Le iniziative

#ilprincipenudo. Cda Rai ancora nelle nebbie e cinema alla ricerca di un rilancio in sala

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L’Usigrai ha promosso una iniziativa di confronto pubblico tra i candidati al Cda della Rai, mentre le associazioni del settore cinema lanciano il progetto di promozione “#Soloalcinema”.

Due iniziative interessanti meritano essere segnalate, per chi segue il settore mediale italiano con particolare attenzione all’audiovisivo (accantonando la presentazione della relazione annuale di Auditel o la notizia assurda di Rai che ha querelato Fedez per le sue dichiarazioni contro le presunte censure subite in occasione del Concertone del 1° maggio): ieri, l’Usigrai ovvero il sindacato dei giornalisti Rai ha annunciato l’intenzione di mettere a disposizione il proprio canale YouTube per consentire ai candidati al prossimo consiglio di amministrazione di spiegare la propria idea di televisione pubblica; questa mattina, le principali associazioni del settore cinematografico italiano – Anicaed Anec in primis – hanno presentato una nuova iniziativa di promozione del consumo di immagini nei cinematografi, dopo la lunga chiusura determinata dai provvedimenti governativi contro la pandemia.

Esiste un nesso tra le due iniziative? No, se non indirettamente, perché entrambe intervengono in aree critiche del sistema audiovisivo nazionale: un servizio pubblico alla deriva ed un sistema “theatrical” che arranca.

Usigrai: rompiano noi “il silenzio” sul prossimo cda Rai

Procediamo con ordine: ieri pomeriggio Usigrai ha annunciato di mettere il proprio canale YouTube (peraltro ancora non online) a disposizione di tutte le candidate e i candidati al Cda della Rai, con un comunicato stampa intitolato “Il silenzio lo rompiamo noi”.

Usigrai si riferisce al silenzio, totale, che abbiamo denunciato più volte anche su queste colonne: sono stati pubblicati, sui siti web di Camera e Senato i curricula dei 191 italiani che hanno deciso di candidarsi per i 4 posti di consigliere di amministrazione della Rai, ma nessuno – a livello istituzionale – ha ritenuto di promuovere una pur minima iniziativa di analisi comparativa.

Non l’hanno fatto gli uffici di presidenza della Camera e del Senato (ovvero Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati), non l’ha fatto la Commissione parlamentare di Vigilanza della Rai (ovvero Alberto Barachini). Non l’ha invocato nessun parlamentare, deputato o senatore che sia (dicesi: nessuno!). Incredibile, ma vero.

Quindi come non plaudire all’iniziativa eccentrica di Usigrai?! Scrive il sindacato dei giornalisti Rai nel comunicato “avevamo chiesto a Camera e Senato di convocare una seduta per discutere dei fini e della missione della Rai prima di decidere chi eleggere il Cda. E avevamo chiesto anche di trovare un modo per un confronto reale tra candidati, in modo da rendere chiare le ragioni delle scelte che verranno poi fatte. Ma ad oggi nulla di tutto questo è stato programmato. E allora abbiamo deciso di aprirlo noi il confronto”.

Usigrai ha messo da ieri a disposizione di tutte le candidate e i candidati al Cda della Rai, sia della Camera che del Senato il proprio canale: “possono contattarci all’indirizzo usigrai@rai.it. Siamo disponibili a pubblicare video di massimo 5 minuti ciascuno, con il quale ogni candidato che vorrà potrà spiegare le ragioni della sua candidatura e la sua idea di Rai”.

È veramente incredibile che debba essere un soggetto come Usigrai a fungere da supplente rispetto ad una procedura che dovrebbe essere curata al meglio dalle istituzioni. E si ha anche memoria che lo stesso Presidente della Camera Roberto Fico, anni fa, perorava l’esigenza di una qualche procedura di comparazione tra i candidati. Deve essersene dimenticato, chiamato a superiori impegni…

Peraltro, mentre continua il toto-nomine, nessuno stimola un vero confronto tra le possibili “idee di Rai”: un qualche segnale di attività (attivismo) emerge, ma curiosamente si tratta di iniziative che non sembrano suscitare grande interesse, dato che i risultati di “audience” sono veramente modesti (poche decine di persone i partecipanti ai webinar, peraltro quasi sempre promossi senza adeguata comunicazione).

