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ilprincipenudo. Siae e Mibact: qualche dubbio sui bandi del progetto ‘Sillumina’

Angelo Zaccone Teodosi

Nel mentre il “mistero della convenzione Rai” permane irrisolto (e c’è chi giura che la conclusione dell’iter del disegno di legge sull’editoria formalizzerà che la scadenza della concessione attualmente prevista al 31 ottobre 2016 slitti di tre mesi, al 31 gennaio 2017), e cresce l’attesa per la conclusione dell’iter del disegno di legge sul cinema e l’audiovisivo (che ormai sembra veramente alle fasi finali, domani in Senato), una nuova notizia interessante è rientrata nell’agenda della politica culturale italiana, sabato scorso 1° ottobre 2016, con il concretizzarsi di una norma che è stata introdotta nella Legge di Stabilità 2016, ovvero con l’avvenuta pubblicazione dei bandi della Società Italiana Autori Editori (Siae) relativi al 10% del flusso economico derivante dalla cosiddetta “copia privata”, da destinare alla creatività giovanile.

La notizia è apparsa stranamente in sordina, e di fatto non abbiamo letto un articolo uno su quotidiani nazionali, ma forse la nostra rassegna stampa è stata deficitaria: oggettivamente, comunque, va osservata la stranezza della non convocazione di una conferenza stampa, e nemmeno è apparsa traccia di un comunicato stampa diramato dalla Siae…Perché questa strategia comunicazionale veramente così… “low profile”?!

Soltanto un comunicato dell’ufficio stampa del Ministero, diramato sabato mattina 1° ottobre (e non ripreso da nessuno, se non dalle agenzie), intitolato: “Franceschini. Con bando Siae sillumina cultura sostiene produzione giovani artisti”. Il comunicato ministeriale recita: “Nuovi talenti, innovazione e creatività è questo il senso di Sillumina, i cinque bandi con cui la cultura, attraverso l’importante lavoro della Siae, sostiene le produzioni dei giovani artisti anche a livello internazionale”. Le parole di Dario Franceschini sono state pronunciate in coincidenza con la messa online del sito web www.sillumina.it (di fatto una sezione del sito Siae), sul quale da sabato sono disponibili i cinque bandi, rivolti ad imprese, enti e associazioni che presentino un progetto a sostegno di autori, esecutori ed interpreti “under 35”.

Le candidature progettuali dovranno pervenire entro il 15 novembre 2016.

Tutte le attività previste dovranno essere concluse entro il 31 dicembre 2017.

I bandi riguardano il sostegno a progetti di promozione culturale e di attività culturali nelle periferie urbane; alle nuove opere; alla creazione di residenze artistiche; alla promozione internazionale dei giovani artisti; e alla traduzione di testi teatrali, romanzi, canzoni e film.

Il progetto “Sillumina” nasce dalla direttiva del Ministro in data 13 giugno 2016, in applicazione del comma 335 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità 2016, che ha previsto la distribuzione del 10% dei compensi per la “copia privata”, gestiti da Siae, in attività che favoriscano la creatività e la promozione culturale nazionale ed internazionale dei giovani.

Nella legge, in vigore dal 1° gennaio 2016, all’art. 1, comma 335, è stata infatti introdotta un’importante novità in tema di incassi Siae da “copia privata”: al fine di favorire la creatività dei giovani autori, il 10 per cento di tutti i compensi incassati, calcolato prima delle ripartizioni effettuate dalla Società italiana degli autori ed editori, ai sensi dell’art. 71-octies della Legge n. 633/1941, è destinato dalla Società, sulla base di apposito “Atto di indirizzo” annuale del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, ad attività di promozione culturale nazionale e internazionale.

Si tratta di una vicenda dalla gestazione complessa, e certamente stimolante, sulla quale non s’è finora registrata, inspiegabilmente, adeguata attenzione: ne abbiamo scritto su queste colonne nell’edizione del 19 agosto della rubrica “ilprincipenudo” (vedi “Cultura e dintorni: estate calda fra Ddl cinema, Enit, Rai e Siae”).

Riportiamo da quell’articolo il paragrafo non a caso intitolato “Lo strano caso del 10% da “copia privata” Siae per la creatività giovanile”.

In effetti, ritenevamo e riteniamo questa vicenda un “caso sintomatico” di gestione un po’ curiosa della “res publica” in materia di cultura.

