile rinnovare la legislazione”, sia specificamente in materia di diffamazione sia più in generale in materia di stampa e soprattutto web. Concetti essenziali espressi dalla Presidente del Senato: si debbono rivedere le norme (che sono spesso “datate e inutili”)… è anacronistico il carcere per i giornalisti (“in Italia, in punta di diritto, si arriva quasi a rischiare di più per una diffamazione che per un omicidio”)… il miglior giornalismo deve evitare il sensazionalismo… si debbono combattere le fake news… è necessario dotare i giornalisti minacciati di una “scorta mediale”… In particolare, ci ha colpito la critica della Casellati rispetto alle classifiche internazionali sulla libertà di stampa e nei media: “non ho mai dato eccessivo credito a quelle classifiche e a quei report che certificano o tentano di certificare il livello di libertà della stampa di un Paese. L’ultimo, di pochi giorni fa, colloca l’Italia al 46esimo posto nel mondo (si riferisce all’ultima edizione del report annuale di “Reporter senza frontiere – Rsf”, presentata un paio di settimane fa, n.d.r.), in ascesa di sei posizioni rispetto all’anno precedente. È un esercizio che non mi appassiona, abituata come sono a confrontarmi con le esperienze concrete”. E le “esperienze concrete” sono effettivamente state proposte nella seconda parte del convegno, moderata da un effervescente Mario Morcellini, che, pur “represso” nella sua veste istituzionale di Consigliere Agcom, non ha abbandonato la eccellente verve affabulatoria professorale (e non soltanto come decano della mediologia italiana).

Sono intervenuti, con coinvolgente pathos, due giornalisti che hanno vissuto e vivono sulla propria pelle la minaccia delle organizzazioni criminali, come Federica Angeli (giornalista de “la Repubblica”, famosa in particolare per le sue inchieste sulle dinamiche mafiose ad Ostia) e Paolo Borrometi (giornalista sotto scorta, nonché Presidente di Articolo21) ed ha portato una testimonianza personale Corinne Vella, la sorella della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, uccisa in un attentato a ottobre: tre esempi di “eroi” (giornalisti eroi, o eroi giornalisti), ed amaramente ha commentato Morcellini, citando Bertold Brecht,beato il Paese che non ha bisogno di eroi”. In particolare, gli interventi di Angeli e di Borrometi hanno toccato le corde dell’anima, per passione umana, professionale, politica che emerge dal loro impegno civile.

Rispetto alla “scorta mediale” (il sostegno dei colleghi per evitare l’isolamento e la solitudine), osserviamo che le agenzie di stampa hanno battuto decine di dispacci, in relazione all’intervento della Presidente del Senato, e soltanto poche righe hanno dedicato alle relazioni di Angeli e Borrometi: ciò la dice lunga…

Inquietanti alcuni dati proposti da Ossigeno per l’Informazione: attualmente sono oltre 30 i giornalisti italiani che vivono sotto scorta, circa 3.000 sono quelli che hanno denunciato minacce, circa 30.000 hanno subito intimidazioni…

Particolarmente interessante e stimolante la relazione di Marco Delmastro, giovane e brillante dirigente Agcom, Direttore del Servizio Economico-Statistico dell’Autorità: ha proposto alcuni risultati di una iniziativa sperimentale promossa nell’economia dell’Osservatorio Permanente sul Giornalismo (in autunno verrà presentata la terza edizione), ovvero una sorta di grande database in fase di costruzione in Agcom, che sta cercando di “quantificare” le dimensioni complessive dei flussi informativi in Italia (agenzie di stampa, testate giornalistiche, emittenti radiotelevisive, web…). Secondo questi inediti risultati, “fatto 100” il flusso complessivo di “produzione di informazione” in Italia, soltanto un 1,4 % affronta la tematica “mafia”, mentre un 4,5 % affronta la tematica “emigrazione”. Dati inediti, che ci si augura possano presto essere messi a disposizione della comunità dei giornalisti e dei ricercatori.

Key4biz” pubblica in anteprima la presentazione di Delmastro (clicca qui).