Seminario dei 3 sindacati (Cgil, Cisl, Uil), “La riforma strutturale della Rai”: convergenza con l’“Appello dei 120”…

Abbiamo già segnalato la semi-clandestina iniziativa organizzata da Articolo Uno il 7 maggio maggio, quella promossa da Articolo21 il 18 maggio “#La nostra Rai – Liberiamo la Rai dai partiti” (vedi “Key4biz” di venerdì scorso 21 maggio, “CdA Rai, il silenzio avvolge i giochi della partitocrazia. Chi approverà i palinsesti Rai autunnali?”), e ieri lunedì 24 maggio c’è stato un altro webinar (su Zoom), promosso dai tre maggiori sindacati ovvero Cgil (Slc) e Cisl (Fistel) e Uil (Uilcom), dal titolo impegnativo “La riforma strutturale della Rai”, e dal sottotitolo non meno significativo (almeno nelle intenzioni) ovvero “Incontro tra Sindacato e Società Civile”. La videoregistrazione dell’incontro non è ancora disponibile su web.

Premesso che si osserva come queste iniziative non siano quasi mai raccordate tra loro (anzi, talvolta si insinua il dubbio che i relatori vengano cooptati anche sulle base di reciproche “conventio ad excludendum”, come spesso avviene nelle frammentazioni tipiche della cultura della sinistra italiana), ancora una volta… pochi i partecipanti, e nulla di particolarmente innovativo: moderato da Stefano Balassone (già membro del Cda Rai, studioso di politica dei media ed editorialista del quotidiano “Domani”), l’incontro ha registrato interventi di sindacalisti come Riccardo Saccone (Segretario nazionale Slc) e Paolo Gallo (Segretario nazionale della Fistel)… In verità, ci è parsa un po’ fragile la rappresentanza della cosiddetta “società civile”, perché limitata ad Otello Onorato (Presidente dell’Associazione Dirigenti Pensionati Rai, Adprai), a Giancarlo Leone (Presidente dell’Associazione dei Produttori Audiovisivi, Apa), a Patrizio Rossano (già promotore, insieme a Marco Mele, del “think tank” denominato “Visioni 2030”, che è stato sostenuto a suo tempo anche da Agcom, ma si è poi purtroppo sciolto), a Celestino Spada (per l’associazione Economia della Cultura); l’Appello “dei 120” è stato rappresentato da Andrea Melodia

L’obiettivo dell’iniziativa è stato rappresentato giustappunto dalla possibile convergenza tra l’“Appello a Parlamento e Governo” per una possibile iniziativa che ridefinisca l’orizzonte strategico della Rai, pubblicato l’11 maggio e firmato da 120 intellettuali, accademici, ed ex manager della Rai, ed il documento a firma congiunta dei 3 sindacati, reso noto il 12 maggio, intitolato “Rinnovo del cda Rai? La vera sfida è adottare un modello di governance funzionale alla digitalizzazione del Paese”…

I due documenti sono in effetti accomunati dalla volontà di pensare ad una Rai futura non soltanto in termini di mera riforma della “governance” (è questo il tema che sembra appassionare i partiti), ma di ruolo nella società italiana dei prossimi anni, a cavallo tra post-pandemia e presunta “manna” che arriverà dal “Recovery Plan” (si segnala en passant che non c’è… traccia di Rai nel “Pnrr”, e già questo dovrebbe stimolare una riflessione).

Perché queste iniziative di riflessione critica sulla Rai non hanno ricaduta mediale?

Va segnalato (lamentato) che queste iniziative – l’Appello dei 120 ed il documento della triade sindacale – non hanno registrato alcuna ricaduta mediatica, e qualcuno, ieri pomeriggio, in occasione del webinar, si domandava onestamente le ragioni di questo disinteresse mediatico totale

Si tratta di documenti stimolanti e di prese di posizione interessanti, che però sembrano lasciare il tempo che trovano, oppure di dotti conversari che finiscono per ricordare le chiacchiere di “4 amici al bar”: male, certamente, non fanno, ma non provocano un dibattito ampio, esteso, plurale.

Perché? Forse perché purtroppo “il sistema della politica”, nella sua dimensione attuale, è chiuso in sé stesso, ed i partiti non colgono questi stimoli, che vengano dalla società civile o dai sindacati.

La capacità, poi, dei sindacati italiani di comunicare in modo adeguato alle sfide del sistema digitale (“social media” in primis) tende a zero, e quindi non ci si deve stupire se queste iniziative vengono completamente ignorate sia dai media “mainstream” sia dal web.

Triste a dirsi, ma questa è la nuda verità: è un dato di fatto che le uniche testate giornalistiche che mostrano una qualche attenzione a queste commendevoli iniziative sono giustappunto “Key4biz” e “Prima Comunicazione”…

Stupisce peraltro che ieri i rappresentanti della Cgil abbiano completamente ignorato che lo stesso sindacato aveva promosso nel novembre dell’anno scorso un convegno (vedi “Key4biz” del 20 novembre 2020, “Rai, la Cgil apre il laboratorio per la riforma del servizio pubblico”), in occasione del quale lo stesso Segretario generale Maurizio Landini aveva annunciato l’apertura di un “laboratorio Cgil” sulla Rai, che incomprensibilmente non ha avuto seguito: misteri delle logiche infra-sindacali…

Oggi in Commissione Lavori Pubblici, Comunicazioni del Senato della Repubblica è previsto l’incardinamento della riforma della Rai, in sede redigente.