Intorno a Ferragosto, rivelavamo ai nostri lettori che pochi (i frequentatori degli ovattati corridoi del “potere culturale” romano, lobbisti inclusi) sembravano infatti aver avuto notizia di quel che s’è concretizzato nelle settimane scorse, coerentemente con la previsione del comma 335 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità 2016: un 10% di tutti i compensi incassati per la cosiddetta “copia privata” deve essere destinato ad un nuovo fondo “per favorire la creatività giovanile”, gestito dalla Società Italiana Autori Editori (Siae), sulla base di un apposito “atto di indirizzo” annuale del Mibact, per attività di promozione culturale nazionale e internazionale.

Si ricorda che, convenzionalmente, con “copia privata” si intende il compenso che si applica sui supporti vergini, apparecchi di registrazione e memorie, in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore.

La questione della “copia privata” è complessa delicata e controversa, e questa testata le ha dedicato molta attenzione (vedi “Equo compenso: Nokia Italia vs Mibact, il caso alla Corte Ue” su “Key4biz” del 24 febbraio, e, più recentemente, “Copia privata, decreto Bondi incompatibile con diritto Ue?” del 4 maggio 2016). La sentenza della Corte Europea per la causa C-110/15, che vede contrapposti Nokia Italia, Hewlett Packard Italia, Telecom Italia, Samsung Italia, Fastweb, Sony, Wind… contro Mibact, Siae, Imaie, Anica, Apt… è attesa per l’autunno, e potrebbe determinare conseguenze critiche rilevanti per l’intero sistema del diritto d’autore italiano, ed ovviamente anche per la Siae, sempre più sottoposta ad un fuoco incrociato di critiche per il suo perdurante “monopolio”.

Un’interessante descrizione della posizione del Mibact sulla “copia privata” è contenuta nella risposta della Sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni, il 10 febbraio 2016, all’interrogazione n. 4-04584del senatore leghista Gian Marco Centinaio, presentata il 29 settembre 2015.

Alcuni appassionati di “dietrologia” sostengono che il Ministro Franceschini abbia a suo tempo sostenuto le tesi della Siae – consentendo dei livelli di compensi da copia privata piuttosto alti, e resistendo rispetto alla contrarietà delle lobby dell’hardware – ma pretendendo dalla Siae stessa che una parte di questi danari venisse vincolata ad una destinazione precisa, in una sorta di “do ut des”: giustappunto la stimolazione della creatività giovanile.

Altri, ancora più addentro nelle arcane dinamiche del potere, sostengono che il Ministro sia combattuto, oggi più che in passato, tra le due contrapposte opzioni: sostenere ancora il monopolio di fatto della Siae (ma costringendola ad una radicale razionalizzazione ed accelerata modernizzazione, con continui pungoli) oppure adottare una posizione liberista totale (e quindi introdurre anche in Italia un regime di assoluta concorrenza). Anche all’interno del Partito Democratico, le posizioni non sembrano univoche e sintoniche. Sulla stampa e sui media, sempre maggiore attenzione viene prestata al soggetto che si pone come “competitor” diretto Siae, qual è la piccola ma iperattiva Soundreef.

Nelle more della sentenza della Corte Europea, il 10 % della “copia privata” previsto per il 2016 dovrà pur essere assegnato: e come verrà assegnato?!

Nel silenzio dei più, il 13 giugno 2016 sul sito web della Direzione Generale Biblioteche ed Istituti Culturali (Dgbic) del Mibact, retta da Rossana Rummo, è stato pubblicato il previsto “Atto di indirizzo per la promozione culturale nazionale e internazionale dei giovani autori” ai sensi dell’articolo 1, comma 335, della legge 28 dicembre 2015, n.208”, decreto a firma del Ministro Dario Franceschini in data 28 maggio 2016.

Il decreto n. 266 è prodromico al regolamento operativo che la Siae è stata chiamata ad elaborare, pur con una qualche difficoltà, anche perché l’atto di indirizzo ministeriale impone dei vincoli piuttosto rigidi (la cui genesi logica è peraltro di ardua comprensibilità):

– il 30% delle risorse deve essere allocato a progetti culturali “nelle periferie urbane”;

– il 20% al “sostegno, creazione, produzione, edizione e fissazione” di “opere prime” in settori come “arti visive, performative e multimediali”, “teatro e danza”, “libro e lettura”, “musica”, con incomprensibile esclusione del “cinema”, e peraltro nessuna traccia dell’audiovisivo non cinematografico: perché la fiction o i videoclip musicali o la documentaristica televisiva sono esclusi, così le web serie?! Non sono anch’essi possibili strumenti di espressione della tanto esaltata… “creatività giovanile”?!

