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CdA Rai, il silenzio avvolge i giochi della partitocrazia. Chi approverà i palinsesti Rai autunnali?

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Nessuna occasione di dibattito pubblico, il toto-nomine appassiona alcuni giornalisti, ma non viene avviata una procedura minimamente comparativa.

Intorno al prossimo Consiglio di Amministrazione della Rai Radiotelevisione italiana spa, di imminente formazione, si osserva una cappa di deprimente silenzio: dibattito pubblico tendente a zero, sia a livello istituzionale (Governo) sia partitico (Camera e Senato).

La stampa ed i media “mainstream” si appassionano al toto-nomine delle due figure apicali, che sono senza dubbio l’Amministratore Delegato (anche in funzione dei “super poteri” che gli son stati concessi dalla legge di riforma della “governance” che reca il nome di Matteo Renzi) ed il Presidente (che ha una funzione meno operativa, e più di indirizzo “politico” strategico).

Sul resto, silenzio totale.

Nessuno che abbia promosso una iniziativa di pubblico confronto tra i candidati, come sarebbe naturale fare se si volesse veramente procedere con una pur minima logica comparativa.

I Presidenti di Camera e Senato hanno finora ignorato le voci della società civile che pure chiederebbero un confronto pubblico, un minimo di confronto pubblico.

Alcuni prevedono – crediamo ottimisticamente – che il prossimo Cda Rai possa insediarsi per metà giugno. Sicuramente sarà in carica entro fine giugno.

L’Assemblea dei Soci (Ministero dell’Economia e Società Italiana Autori Editori – Siae) è stata chiamata a riunirsi l’8 giugno in prima convocazione ed il 14 giugno in seconda. 

La notizia della convocazione dell’Assemblea Rai è stata anticipata il 18 maggio dal Segretario del sindacato dei giornalisti Rai Usigrai, Vittorio Trapani, il quale, in quella occasione (indicando per primo la data dell’8 giugno, notizia rilanciata da “Il Sole 24 Ore” il 19 maggio), ha sostenuto: “quindi il nuovo CdA deve essere nominato entro quella data… Palazzo Chigi, Senato e Montecitorio dovranno essere convocati prima”.

In verità, per ora l’unica “data certa” sembra essere quella di lunedì 7 giugno, giorno nel quale verrà eletto il rappresentante dei dipendenti Rai.

Chi approverà i palinsesti Rai autunnali?!

Secondo alcune voci (rilanciate ieri sera dall’agenzia stampa LaPresse), il Consiglio di Amministrazione in carica sarebbe in dubbio se procedere all’approvazione dei “palinsesti autunnali” della Rai, o lasciare la palla (la patata bollente) ai successori. 

La scorsa settimana (giovedì 13 maggio), al settimo piano i palinsesti sono stati visionati e illustrati dai direttori di rete: per la presentazione, prevista all’inizio di luglio, manca la delibera di approvazione del CdA. 

Chi chiede il rinvio, fa notare la non opportunità di lasciare le decisioni sulla prossima stagione a un consiglio di amministrazione praticamente arrivato al termine. Questa tesi è stata sostenuta, da settimane, in modo roboante (come suo stile) dall’esponente di Italia Viva, il deputato Michele Anzaldi.

D’altro campo, viene spiegato che il lavoro in effetti è stato già effettuato, ed il nuovo CdA si troverebbe, appena insediato, ad approvare scelte di altri, a meno di non rivederle (ma con quale knowhow e cognizione di causa) e causare però notevoli ritardi (con conseguenze negative anche per gli investimenti pubblicitari).

Nuova “governance” Rai: proposta di Italia Viva

Nel mentre, il dibattito sulla riforma della Rai sembra registrare una curiosa accelerazione: il 15 maggio, Italia Viva ha richiesto una nuova governance della Rai, con una Fondazione avente funzioni di indirizzo e con una struttura improntata all’autonomia dalla politica. Così propone il disegno di legge di riforma da Italia Viva in Senato, su un lavoro di Michele Anzaldi, che aveva presentato un testo alla Camera ad inizio legislatura e a quello della senatrice Silvia Vono. Nel ddl, la composizione del CdA diverrebbe tale da garantire una maggioranza imparziale e sganciata dalla politica, tenendo conto nelle nomine del principio inderogabile della parità di genere. Nella “mission” della nuova Fondazione, rientrerebbero la promozione della libera espressione delle opinioni e la garanzia dell’accesso ai soggetti politici e sociali, la produzione autonoma di contenuti, lo sviluppo della multimedialità, la qualità tecnica dei servizi e un alto livello di audience; la diffusione dei princìpi costituzionali, la tutela del più ampio pluralismo informativo; la valorizzazione della lingua e della cultura italiana; la crescita del senso di appartenenza dei cittadini italiani all’Unione Europea… Commentando l’iniziativa, il capogruppo dei senatori di Iv Davide Faraone, ha sostenuto: “la governance della Rai va azzerata subito per ripartire con una riforma seria che sganci la tv pubblica dai veti della politica”.