Va osservato come tre degli intervenienti (Raggi, Cardani, Morcellini) abbiano citato con enfasi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che qualche giorno fa ha sostenuto che i giornalisti difendono la nostra vita sociale dalle aggressioni. Giovedì scorso 3 maggio, Mattarella ha sostenuto che “la libertà di informazione, come attesta la nostra Costituzione, è fondamento di democrazia” (così in un messaggio inviato al Presidente dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani, Alessandro Galimberti, in occasione della XI “Giornata della Memoria dedicata ai Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo”), e più precisamente che “occorre sostenere i giornalisti perché difendono dall’aggressione la nostra vita sociale e la nostra libertà personale e familiare, attraverso l’informazione libera e corretta”.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma, Giovanni Salvi, ha rimarcato come il giornalista coraggioso sia il miglior alleato del magistrato coraggioso, ha ricordato come Catania avesse presto dimenticato un giornalista eroe come Pippo Fava dopo il suo omicidio, ha segnalato l’esigenza di ridurre il ricorso massiccio alle querele così l’esigenza di riordinare la disciplina penale del segreto professionale…

Il Professor Mario Morcellini ha auspicato “atti concreti”, per evitare che anche il convegno di questa mattina lasci il tempo che trova: l’Agcom, oltre a rinnovare il sostegno ad Ossigeno per l’Informazione, elaborerà presto proposte di rinnovamento delle normative. Ha segnalato che “non bastano gli algoritmi per calcolare la qualità dell’informazione” (ha aggiunto “la vita non è numeri ma parola”), ha denunciato come si sia “indebolito il tessuto connettivo della società, a causa di un trionfo dell’individualismo e di un messaggio rinunciatario” (ed i media in questo – Rai in primis – ha una precisa corresponsabilità). Ha colpito una sua manifestata “autocritica”: Morcellini ha sostenuto di aver creduto, anni fa, nella necessità di liberalizzare un po’ il mercato del lavoro, ma ora è convinto che la crescente e pervasiva precarizzazione abbia determinato effetti deleteri nel complessivo tessuto sociale. Efficace la battuta “sento parlar bene del lavoro precario, ma chi ne parla così ha il posto fisso…”. Ha manifestato la propria contrarietà alla logica degli algoritmi (giustappunto): “follia governativa”.

Sono intervenuti alla kermesse promossa alla Protomoteca, Alberto Spampinato, Presidente di Ossigeno per l’Informazione (ente copromotore dell’evento), Dunja Mijatović, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa (con un videomessaggio), Mehdi Benchelah, dirigente della Division of Freedom of Expression and Media Development dell’Unesco, Ricardo Gutiérrez, Segretario Generale dell’European Federation of Journalists (Efj), Fabrizio Carotti, Direttore Generale Fieg – Federazione Italiana Editori Giornali, Carlo Verna, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti.

La registrazione dell’evento sarà presto disponibile anche su RadioRadicale.

