La Commissione Europea aveva promesso un “regime unico” per semplificare la vita alle startup europee, consentendo loro di crescere più facilmente. Ma l’ambizioso progetto si sta trasformando in un incubo burocratico: al posto di una norma valida per tutti, si rischia di ottenere 27 diverse versioni nazionali.
Un piano nato per unire…
Nel 2023, la presidente Ursula von der Leyen aveva annunciato l’intenzione di creare uno status giuridico europeo per le startup, noto anche come “28º regime”, per superare la frammentazione normativa in settori chiave come:
- Diritto societario
- Procedure di insolvenza
- Diritto del lavoro
- Regime fiscale
L’obiettivo era semplificare le regole per competere meglio con startup statunitensi e cinesi.
… ma che potrebbe moltiplicare la confusione
Tuttavia, la Commissione sta valutando di proporre una direttiva, e non un regolamento. Questo cambiamento tecnico è cruciale:
- Un regolamento si applica direttamente in tutti gli Stati membri
- Una direttiva deve essere recepita nei singoli ordinamenti, con margini di interpretazione
Le associazioni di startup europee, tra cui EU Inc, Allied for Startups e European Startup Network, parlano di proposta “fondamentalmente sbagliata” e addirittura “folle”.
Startup in rivolta: “Così si peggiora la situazione”
Secondo i fondatori di EU Inc, la direttiva rischia di creare 27 versioni diverse di una stessa norma, aumentando la complessità invece di ridurla. Le associazioni temono che il risultato finale sia un sistema più frammentato dell’attuale.
Un ulteriore timore riguarda il percorso legislativo: quando la proposta sarà discussa dal Parlamento e dal Consiglio, potrebbero essere introdotti nuovi vincoli e compromessi politici.
Tensioni anche dentro la Commissione
La scelta tra regolamento e direttiva ha aperto divisioni anche all’interno della Commissione Europea.
- La Commissaria per le Startup Ekaterina Zaharieva sarebbe favorevole a un regolamento.
- Altri funzionari sostengono che una direttiva potrebbe essere più accettabile per gli Stati membri, in quanto lascia spazio all’adattamento nazionale.
Tuttavia, alcuni rappresentanti del settore startup avvertono che l’attuale bozza manca di ambizione.
Il Parlamento comincia a muoversi
A metà luglio, la commissione affari giuridici del Parlamento ha discusso una relazione preliminare del deputato socialdemocratico tedesco René Repasi, che sostiene anch’egli l’approccio della direttiva. Le startup non hanno tardato a reagire con dure critiche.