Oggi pomeriggio la versione web del mensile “Prima Comunicazione” ha confermato la notizia che aveva anticipato ieri, anzi ha pubblicato in anteprima un qualche linea-guida del testo della proposta di riforma della Rai che è stata elaborata da Forza Italia.

Anche Forza Italia presenta una proposta di legge di riforma Rai

È stato infatti appena depositato un disegno di legge di riforma della Rai (Atto Senato n. 2225 “Modifica al Testo unico dei servizi media audiovisivi’) a firma di Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, e del presidente della Commissione di Vigilanza Alberto Barachini.

Per quanto riguarda la “governance” Rai, non ci sono grandi cambiamenti se non per il dettaglio molto rilevante che l’Amministratore Delegato – secondo la legge vigente nominato dal Governo e dal Ministero del Tesoro – dovrà passare, come avviene oggi per il Presidente, al vaglio della Commissione di Vigilanza. Così il Parlamento avrà ancora più potere di decisione sul servizio pubblico, con il rischio – paradossalmente – di una maggiore lottizzazione.

L’ipotesi di affidare la Rai a una Fondazione – su cui si esercita il dibattito politico e che piace al Pd e ai 5 Stelle (ma non ad Articolo Uno) – non seduce Forza Italia anche perché, sottolineano dal gruppo, tutte le sentenze della Corte Costituzionale segnalano che col sistema italiano la Rai ha un “legame costituzionale” con il Parlamento.  

Il passaggio forse più importante della proposta di Fi riguarda le risorse su cui potrà contare la televisione pubblica. Alla Rai, verrebbe applicato tutto l’“extragettito” del canone attualmente discrezionale, ma a fronte di questo l’azienda dovrà fornire una rigorosa contabilità separata (non come quella attuale, ritenuta da molti piuttosto approssimativa) con relazioni chiare sull’impiego delle risorse del canone e delle risorse della pubblicità…

Torneremo presto su questi temi.

L’iter formale inizia il 25 maggio in Commissione Lavori Pubblici e Comunicazione in Senato

Per martedì 25 maggio, è comunque calendarizzato l’avvio formale dei lavori sul tema “riforma”, in Commissione Lavori Pubblici e Comunicazione a Palazzo Madama.

Da segnalare che martedì scorso 18 maggio, la Commissione parlamentare per l’Indirizzo generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi ha svolto l’audizione, in videoconferenza, del Direttore Generale dell’European Broadcasting Union (Ebu), Noel Curran, nell’ambito dell’annunciata “indagine conoscitiva” sui modelli di governance e sul ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivo.

Ci si domanda che ricadute concrete avrà la commendevole iniziativa intrapresa dal Presidente Alberto Barachini (Forza Italia), dato che le forze politiche sembrano appassionarsi soltanto dei “nomi” piuttosto che dei “progetti”…

Articolo21: “Silenzio sulla Rai

Da segnalare anche che sabato 15 maggio, è intervenuta su queste tematiche l’associazione Articolo21: “della Rai, apparentemente, si parla tutti i giorni: polemiche che infiammano per 24 ore il dibattito politico e si spengono con la facilità con cui si sono accese. Ma sotto la superficie della lite continua non c’è un solo luogo politico-istituzionale dove la discussione tocchi il punto vero che oggi va messo all’ordine del giorno: quale ruolo spetti al servizio pubblico nell’Italia e nell’Europa alle prese con l’uscita della pandemia, con il Next Generation Eu, con una transizione che dovrebbe incidere sui modelli economici, sociali, culturali. Silenzio”. 

L’associazione ha promosso un dibattito, che si è tenuto martedì scorso 18 maggio (semi-clandestino…), lamentando “un silenzio più che idoneo a non disturbare la scelta imminente sul prossimo vertice aziendale: il totonomine si intensifica, ma le candidature fioccano slegate da qualsiasi progetto sui compiti della Rai”. Articolo 21 ha chiesto che la discussione sui prossimi assetti acquisti trasparenza e renda chiari i programmi di chi vuole insediarsi a Viale Mazzini. Come hanno chiesto i dipendenti e le dipendenti Rai, che nei giorni scorsi hanno manifestato davanti alle sedi, come è tornato a chiedere il sindacato dei giornalisti ieri 20 maggio a Montecitorio. 

Anche questa iniziativa ha registrato una ricaduta mediale modesta, anzi quasi nulla, esattamente come avvenuto in occasione del convegno (semi-clandestino) organizzato da Articolo Uno venerdì 7 maggio, che pure siamo stati tra i pochissimi a segnalare (vedi “Key4biz” dell’11 maggio 2021, “Cda Rai, Draghi si affida ai cacciatori di teste di Egon Zehnder per Presidente e Ad?”). Risultato simile (ricaduta tendente a zero) ha registrato l’appello promosso venerdì 7 maggio da un’eletta schiera di 119 intellettuali, accademici, manager con esperienze a Viale Mazzini, che ha suscitato una qualche attenzione soltanto da parte del quotidiano della Cei “Avvenire”.

Insomma, prevale su tutto una cappa di silenzio. E non è un bell’esercizio di democrazia.