l'intervista

“Il governo metta mano al PNRR per costruire una vocazione italiana verso l’innovazione”. Intervista a Francesco De Leo

a cura di Raffaele Barberio |

Non si può essere competitivi come Paese, quando si dedicano più risorse all’ “Ecobonus” per rifare le facciate (si dice che ci siano 40 miliardi sul tavolo), che ai prerequisiti per consentire alle nostre imprese di essere presenti in un contesto competitivo dove big data, intelligenza artificiale e high-performance computing sono l’ABC del nuovo millennio.

Consueto appuntamento con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kaufmann & Partners (Madrid), per fare alcune considerazioni sulle ultime vicende di Borsa dei grandi players mondiali. In poche ore abbiamo assistito ad un ottovolante in cui alcuni tra i più importanti Big Tech hanno registrato in un caso (Amazon) le punte più alte di capitalizzazione e in un altro (Meta) una caduta temporanea verso gli inferi.  Un contesto fuori dalla nostra portata, intendiamo dalla portata del nostro sistema-Paese, ma che impone forse qualche riflessione sul modo con cui indirizzare e sfruttare l’opportunità unica e irripetibile della disponibilità di risorse cosi ingenti come quelle assicurate con il PNRR.

Ecco la chiacchierata che abbiamo registrato.

Key4biz. Siamo ad anno ormai avviato possiamo fare il punto sui trend più significativi del 2022?

Francesco De Leo. Difficile, se non impossibile, fare previsioni. Siamo davanti ad un mosaico con molte, forse troppe, tessere in movimento.  Molte delle categorie di analisi a cui eravamo abituati rischiano di essere superate dagli eventi. Ad esempio, la distinzione fra “value stock” e “growth stock” potrebbe rivelarsi un falso problema. Apple ha superato i 125 miliardi di dollari di ricavi nell’ultimo trimestre (Q4 2021), più di quanto Telefonica, Orange e TIM hanno fatturato nell’intero anno che si è appena concluso. In termini di proiezione dei flussi futuri di cassa è in una posizione privilegiata rispetto alle telco tradizionali, che ne fanno un “value stock” con tassi di crescita da “growth stock”. Semplificando, direi che si sta producendo una progressiva polarizzazione, che è destinata a spaccare in due i mercati finanziari, fra asset class allineate con i driver chiave del cambiamento, da un lato, e quelle per cui ormai si direbbe sia già troppo tardi per invertire la tendenza, perché considerate come progressivamente marginali nelle scelte degli investitori. Per capire verso quale scenario stiamo andando è sufficiente chiedersi perché sia così difficile, se non quasi impossibile, per alcune delle società quotate attualmente in listino convincere i propri investitori a lanciare un aumento di capitale. E non si dica che non se ne sente il bisogno, perché nella maggiore parte dei casi sono società con un’eccessiva leva finanziaria, che vedono compromesse le loro possibilità di crescita futura, proprio quando è arrivato il momento di disporre di nuove risorse per dare un impulso e stare al passo con il cambiamento.

Key4biz. E allora il nuovo da una parte e il vecchio dall’altra?

Francesco De Leo. Si ma non in modo così schematico. Siamo giunti alla fine di un ciclo economico segnato da una fase di rapida transizione, come quella che stiamo attraversando. Ma il vecchio mondo coesiste con il nuovo. Quindi benchmark ed indici ci dicono molto poco sull’evoluzione dei mercati, perché ancorati a categorie di analisi ampiamente superate, il che porta gli investitori a sottovalutare il profilo di rischio nelle loro scelte di allocazione del capitale, e così spesso vengono privilegiate scelte che, se ad una prima analisi possono essere classificate come conservative, alla prova dei fatti si dimostrano perdenti.

Key4biz. E allora che succederà?

Francesco De Leo. È solo questione di tempo. Gli investitori dovranno fari i conti con una correzione, che non lascerà molti margini di recupero. C’è molta liquidità che si sta accumulando fuori dai mercati, una liquidità che quando entrerà in gioco contribuirà a marcare una correzione netta con il passato, privilegiando settori in forte crescita. Ed è facile immaginare che tutto ciò coglierà molti di sorpresa.

Key4biz. Perché è così difficile interpretare il cambiamento che stiamo attraversando?

