virus spia smartphone

Il Governo limita l’uso dei trojan, solo per i reati puniti con pene sopra i 5 anni

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Il decreto-legge sulle intercettazioni varato dal Governo prevede che sia il pm a stabilire intercettazioni di rilievo e frena l’uso eccessivo dei trojan (virus che spiano gli smartphone), che potranno essere usati solo per reati commessi da pubblici ufficiali.

L’invasione della privacy è totale se sullo smartphone dell’indagato viene installato un virus spia, il cosiddetto trojan. Sono intercettate anche tutte quelle comunicazioni, ad esempio, che non sono afferenti al reato per cui si sta indagando o personali. E negli ultimi anni la magistratura ricorre spesso a questi ‘captatori informatici’, che fino a due giorni fa non avevano limitazioni normative. Per frenarne l’abuso, per evitare una “sorveglianza massiva” con i software-spia come messo in guardia dal Garante privacy, il consiglio dei ministri ha introdotto “una rigorosa normativa in materia di intercettazioni mediante l’utilizzo di captatori informatici (c.d. trojan)”, si legge nelle nel comunicato stampa del Governo in cui si illustra il decreto-legge sulle intercettazioni varato due giorni fa dal Governo. In sostanza, il decreto legge mette poi nero su bianco la possibilità di un utilizzo espansivo delle intercettazioni attraverso i trojan, ammettendone il valore probatorio anche per reati diversi da quelli oggetto dell’autorizzazione, a patto che rientrino tra quelli per i quali è possibile l’impiego dei captatori informatici, compresi quelli contro la pubblica amministrazione sanzionati con una detenzione non inferiore nel massimo a 5 anni.

Il messaggio del Garante privacy sui trojan

Le intercettazioni 2.0 sono una “misura utile”, ha spiegato più volte Antonello Soro, ma non devono rendere più vulnerabili i soggetti interessati, perché, ha ribadito il Garante privacy, alcuni software-spia abbassano il livello di sicurezza del device per impedirne la compromissione, con eventuali riflessi negativi sulla protezione dei dati personali contenuti, nonché sulla riservatezza dei dati acquisiti.

È vero che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiedeva anche di più: l’utilizzo dei trojan per tutto ciò che da esso emerge, anche al di fuori del procedimento autorizzato, ma la sua proposta non ha trovato d’accordo tutte le forze politiche del Governo.

“È imbarazzante leggere sui giornali italiani la notizia che il decreto di ieri ha esteso l’utilizzo del Trojan. Come si può estendere l’utilizzo di uno strumento che attualmente non ha alcuna limitazione normativa?”, ha scritto su Twitter Andrea Orlando (PD) ed ex ministro della Giustizia.