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Il Prime Day? L’unico a guadagnare è stato Amazon

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Nessuno si stupisce più nel sentire un’azienda come Amazon celebrare i risultati delle sue giornate speciali di vendita – che siano il Prime Day di giugno, appena conclusi, il Black Friday o il Cyber Monday – con una pletora di superlativi: i migliori di sempre, fatturati altissimi e mai visti prima, il più elevato numero di transazioni giornaliere da quando esistono queste nuove ricorrenze dello shopping, eccetera eccetera.

Nessuno si stupisce più nel sentire un’azienda come Amazon celebrare i risultati delle sue giornate speciali di vendita – che siano il Prime Day di giugno, appena conclusi, il Black Friday o il Cyber Monday – con una pletora di superlativi: i migliori di sempre, fatturati altissimi e mai visti prima, il più elevato numero di transazioni giornaliere da quando esistono queste nuove ricorrenze dello shopping, eccetera eccetera.

In settori in crescita, si tratta di marketing a costo zero e senza rischi: sempre più persone hanno accesso a Internet tramite la fibra ottica o Internet mobile, grazie a una superiore capillarità delle strutture e a prezzi sempre più bassi per gli abbonamenti mensili (su SOSTariffe.it sono a disposizione le offerte più convenienti per risparmiare). Ma a questo processo che dura da anni si aggiunge anche l’eccezionalità dei mesi che abbiamo appena vissuto: sempre più persone, durante le ristrettezze dei lockdown, si sono ritrovate a non avere altra alternativa oltre ai negozi online per acquistare tutto ciò di cui avevano bisogno, dalla spesa per la settimana (con il lievito che, lo si ricorderà, l’anno scorso era diventato una rarità introvabile) alle mascherine, in aggiunta ai soliti consumi delle diverse categorie. Quindi, se non sorprende che ogni anno sorpassi il precedente (un po’ come quei modelli di smartphone che vengono presentati ogni anno in pompa magna con formule come “il migliore di sempre”: ci sarebbe da preoccuparsi se qualcuno dicesse “ecco il nuovo iPhone, è un po’ più scadente di quello dell’anno scorso”), a maggior ragione questo vale per il 2021. Anche perché se è vero che il ritorno alla normalità significa un comprensibile sospiro di sollievo per tutte le attività commerciali “fisiche”, allo stesso tempo chi ha sperimentato per la prima volta la convenienza economica e logistica della consegna a domicilio difficilmente tornerà indietro.

I dati del Prime Day di Amazon di quest’anno? Molto pochi

Ciononostante, le dichiarazioni post-Prime Day di Amazon sono state, come hanno notato in tanti, assai più sobrie del recente passato, e soprattutto più carenti di dati numerici rispetto al solito. Tra i pochi, i 250 milioni di prodotti acquistati presso i venditori terzi (per loro sì, si è trattato della “migliore due giorni di sempre”), senza però citare il fatturato generato totale (a differenza del 2020, quando il colosso di Jeff Bezos aveva parlato di 3,5 miliardi di dollari). C’è da domandarsi se questa reticenza possa significare una crescita addirittura eccessiva per i “merchant” rispetto alle vendite dirette di Amazon, o se si tratti di una strategia di comunicazione tesa a privilegiare, più che i miliardi generati “in casa”, i vantaggi per quei venditori che ancora guardano con sospetto una possibile partnership con Seattle.

Come se Amazon dicesse: iscrivetevi alla nostra piattaforma, conviene più a voi che a voi. Va ricordato che le commissioni in Italia, ad esempio, vanno dal 7,21% (per alcune categorie come l’elettronica, i dispositivi elettronici per le auto e per le moto, l’abbigliamento, le scarpe e le borse per la parte di ricavo che supera i primi 45 euro del prezzo di vendita, l’informativa, i grandi elettrodomestici e così via) al 46,35% per gli accessori per i dispositivi Amazon (ma a parte questa eccezione le commissioni più alte sono di norma il 15,45% per videogiochi, libri, musica, dvd o il 20,60% per la prima parte del prezzo di vendita dei gioielli). A tutto questo si aggiungono altri oneri, dall’abbonamento per i professionisti (a 39 euro al mese IVA esclusa) a diversi costi ulteriori come quelli legati alle commissioni di chiusura e a quelle per un elevato numero di offerte. E poi c’è, ovviamente, la promozione dei propri prodotti affinché non siano sepolti tra paginate e paginate di oggetti.

TV Stick, robot per le pulizie e test per il DNA

Certo è che dal Prime Day Amazon esce sempre vincitrice, non fosse altro perché gli sconti più aggressivi di solito riguardano proprio i prodotti che il gigante del commercio elettronico produce e vende a suo nome, dal Kindle al grande protagonista dell’ultimo Prime Day, la Fire TV Stick 4K, in grado di trasformare in una smart tv (ormai indispensabile per potersi godere le app di Netflix, Prime Video, Disney+, Apple TV+ e così via con qualsiasi televisore dotato di una presa HDMI). Molto bene anche i tablet Fire HD 10 e Fire HD 8, ormai una sicurezza per chi cerca un device a basso costo ma in grado di poter fare un po’ di tutto, anche nella versione per ragazzi (Fire HD 8 Kids). Poi, molti soliti noti: i robot come il Roomba per la pulizia dei pavimenti di casa, le instant pot che ormai da anni sono le protagoniste assolute delle vendite promozionali, oggetti comuni come quelli dedicati all’igiene dentale e altri più bizzarri, come i kit per il test del DNA.

I membri di Amazon Prime hanno acquistato, nel dettaglio, un milione di cuffie auricolari, 600.000 zaini, 240.000 quaderni, 220.000 prodotti di cancelleria e 40.000 calcolatrici. Un altro settore che ha mostrato incrementi notevoli è stato infatti quello degli articoli per la scuola, con centinaia di milioni di studenti che si apprestano a tornare a scuola in presenza dopo l’estate (o anche durante, visto che negli USA l’anno scolastico riprende un po’ prima rispetto all’Italia, in diversi casi anche ad agosto).

C’è molto di strategico anche nella decisione del giorno, o dei giorni, da dedicare al Prime Day: prima della pandemia di solito l’evento si teneva nei primi giorni dell’autunno, dando il via a una lunghissima stagione di sconti da proseguire a novembre con Black Friday e Cyber Monday per poi condurre fino alle offerte del periodo natalizio; nel 2020, il coronavirus ha fatto sì che Amazon spostasse il Prime Day a luglio, e quest’anno a giugno, con l’idea che il mese prossimo, con la diffusione di certificazioni come il Green Pass e il ciclo vaccinale completo per moltissime persone in tutto il mondo, chi potrà sceglierà di viaggiare e andare in vacanza. Anche una misura molto semplice (un buono omaggio, negli USA, da 10 dollari per chi spendeva almeno 10 dollari presso i piccoli venditori) può muovere miliardi, per l’esattezza 1,9, ovvero i ricavi legati a questa promozione nelle scorse settimane.