– il 20% alla creazione di “residenze artistiche” ed alla “formazione”, anche attraverso borse di studio e tirocini;

– il 20% all’“esecuzione pubblica di repertori originali in contesti “live” nazionali e internazionali” ed alla “promozione internazionale” dei giovani autori, artisti, interpreti ed esecutori;

– il 10% alla “traduzione di opere nazionali di giovani autori in altre lingue” ed alla “distribuzione all’estero delle opere nazionali di giovani autori”.

Complessivamente, si aveva ragione di stimare che questo novello fondo per la creatività giovanile possa assegnare per il 2016 risorse nell’ordine di 15 milioni di euro, ovvero giustappunto un 10% del flusso a Siae derivante da “copia privata”.

Ci si domandava, qualche settimana fa, anche in questo caso, naturale sorge il quesito: ma questa rigida ripartizione è il risultato di adeguati quanto opportuni studi scenaristici ed analisi di mercato sui bisogni e le criticità dei vari settori, oppure semplicemente il frutto di una discrezionale valutazione da parte della pubblica amministrazione con la benedizione del ministro pro tempore?!

Siae si è avvalsa – nel rapporto con il Mibact e per la stesura dei bandi – della consulenza specialistica del Cles srl (Centro di ricerche e studi sui problemi del lavoro, dell’economia e dello sviluppo), fondato da Paolo Leon, recentemente scomparso, qualificata società di consulenza specializzata presieduta da Alessandro Leon. Cles presta consulenza di “supporto per allocazione del 10% della copia privata ad attività promozionali culturali”. Ma questo incarico riguarda la “allocazione” delle risorse, ovvero il regolamento per la loro gestione, non la strategia di fondo.

Concludevamo così: potenzialmente, su questa vicenda potrebbero presto scatenarsi infuocate polemiche. Si osservava peraltro che, al 19 agosto 2016, digitando su GoogleAtto di indirizzo per la promozione culturale nazionale e internazionale dei giovani autori” emergevano soltanto 4 risultati 4, tutti riconducibili al Mibact.

Sabato 1° ottobre 2016 (a distanza di tre mesi e mezzo dal ministeriale “atto di indirizzo”), sono stati finalmente pubblicati i 5 avvisi del bando “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”, ovvero i 5 bandi, che prevedono l’assegnazione a fondo perduto di risorse così ripartite, a fronte di un totale di 6,310 milioni di euro:

– bando 1, “periferie urbane”:

1.893.000 euro (30 % del totale)

– bando 2, “nuove opere”:

1.262.000 euro (20 % del totale)

– bando 3, “residenze artistiche e formazione”:

1.262.000 euro (20 % del totale)

– bando 4, “live nazionali ed internazionali e promozione internazionale”:

1.262.000 euro (20 % del totale)

– bando 5, “traduzione e distribuzione all’estero”:

631.000 euro (10 % del totale).

In funzione dei diversi bandi, sono previste assegnazioni che possono oscillare tra tetti massimi di 10.000 e 50.550 euro per ogni singolo progetto sostenuto.

Le risorse finanziarie che Siae mette a disposizione, poco più di 6,3 milioni di euro, sono inferiori a quel che si prevedeva, ma si tratta verosimilmente di una prima “tranche”: in effetti, in uno dei paragrafi dei bandi (“Condizioni generali, liberatoria di utilizzo e privacy”), si legge che “è facoltà Siae integrare le risorse finanziarie del presente bando con ulteriori risorse che si rendessero disponibili”.

Si legge nel bilancio Siae (pag. 56 del Rendiconto di Gestione al 31 dicembre 2015): “La raccolta del settore Copia Privata Audio e Video ammonta a complessivi 129,7 milioni contro 77,9 milioni del 2014, con un incremento del 66,2 % (+ 51,7 milioni). L’aumento degli incassi è attribuibile al cambio tariffario, che ha interessato alcuni prodotti assoggettati al compenso di cui al Decreto Ministeriale del 20.06.2014, e alla costante attività di auditing. Siae ha contratto i tempi di ripartizione e, nonostante il raddoppio degli incassi, ha ridotto l’entità del rimborso spese di oltre 1 milione, rispetto al 2014. Il settore risulta molto turbolento in relazione all’attesa decisione della Corte di Giustizia Europea in materia di esenzioni per usi professionali”.

Il 10% previsto dalla legge su quale cifra verrà effettivamente calcolato, dovendo evidentemente fare riferimento, peraltro, al rendiconto dell’esercizio 2016?! La questione appare complessa e controversa.