Francesco De Leo. Perché la pandemia ha avuto come effetto: quello di concentrare l’attenzione sul presente, facendoci perdere una prospettiva sul futuro. Così si tende a vivere di numeri e analisi nel quotidiano e si perdono di vista i trend di medio termine che si stanno comunque affermando. Se poi aggiungiamo che la volatilità non è mai stata così elevata, è chiaro che diventa ancora più difficile prendere decisioni, quando non si è guidati dalla determinazione di “scoprire” quelli che Don Rumsfeld, nel suo ruolo di Segretario alla Difesa durante la Presidenza di George Bush, definiva come “unknown unknowns”, fattori critici non ancora individuati, di cui non conosciamo l’esistenza.

Key4biz. Ci faccia un esempio…

Francesco De Leo. Il 4 Febbraio scorso Amazon ha registrato un nuovo record, ovvero la maggiore crescita di capitalizzazione in un solo giorno di una società quotata in borsa nella storia moderna, con un incremento di più di 191 miliardi di dollari.  Nello stesso giorno, abbiamo assistito al maggiore crollo di sempre con Meta (Facebook) che ha perso 253 miliardi di dollari di capitalizzazione, con una caduta del 26% del valore delle proprie azioni. Ma detta così, non se ne comprendono le implicazioni e si darebbe ampio margine a chi sostiene che sia in corso una rotazione dai “growth stock” come Facebook, ai “value stock”. Ma se invece non di osservare in superficie, ci si chiede quali sono stati gli incrementi più elevati registrati in un solo giorno in termini di capitalizzazione di borsa, il quadro che ne emerge è molto diverso.

Key4biz. E cioè?

Francesco De Leo. Nel solo anno che si è appena concluso le Big Tech hanno segnato un incremento di capitalizzazione senza precedenti in una singola giornata: iniziamo con il 3 gennaio 2021, quando Tesla registra un incremento di capitalizzazione di 143.6 miliardi di dollari in un solo giorno, per poi seguire, a distanza solo di un mese, il 2 febbraio dello scorso anno, con Alphabet [ndr. la holding che controlla Google] che cresce in un solo giorno di 129.7 miliardi di dollari in termini di capitalizzazione. Solo 10 giorni fa, la settimana prima del record stabilito da Amazon, Apple ha registrato un incremento di 181.3 miliardi di dollari nella propria capitalizzazione di Borsa in un solo giorno. Fatti i conti, si tratta di una crescita di oltre 645 miliardi di dollari in un solo anno, attribuibile a solo 4 titoli quotati. Per farsi un’idea, la capitalizzazione complessiva dell’intera Borsa Italiana nel 2021, un anno che a detta di molti ha registrato un record di IPO, era di 757 miliardi di euro. È sufficiente questo dato farsi un’idea delle proporzioni e della necessità di sapere leggere la direzione che sta prendendo il cambiamento.

Key4biz. La volatilità rimane comunque il problema più grosso. Assistere nella stessa giornata al record di crescita di capitalizzazione per Amazon e alla maggiore contrazione di sempre per Meta (Facebook) lascia perplessi. Mercati turbolenti?

Francesco De Leo. La volatilità, di per sé, non è sempre di cattivo presagio. Ma lo diventa se impatta su asset class mature, in settori come l’automobile o il real-estate, perché eventuali aggiustamenti richiedono correzioni che hanno bisogno un arco di tempo maggiore per essere “assorbite” dai mercati. Nel caso di Meta (Facebook) è importante non fermarsi ad un’analisi superficiale. Occorre andare più fondo.

Key4biz. In che direzione?

Francesco De Leo. Meta (Facebook) sta attraversando una fase di transizione che sta progressivamente trasformando il suo modello di business. Sbagliato considerarla già fuori dai giochi. Al contrario, solo nell’anno che si è appena concluso ha investito 10 miliardi di dollari nel Metaverso, più di quanto non abbiano fatto TIM, Wind/3 e Vodafone insieme. Marc Zuckerberg è noto per cercare di anticipare i mercati ed i competitor. Siamo solo agli inizi di un cambio di paradigma, centrato sul cloud di nuova generazione e su una nuova classe di supercomputer con capacità di calcolo sino ad ora impensabili. La settimana scorsa, Meta ha reso pubblici i dettagli del AI Research SuperCluster (RSC), un nuovo supercomputer alimentato da più di 6.000 unità di elaborazione grafica (GPU) Nvidia A100, che aumenterà le prestazioni dei suoi cluster di intelligenza artificiale (AI) di 20 volte. In prospettiva, il rollout della fase uno di RSC è paragonabile per dimensioni al supercomputer Nvidia di cui dispone Tesla. Nella fase due, con 16.000 GPU, Meta mira a costruire il più grande supercomputer del mondo.

