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Il Governo sposta la “plastic tax” a gennaio 2022: così l’Italia rinvia la transizione green e si tiene la plastica

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I settori economici già colpiti dalla pandemia di Covid-19 non possono essere gravati da un’ulteriore imposta, secondo il Governo, ma la tassa sulla plastica è molto di più di questo, ci consentirà di accelerare la transizione green, di ridurre fortemente l’inquinamento, di creare più posti di lavoro di quelli persi.

Ancora un rinvio per l’entrata in vigore della cosiddetta tassa sulla plastica o plastic tax. Non più il primo luglio di quest’anno, ma gennaio 2022, se tutto andrà bene e non ci saranno ulteriori muri di interesse eretti dai partiti e dalle associazioni di settore.

Il Governo rinvia la transizione ecologica e si tiene la plastica

Una decisione del Governo inserita nella bozza del decreto legge Sostegni bis e maturata “in considerazione delle contingenti e difficili condizioni in cui versano i settori economici, che sarebbero gravati dall’imposta, in connessione al protrarsi dell’emergenza epidemiologica da Covid-19“.

Si tratta di un’imposta (del valore di 0,45 centesimi di euro al kg di plastica) che dovrebbe andare a colpire tutti quei prodotti o manufatti in plastica destinati al singolo impiego, anche noti come Macsi, premiando chi utilizza al 100% prodotti ottenuti da plastica riciclata da economia circolare, andando oltre l’attuale limite del 50%.

Un passo in avanti verso un’economia de-plastificata che il nostro Paese e l’Europa devono compiere il prima possibile.

Recuperare, riciclare e cerare nuovo valore

Secondo un Rapporto pubblicato da Reloop Platform, dal titolo “What we waste”, gli Stati dell’Unione europea dovrebbero sfruttare le grandi opportunità economiche e ambientali che sono insite nell’economia circolare.

Tre i passaggi chiave: si potrebbero riciclare 31 miliardi di contenitori come bottiglie, confezioni e lattine sui 41 miliardi che di solito vengono sprecati (tra cui 22 miliardi di bottiglie di plastica); per evitare l’accumulo inquinante degli imballaggi e del confezionamento è consigliato il ripristino del “vuoto a rendere”, che consente ai Paesi che lo adottano il raggiungimento più rapido degli obiettivi di sostenibilità.

Riempire una bottiglia di vetro per una seconda volta aiuta a ridurre l’impatto sull’ambiente del 40% circa, mentre produrre con lattine prodotto da alluminio riciclato aiuta a ridurre il consumo energetico fino al 95% in meno.

Terzo punto, i decisori politici e il legislatore devono accelerare la transizione ecologica e il riciclo e l’economia circolare sono due passaggi inevitabili.

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha subito dichiarato in un tweet che il rinvio della plastic tax è un bene per l’industria, perché metteva a rischio 30 mila posti di lavoro, aggiungendo che il suo partito lavora ad una sua completa cancellazione.

Si potrebbe rispondere a questa affermazione che i lavoratori del settore sarebbero comunque riassorbiti, primo perché la plastica si può produrre a partire da materiale organico e secondo si continuerebbe a produrre plastica riciclando.

Si tratta di riconvertire gli impianti in alcuni casi e lo Stato deve inserire queste spese extra nelle prossime leggi di bilancio.

500 mila nuovi posti di lavoro dall’economia circolare

Ai partiti, inoltre, andrebbe ricordato che la transizione verde e l’economia circolare potrebbero dare vita a 50 mila nuovi posti di lavoro all’anno fino al 2030, secondo uno studio condotto da Federmanager e Aiee (l’Associazione italiana economisti dell’energia).

Serve solo una legislazione più coraggiosa ed omogenea, nuove competenze tecnologiche e legate ai nuovi materiali, la semplificazione della burocrazia e un accesso al credito più facile per le imprese.

Tutti punti critici che dovrebbero interessare il ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani, che pure in parte ha iniziato a lavorare in questa direzione.

Il recupero delle materie prime, in sostanza, è una opportunità enorme non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia.

Secondo una valutazione della Ellen Mc Arthur Foundation, la transizione verso un’economia circolare potrebbe consentire all’Europa un risparmio netto annuo fino a 640 miliardi di dollari sul costo di approvvigionamento dei materiali per il sistema manifatturiero dei beni durevoli.