I bandi sono strutturati in modo complessivamente preciso: evidentemente, Cles e Siae hanno guardato ai modelli più evoluti, e s’ode l’eco della modulistica utilizzata dal Mibact, sia da parte della Direzione Cinema sia da parte della Direzione Generale Spettacolo dal Vivo, sebbene si tratti di una procedura anomala, a metà tra la logica del Testo Unico degli Appalti e la contrattualistica privatistica. È in agguato anche qui un… algoritmo?!

In effetti, Siae resta un ircocervo, pubblica e privata al tempo stesso, allorquando invece un soggetto come Rai risponde ormai completamente e totalmente alla logica delle pubbliche “stazioni appaltanti”. Nel bando Siae, non a caso viene richiamato a chiare lettere che “l’attività di Siae resta regolata dalle norme di diritto privato”, e si precisa: “ai sensi di quanto previsto dall’Atto di Indirizzo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (rep. Decreti 26.05.2016 n. 266) e dall’art. 1, comma 2, della Legge 9 gennaio 2008, n. 2”.

La selezione dei progetti sarà curata da apposita “commissione di valutazione”, di cui, nei bandi pubblicati sabato scorso, nulla viene previsto rispetto alla composizione: pur trattandosi di norme “di diritto privato”, Siae non ritiene opportuno almeno darne pubblica notizia, in nome della sacrosanta trasparenza?!

È comunque prevista la chance di richieste di chiarimento, sebbene con una tempistica che appare un po’ accelerata e stretta: i bandi son stati pubblicati il 1° ottobre, e le richieste possono essere inoltrate entro il 14 ottobre (due settimane soltanto dalla pubblicazione dei bandi), con risposte Siae che vengono annunciate entro il 21 ottobre, fermo restando il termine di scadenza, per la presentazione, del 15 novembre 2016.

Torneremo presto sui bandi, con analisi accurata e dettagliata: da una prima lettura critica, emerge un rilievo che riteniamo importante quanto grave.

Tutti i bandi prevedono infatti, tra i requisiti “sine qua non”, che il soggetto proponente abbia “personalità giuridica”.

Tutti coloro che operano nel settore culturale italiano hanno piena coscienza che sono attivi (e capaci e pugnaci) migliaia e migliaia di imprenditori, operatori ed organizzatori culturali che lavorano con serietà ed impegno attraverso la forma della “associazione culturale” (cui la stessa Commissione Europea assegna dignità di impresa).

Però la quasi totalità delle associazioni culturali italiane, soprattutto quelle più giovani, non dispongono di “personalità giuridica”.

La “personalità giuridica” di un’associazione si acquisisce infatti attraverso il cosiddetto “riconoscimento”, che avviene a seguito dell’approvazione di un’istanza che l’associazione deve presentare all’autorità competente, ed a seguito dell’iscrizione nel “Registro delle Persone Giuridiche”, istituito presso le Prefetture (e tenuto sotto la sorveglianza del Prefetto). Le associazioni con personalità giuridica (le “associazioni culturali riconosciute”) sono organismi dotati di autonomia patrimoniale perfetta: l’acquisizione della personalità giuridica implica infatti l’acquisizione della piena autonomia dell’organismo rispetto agli associati sia nei confronti dei soci stessi, che di terzi estranei (esattamente come avviene con le società di capitali, siano s.r.l. ovvero s.p.a.).

Esistono in Italia e sono attive migliaia e migliaia di eccellenti “associazioni culturali non riconosciute”, che rappresentano sia la spina dorsale sia il tessuto diffuso dell’industria creativa nazionale, e d’altronde va ricordato che rientrano nella forma della “associazione non riconosciuta” anche soggetti come i partiti politici ed i sindacati!

Si segnala che nemmeno i bandi ministeriali (Mibact in primis) prevedono come condizione essenziale la “personalità giuridica”! Prevedono semmai che i soggetti proponenti siano costituiti di fronte a pubblico notaro, che è requisito evidentemente ben meno complesso.

Perché la Siae ha ritenuto di introdurre questo elemento vincolante e discriminante???

Ne deriva che i bandi della Siae, che vogliono essere – nelle intenzioni dei promotori e certamente del Ministro – aperti e rivolti soprattutto ai giovani pongono un paletto formale (ma anche sostanziale) che è incredibile: una sorta di clamorosa quanto sconcertante contraddizione interna.

Torneremo presto su queste colonne, con una più approfondita analisi critica dei bandi Siae del progetto “Sillumina”. L’iniziativa è senza dubbio commendevole, ma una qualche criticità emerge, almeno ad una prima lettura.

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