Sulla carta, si tratta di un passaggio fondamentale per avviare quel cambiamento che il servizio pubblico non può più aspettare.

Attendiamo l’esito della riunione, ma temiamo che nessuno dei partiti abbia un reale interesse a modificare l’assetto attuale del sistema: Viale Mazzini attualmente “dipende” dal sistema partitocratico, e perché “il sistema” (per parafrasare Luca Palamara) dovrebbe avere un reale interesse ad avviare processi di autocritica?

Esattamente per le stesse ragioni per le quali né il Presidente di Camera e Senato né esponenti dei partiti politici non hanno ritenuto di avviare una procedura comparativa per l’elezione dei componenti del Cda.

Prevale conservazione, difesa dell’esistente, e temiamo si rinnoverà stagnazione. Ieri, Stefano Balassone ha auspicato che non ci si vada a ritrovare degli “zombie”, nel prossimo Cda Rai. Auguriamocelo veramente.

Auguriamoci di non essere pessimisti.

#soloalcinema: un’iniziativa per la promozione del cinema in sala, dopo le chiusure per la pandemia

Si è svolta questa mattina la conferenza stampa di presentazione del progetto “#soloalcinema” che raccoglie al suo interno l’insieme delle iniziative in programma per il rilancio del cinema, con l’impegno comune di tutte le maggiori associazioni di categoria: l’iniziativa è stata presentata al cinema The Space di Roma.

Si tratta di un progetto dell’intera “filiera” del cinema italiano, che intende agire in maniera unitaria e organica, dopo aver svolto nei mesi passati alcuni confronti per individuare idee e nuove proposte con l’obiettivo di far tornare il pubblico in sala e abbracciare nuove generazioni di spettatori.

La valorizzazione dell’esperienza condivisa ed emotiva, che lo spettatore vive esclusivamente nella sala cinematografica, e che lo spinge a riappropriarsi finalmente di un momento di eccezionale qualità nel suo tempo libero al di fuori delle mura domestiche, sono al centro di tutto il progetto “#soloalcinema”.  

Il progetto vedrà la sua prima importante fase nel corso dell’estate, per poi proseguire durante l’autunno fino alla stagione natalizia.  

Partendo dalla serata dei “David di Donatello”, passando per le sinergie messe a punto con i “media partner” che intendono sostenere il ritorno in sala con iniziative e attività dedicate, arrivando al “Festival di Taormina”, alle “Notti Bianche del Cinema”, ai “CinemaDays” con uscite di rilievo durante l’estate, alle “Giornate Professionali di Cinè” a Riccione, alla “Mostra Internazionale del Cinema” di Venezia, alla “Festa del Cinema” di Roma e con le iniziative che sono destinate a moltiplicarsi e arricchirsi man mano durante tutto l’arco di tempo da oggi fino a dicembre 2021.

Il portavoce di #soloalcinema Gabriele D’Andrea ha esposto la struttura del progetto, che è stato concepito da un gruppo di lavoro interassociativo: “#soloalcinema è un progetto originale, inclusivo, unitario, un contenitore di idee e proposte, un laboratorio di creatività e azioni di marketing e comunicazione, che è nato in questi mesi di chiusura dei cinema e che oggi prende il via per concludere il suo primo ciclo di lavori a Natale prossimo”.

Spot con la voce narrante (sognante) di Monica Bellucci, “Ricordi di una vita”

Uno degli strumenti di promozione del progetto è rappresentato da uno spot dedicato: un precedente spot, dal titolo “Emozioni”, era stato lanciato a dicembre scorso, ed aveva cercato di tenere un filo del rapporto tra la sala cinematografica e i suoi spettatori in un momento iconico come il Natale, ed ora torna a ravvivarlo attraverso lo spot “Ricordi di una vita”, con la voce narrante di Monica Bellucci (carino, anche se il titolo dello spot ci sembra un po’… “passatista”). Mostrato in anteprima durante la serata dei “David di Donatello” (trasmessa l’11 maggio scorso in diretta su Rai 1), inizia da oggi la sua circolazione su alcuni media italiani. Seguirà durante l’estate il nuovo spot “All Star”, in cui, per la prima volta insieme, alcuni dei volti più celebri e più amati tra le attrici e gli attori italiani si faranno sorprendere dentro una sala cinematografica, questa volta nei panni di quelle persone che normalmente lavorano al loro interno (alla cassa, allo strappo dei biglietti, alla vendita dei gelati…) e saranno insieme al pubblico a godersi la ritrovata emozione di vedere un film sul grande schermo. Per presentare lo spot “All Star” e ricordare l’impegno anche di tutto il gruppo degli interpreti italiani, era presente in conferenza l’attore Pierfrancesco Favino.