Ed è proprio la riflessione critica di Morcellini sull’“algoritmo” che ci ha riportato all’iniziativa di giovedì scorso presso l’Aamod, al quale sono intervenuti anzitutto i due copromotori, Vincenzo Vita, Presidente della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (Aamod), e Giulio De Petra, promotore della Scuola Critica del Digitale, sostenuta  dal Centro per la Riforma dello Stato e dalla Fondazione Basso (di questo progetto innovativo, abbiamo già scritto anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 24 giugno 2016, “Il digitale: se lo conosci, lo critichi”). L’iniziativa ha visto compartecipi l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Articolo 21 Liberi di, l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, il Centro per la Riforma dello Stato (Crs). Il dibattito è stato stimolato dal libro di Michele Mezza, ed ha consentito una riflessione critica veramente di alto livello: Federica Resta, brillante e simpatica dirigente dell’ufficio del Garante per la Protezione dei Dati Personali (nonché consigliere di fiducia del Presidente Antonello Soro), ha addirittura sostenuto che si sia trattato del “miglior convegno degli ultimi anni su queste materie”… Tra gli intervenuti: Marco Mele, colonna del giornalismo mediologico italiano (già inviato de “il Sole 24 Ore”), Andrea Ranieri (membro della Direzione Nazionale di Sinistra Italiana), Marzia Antenore (professoressa aggregata di Comunicazione e Ricerca Sociale a “La Sapienza” di Roma), Carmelo Caravella (Consigliere di Amministrazione di Fon.Coop – Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua nelle Imprese Cooperative), Luigi Agostini (Presidente Federconsumatori Roma e Lazio), Piero De Chiara (fino a poche settimane fa, consulente del Consigliere Agcom Antonio Nicita), Roberto Natale (giornalista Rai, già Portavoce della Past Presidente della Camera Laura Boldrini), Maria Luisa Fiorenza (docente), Giulia Rodano (già Assessore alla Cultura della Regione Lazio nella Giunta Marrazzo), Roberto Morea (Presidente di Transform! Italia), e finanche chi redige queste noterelle. Peccato non siano stati coinvolti esperti come Sergio Bellucci, Glauco Benigni, Stefania Brai, ed altri ancora, che avrebbero certamente offerto ulteriori contributi utili alla discussione critica, per lo smantellamento della “retorica del digitale”, ma anche per evitare che le argomentazioni non seriamente dialettiche producano un altrettanto deleteria… “controretorica del digitale”.

Sarà opportuno tornare su queste tematiche: qui ci limitiamo ad estrapolare alcune considerazioni di scenario. L’algoritmo non è neutrale (“non è mai neutro”, come rimarca Michele Mezza), ma appare come incarnazione sublime (demoniaca?!) dell’evoluzione più estrema del capitalismo, ovvero del neocapitalismo digitale. La lezione marxiana ci insegna che il capitalismo “paradossalmente” produce povertà crescente, ovvero sposta il valore del lavoro a favore di oligopoli sempre più ricchi e potenti, sempre più globali e transnazionali (da Facebook a Netflix). Il digitale sta producendo – anche attraverso il lavoro implicito – un processo di continua pauperizzazione, che colpisce in particolare proprio la classe che – più di altre – può proporre una lettura critica della realtà: giornalisti, ricercatori, artisti… in generale la “classe intellettuale”. Tutte le professioni intellettuali e creative stanno subendo un impoverimento, e non è certo il successo di qualche “youtuber” a poter dimostrare il contrario (vedi alla voce “retorica del digitale”). Il capitalismo digitale tende ad indebolire proprio quei lavoratori della conoscenza che possono proporre una interpretazione critica dei fenomeni in atto. L’espressione “uberizzazione della cultura” sintetizza efficacemente il processo in corso…

Le tre ore e mezza di denso dibattito meritano essere fruite da chi non ha avuto chance di partecipare all’iniziativa, e si rimanda quindi alla (come sempre utilissima) videoregistrazione a cura di RadioRadicale (clicca qui, per il link).

Va senza dubbio segnalato l’incredibile ritardo che la sinistra italiana (storica e “nuova”) registra su queste tematiche, che sono invece epocali quanto attuali: come sostiene Mezza, in Italia il dibattito arriva al massimo ai… “flipper”, espressione ironica che Michele utilizza per riferirsi alle “piccole” querelle come Telecom/Vivendi ovvero più in generale alle politiche mediali, inclusa la “piccola” polemica per la nomina da parte di Matteo Renzi, quando era Presidente del Consiglio, di Diego Piacentini (boss di Amazon), a capo delle politiche digitali del nostro Paese… Il problema è altro ed oltre, ben oltre. La partita che si sta giocando è fondamentale per il futuro delle nostre esistenze: è più intima profonda sconvolgente di ogni altra, e l’algoritmo appare come strumento pervasivo di un nuovo dominio, finora mai concretizzatosi nella storia dell’umanità…

Clicca qui, per la relazione di Marco Delmastro (Direttore Ses di Agcom), convegno dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – Ossigeno per l’Informazione “Trasparenza e libertà di informazione nello stato di diritto. Giornalisti minacciati e sistemi di protezione”, Roma, 8 maggio 2018.