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Il ruolo di AgID tra trasformazione digitale, l’attuazione del PNRR e piano triennale per l’informatica. Seconda parte

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AgID ha il compito di guidare le amministrazioni nella fase di adeguamento, assicurando la piena coerenza tra attività regionali e centrali, e condividendo con le singole PA le esigenze di coordinamento, il modello di governance e il monitoraggio, e assicurando la piena coerenza tra attività regionali e centrali.

Il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione è il documento di indirizzo strategico ed economico che nasce per guidare operativamente la trasformazione digitale del Paese e diventa riferimento per le amministrazioni centrali e locali nello sviluppo dei propri sistemi informativi.

Il Piano definisce il modello di riferimento per lo sviluppo dell’informatica pubblica italiana fissando i principi architetturali fondamentali, le regole di usabilità e interoperabilità, precisando la logica di classificazione delle spese ICT.

In linea con la Legge di stabilità 2016, il Piano dà il via al percorso di accompagnamento che consentirà alle amministrazioni di adeguarsi a livello nazionale all’obiettivo di risparmio della spesa annuale per la gestione corrente del settore informatico.

AgID ha il compito di guidare le amministrazioni nella fase di adeguamento, assicurando la piena coerenza tra attività regionali e centrali, e condividendo con le singole PA le esigenze di coordinamento, il modello di governance e il monitoraggio, e assicurando la piena coerenza tra attività regionali e centrali.

Il Piano identifica un modello per lo sviluppo del digitale secondo cui:

  • il livello nazionale definisce regole, standard e realizza piattaforme abilitanti che ottimizzano investimenti;
  • le amministrazioni – centrali e locali – sviluppano servizi secondo le proprie specificità utilizzando competenze interne e/o di mercato;
  • il privato, compresa la strategia di paese, programma investimenti di lungo periodo e sfrutta nuove opportunità di mercato creando soluzioni che si integrino con le piattaforme nazionali.

L’obiettivo del Piano è quello di rifocalizzare la spesa delle amministrazioni, migliorare la qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese e degli strumenti messi a disposizione degli operatori della PA.

Il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione è uno strumento essenziale per promuovere la trasformazione digitale del Paese e, in particolare, quella della Pubblica Amministrazione italiana.

Con decreto del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale 24 febbraio 2022, registrato dalla Corte dei Conti al n. 797/2022, è approvato , ai sensi dell’14-bis, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 7 marzo 2005, n.82, il piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione 2021-2023. L’informazione è pubblicata nella G.U. della Repubblica Italiana, serie generale, n. 105. Il decreto e il piano triennale dell’informatica delle pubbliche amministrazioni(2021-2023) sono pubblicati www.innovazione.gov.it e www.agid.gov.it

L’aggiornamento 2021 – 2023 (siamo al terzo Piano (primo, 2017-2019; secondo, 2019-2021) rappresenta la naturale evoluzione della precedente edizione. In particolare:  

  • consolida l’attenzione sulla realizzazione delle azioni previste e sul monitoraggio dei risultati;
  • introduce alcuni elementi di novità connessi all’attuazione PNRR e alla vigilanza sugli obblighi di trasformazione digitale della PA.

Strategia e principi guida 

Di seguito in corsivo facciamo alcune considerazioni a commento del testo Agid in merito alla strategia e ai principi guida. La strategia è volta a:

  • favorire lo sviluppo di una società digitale, dove i servizi mettono al centro i cittadini e le imprese, attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione che costituisce il motore di sviluppo per tutto il Paese, [il livello di digitalizzazione delle P.A. è poco significativo anche in considerazione dell’indice Desi 2021; abbiamo sviluppato gli strumenti di accesso, di identità digitale e di firma elettronica ma dobbiamo registrare un livello di sviluppo dei servizi in rete poco significativo]
  • promuovere lo sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo, attraverso l’innovazione e la digitalizzazione al servizio delle persone, delle comunità e dei territori, nel rispetto della sostenibilità ambientale, [per promuovere lo sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo è necessario sviluppare un servizio di digitalizzazione per territori e comunità “intelligenti”, creando basi/banche di dati integrati ed interconnessi; oggi non siamo in questa considerazione];
  • contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto produttivo italiano, incentivando la standardizzazione, l’innovazione e la sperimentazione nell’ambito dei servizi pubblici. [il contesto dimostra che sarà necessario imprimere velocità e diffusione di processi innovativi, standardizzati per i servizi pubblici].