Nel segno della ripresa, tutti i cinema italiani ovviamente saranno coinvolti proiettando i video di “#soloalcinema” ed accogliendo i grandi film che in uscita nei prossimi mesi: da “Crudelia” per arrivare a “Dune”, passando per film italiani di registi come Salvatores (“Comedians”, in sala dal 10 giugno) e Cupellini (“La terra dei figli”, in uscita il 1° luglio) e grandi “franchise” americani come “Fast & Furious”, “Black Widow”, “Suicide Squad”, “I Croods”, “Hotel Transylvania”…

Dopo un saluto del Ministero della Cultura Dario Franceschini, sono intervenuti alla presentazione il Presidente dell’Anica Francesco Rutelli, il Presidente della Sezione Distributori Italiani (Anica) Luigi Lonigro, ilPresidente della Sezione Produttori (Anica) Francesca Cima, il Presidente Anec (Agis) Mario Lorini

Oltre ad Anica, Anec, Accademia del Cinema Italiano (David di Donatello), Alice nella Città, queste le associazioni che sostengono “#soloalcinema”: Cna Cinema (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa), Ueci (Unione Esercenti Cinematografici Italiani), Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), Fice (Federazione Italiana Cinema d’Essai). Tra i partner ufficiali del progetto Rds 100 % Grandi Successi e Campari.

È stato ricordato che si può stimare, per il 2020, una perdita del 85 % per il “box office”, che, in un anno normale, è di circa 600 milioni di euro: dunque, si può calcolare una perdita di ameno 450 milioni, un danno rilevantissimo…

Qual è il budget dell’iniziativa “#soloalcinema”? Chi la finanzia concretamente? E stimola la fruizione di cinema italiano?

L’iniziativa è senza dubbio commendevole, ma qualche perplessità emerge.

Non è stato rivelato né l’entità del budget né chi la finanzia: sovvenzione ministeriale o autofinanziamento da parte delle associazioni imprenditoriali?!

Un progetto che voglia realmente stimolare la ripresa del consumo di cinema in sala deve essere dotato di un budget adeguato, nell’ordine di almeno 20 milioni di euro: insomma, non basta la buona volontà delle associazioni di settore e di qualche “media partner” (peraltro, in tutta l’iniziativa “#soloalcinema, la Rai non è mai stata citata, e questo già la dice lunga sul deficit di respiro strategico) …

La presentazione di “#soloalcinema” avviene nello stesso giorno in cui il Ministro Dario Franceschini ha firmato il decreto che destina 40 milioni alle sale, ultimo di una serie di provvedimenti per sostenere il cinema durante la pandemia, portando il totale delle risorse straordinarie finora stanziate a oltre 275 milioni. Una vera manna assistenzialista, commenterebbero verosimilmente gli iper-liberisti della Fondazione Istituto Bruno Leoni (Ibl)…

A quanto ammontano le risorse per la promozione del cinema in sala, rispetto a questo impressionante budget?!

Ricordiamo quel che abbiamo sostenuto da anni, anche su queste colonne: non ha molto senso stimolare l’incremento della produzione di lungometraggi, se buona parte di essi finiscono per nemmeno vedere la luce (il buio) della sala cinematografica.

Ormai lo Stato italiano consente la produzione di circa 200 (duecento!) lungometraggi all’anno, ma di gran parte di essi si perde traccia e memoria: non vengono proiettati nei cinema, non vengono trasmessi dalla tv e talvolta non vengono nemmeno offerti nelle “library” delle piattaforme web.

Senza adeguata promozione, senza una massiccia campagna di promozione del cinema “made in Italy”, questo è il loro triste destino…

Si ha memoria di un progetto, molto enfatizzato dalle associazioni di settore, qual è stato “Moviement”, che ha raggiunto risultati ritenuti soddisfacenti (almeno dai più), per la ripresa del consumo di cinema in sala durante la stagione estiva: quel progetto era dotato di un finanziamento nell’ordine di qualche milione di euro (vedi “Key4biz” del 3 maggio 2019, “Moviement, il progetto speciale del Mibac ha un budget complessivo di 5,5 milioni”), una dotazione budget comunque inadeguato rispetto alle sfide che voleva affrontare, ovvero far tornare gli italiani nei cinematografi anche durante la stagione estiva. E comunque quel progetto andò soprattutto a beneficio dei “blockbuster” americani, non esattamente a favore dell’immaginario italiano.

L’iniziativa presentata questa mattina appare stimolante nelle intenzioni, ma si spera non rientri nelle frequenti dinamiche italiche delle “nozze coi fichi secchi”. Serve un budget adeguato, e una strategia di marketing ambiziosa, per riportare gli italiani al cinema.

E soprattutto per stimolarli ad andare a vedere cinema italiano.