Key4biz. Vincerà chi avrà la capacità di calcolo maggiore…

Francesco De Leo. Questa sarà l’arma per essere competitivi e attutire i tradizionali punti di debolezza. Ad esempio, concentrandosi sulla privacy, i ricercatori di Meta sfrutteranno la potenza di calcolo aggiuntiva per migliorare i modelli di analisi che identificano i contenuti ritenuti “non compliant” nei confronti del GDPR sulle sue piattaforme, ma sarà anche in grado di assicurare la traduzione di video in tempo reale ed alimentare la robotica avanzata. Già oggi, grazie ad uno dei più potenti supercomputer al mondo basato sull’utilizzo di GPUs (Graphic Processing Units), Tesla è diventata la più avanzata e la più grande azienda di robotica al mondo.

Key4biz. Se guardiamo al nostro Paese, cosa la preoccupa di più?

Francesco De Leo. Siamo già in ritardo sul cloud di nuova generazione e non mi sembra che ci sia la voglia di rafforzare il peso dell’Italia nell’high-performance computing. La visione del cloud che emerge dal PNRR è una fotocopia di progetti che abbiamo già visto in passato, e che non sono più all’altezza delle sfide a cui andiamo incontro.

Key4biz. In che senso?

Francesco De Leo. La matrice di origine è quella del mondo telecomunicazioni che per architettura e legacy ha dimostrato di non sapersi evolvere nel tempo. È un po’ come se fossimo ritornati al liceo ed il nostro compagno di banco sbagliasse a copiare la traduzione della versione di greco e prendesse per buona quella della settimana prima: diciamo che al professore il fatto non passerebbe inosservato. Purtroppo, è così anche per analisti e mercati finanziari che fanno sempre di più fatica a trovare un razionale nelle scelte fatte all’interno del PNRR.

Key4biz. E cosa si sarebbe dovuto fare?

Francesco De Leo. Trovo grave che il Governo non abbia inteso destinare una parte importante delle risorse che ci arrivano dall’Europa per lanciare un progetto di rilievo per dotare il Paese di un supercomputer che abbia come capacità di calcolo quelle che sono già oggi a disposizione di Tesla ed a breve di Meta (Facebook).

Key4biz. Certo bisogna sceglier bene la direzione da dare ai soldi…

Francesco De Leo. È così. Non è immaginabile voler essere competitivi in un confronto fra sistemi Paese quando si persegue in una politica di investimenti che dedica più risorse all’ “Ecobonus” per rifare le facciate (si dice che ci siano 40 miliardi sul tavolo), e trascura i prerequisiti chiave per consentire alle nostre imprese di essere all’avanguardia in un contesto competitivo dove big data, intelligenza artificiale e high-performance computing sono l’ABC del nuovo millennio. Di questo passo, alla conclusione del PNRR rischiamo di essere diventati un meraviglioso museo a cielo aperto, che avrà magari senza grande appeal in termini di attrazione turistica, ma che relega il nostro Paese ad un ruolo irreversibilmente marginale nei settori che definiscono gli assetti dell’economia globale.

Key4biz.  Saremo condannati ad essere marginali in ambito di innovazione?

Francesco De Leo. Non è detto. Il Governo è ancora in tempo per porvi rimedio, mettendo tempestivamente mano ad una revisione della struttura del PNRR. Ma senza un’azione decisa, rischiamo di perdere il treno dell’innovazione.

Key4biz. L’Italia è sempre in lotta con il futuro, sembriamo un Paese votato alla conservazione. Perché secondo lei?

Francesco De Leo. Dobbiamo ritrovare, insieme, un senso condiviso di unità di intenti, un progetto comune in grado di dissipare i dubbi sul cambiamento che stiamo vivendo, e ritrovare il gusto di affrontare sfide impossibili. Direi che nel tempo è come se il nostro Paese avesse smarrito la volontà di “fare accadere” le cose, preoccupato solo di conservare intatta la sua “comfort zone”. Sembra che abbiamo smarrito quel senso di urgenza che è la molla che ti fa mettere in camino verso il futuro.

Key4biz. Cosa ci vorrebbe?

Francesco De Leo. Dovremmo ritrovare un po’ più di passione, quella passione che Enzo Ferrari descriveva come “…la passione che permette di sopportare amarezze e rinunce che l’ambizione non giustificherebbe in alcun modo”.