I principi guida del Piano sono: 

  • digital & mobile first per i servizi, che devono essere accessibili in via esclusiva con sistemi di identità digitale definiti dalla normativa assicurando almeno l’accesso tramite SPID; [su questo punto siamo in una buona situazione ma sarà necessario sviluppare i servizi in rete]
  • cloud first (cloud come prima opzione): le pubbliche amministrazioni, in fase di definizione di un nuovo progetto e di sviluppo di nuovi servizi, adottano primariamente il paradigma cloud, tenendo conto della necessità di prevenire il rischio di lock-in; [ il paradigma “cloud” è veramente allo stato nascente di pura teoria per la maggior parte delle P.A.; come la cultura della progettazione e della “pratica” dei sistemi documentali e dei nuovi servizi è tutta da costruire];
  • servizi inclusivi e accessibili che vengano incontro alle diverse esigenze delle persone e dei singoli territori e siano interoperabili by design in modo da poter funzionare in modalità integrata e senza interruzioni in tutto il mercato unico esponendo le opportune API;[l’interoperabilità by design dei sistemi dei servizi e la interconnessione dei sistemi di dati digitali non fa parte della nostra cultura amministrativa moderna;  le amministrazioni non progettano “prima” i servizi nella logica della digitalizzazione nativa e dei servizi integrati ed in rete];
  • sicurezza e privacy by design: i servizi digitali devono essere progettati ed erogati in modo sicuro e garantire la protezione dei dati personali; [su questo punto le PA devono uscire fuori dalla logica dell’adempimento (che è l’opposto del by design) e devono considerare la sicurezza come un sistema, con una organizzazione moderna delle burocrazie (semplificate, trasparenti, digitali), del lavoro pubblico digitale, dei servizi ai cittadini. La sicurezza e la protezione dei dati personali non è solo un problema tecnologico. In Italia le PA in tema di trattamento e protezione dei dati personali non operano ancora  secondo la nuova normativa UE entrata in vigore dal 2018]; 
  • user-centric, data driven e agile: le amministrazioni sviluppano i servizi digitali, prevedendo modalità agili di miglioramento continuo, partendo dall’esperienza dell’utente e basandosi sulla continua misurazione di prestazioni e utilizzo e rendono disponibili a livello transfrontaliero i servizi pubblici digitali rilevanti secondo il principio transfrontaliero by design; [centralità degli utenti, dei cittadini: non abbiamo ancora, nella maggior parte dei casi, amministrazioni che mettono al centro della propria azione i cittadini, fuori di frasi retoriche e vuote; come è necessario diffondere il principio delle prestazioni e dei servizi valutati sistematicamente; siamo ancora fuori dalla logica del lavoro agile e dal lavoro digitale];
  • once only: le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite; [ questo è punto cruciale per abbattere una burocrazia ridondante, che chiede al cittadino di fornire dati e certificati su stati, fatti e qualità già in possesso delle amministrazioni; più avanti le grandi amministrazioni centrali; in ritardo le amministrazioni territoriali e locali; fatte le debite eccezioni];
  • dati pubblici un bene comune: il patrimonio informativo della pubblica amministrazione è un bene fondamentale per lo sviluppo del Paese e deve essere valorizzato e reso disponibile ai cittadini e alle imprese, in forma aperta e interoperabile; [anche su questo punto dobbiamo registrare la carenza di una cultura del patrimonio informativo digitale pubblico utile per lo sviluppo del Paese (la centralità e la valorizzazione dei dati pubblici per lo sviluppo, le decisioni, il controllo ed il monitoraggio); sarà necessario sviluppare e realizzare piattaforme nazionale per i dati pubblici per le strategie e lo sviluppo del Paese];
  • codice aperto: le pubbliche amministrazioni devono prediligere l’utilizzo di software con codice aperto e, nel caso di software sviluppato per loro conto, deve essere reso disponibile il codice sorgente. [su questo punto il Piano deve operare in modo più incisivo rispetto al passato].

Il PNRR deve sicuramente considerare il Piano triennale dell’informatica per le pubbliche amministrazioni come uno strumento che ha raggiunto una rispettabile e funzionale “maturità” sotto il profilo strategico, metodologico e che permette quindi un supporto significativo ed operativo per lo sviluppo dello stesso PNRR. Il Piano triennale è quindi “strategico” per i prossimi tre anni per contribuire concretamente al cambiamento delle nostre macchine burocratiche: verso amministrazioni nativamente digitali per servizi in rete ai cittadini, eliminando vincoli burocratici che spesso bloccano le attività produttive ed economiche.

Per approfondire: