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Il Governo Draghi è durato 516 giorni

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E quindi saranno elezioni, quando? La data più certa sembra il 2 ottobre, questo vuol dire che il governo post-draghi durerà 74 giorni.

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Il discorso di Draghi al Senato di mercoledì 20 luglio e la successiva “resa dei conti” disputatasi a Palazzo Madama tra i gruppi politici hanno segnato la giornata più lunga del premier. Risultato? Draghi è stato bocciato di nuovo nonostante il Senato abbia votato la fiducia al premier. Oggi, giovedì 21 luglio, Draghi è intervenuto alla Camera per l’ultimo atto formale prima di rassegnare per la seconda volta le sue dimissioni a Mattarella.

La destra e il M5s buttano giù il Governo Draghi: la crisi durerà almeno 74 giorni

Una fiducia risicata, minata dalle incontenibili pulsioni dei partiti di maggioranza a non voler sancire un nuovo patto per guidare il Paese. Sulla carta ci sono 95 si e 38 no, con i senatori M5s che si dichiarano “presenti non votanti” per non far mancare il numero legale, Lega e Forza Italia (questi ultimi draghiani della prima ora) che non partecipano al voto e Fratelli d’Italia che vota compatto no. Questo vuol dire che non ci sono più i margini perché le Camere tentino ancora di rimanere compatte per l’interesse del Paese. E quindi saranno elezioni, quando? La data più certa sembra il 2 ottobre, questo vuol dire che il governo post-draghi durerà 74 giorni.

Il Governo Draghi è durato 516 giorni

Mario Draghi è il più vecchio tra tutti i presidenti del Consiglio della storia repubblicana.  L’insediamento dell’ex presidente della Bce è avvenuto infatti quando l’economista e accademico aveva 73 anni (è nato a Roma il 3 settembre 1947). Il suo Governo, insediatosi il 13 febbraio 2021 è stato il sessantasettesimo esecutivo della Repubblica Italiana e il terzo della XVIII legislatura ed è stato in carica per 516 giorni fino al 14 luglio 2022, giorno in cui è scoppiata la crisi di Governo che ha portato Mario Draghi a rassegnare le dimissioni successivamente respinte dal presidente Mattarella.

Arriva il governo “balneare” per rispettare la roadmap del Pnrr

Il nuovo Governo che guiderà (forse) il Paese alle urne è già stato definito “balneare”, termine in voga negli anni Sessanta e Settanta e che definiva la necessità di far “decantare” una crisi durante il mese di agosto.  Al nuovo esecutivo tuttavia spetta un compito difficile da portare avanti e in una situazione di certo poco amena. Ovvero onorare l’impegno preso in questi mesi su tutti i tavoli aperti in chiave Pnrr. Una volta era proprio in queste fasi “di stallo” che si celebravano i fasti della politica, ed emergevano le abilità dei politici nello stringere accordi, accettare compromessi vantaggiosi, ridistribuire poltrone. Ma nell’Italia della siccità e dei roghi estivi, dell’inflazione, della crisi energetica e geopolitica e, come se non bastasse, dalle nuove varianti di Omicron, sembra proprio non esserci tempo per sofismi politici, quanto piuttosto di azioni concrete.

Perché è caduto il Governo Draghi: Taxi e concessioni balneari

Il discorso di Draghi e il suo appello al parlamento per sottolineare l’importanza di approvare il ddl Concorrenza prima della pausa estiva per “favorire la crescita e l’occupazione” è, di fatto, la ragione principale dello strappo di M5s e Lega. Per quanto riguarda i taxi il disegno di legge prevede la liberalizzazione delle licenze. Un’apertura al libero mercato che ha portato i lavoratori della categoria del trasporto pubblico urbano non di linea a scendere in piazza a manifestare in quelle che Draghi ha definito “proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo”.

La Lega che sostiene lo sciopero dei tassisti ha quindi puntato i piedi. Pieno disaccordo anche per il capitolo concessioni balneari che con il ddl saranno concesse tramite gare d’appalto. Qui la linea di Mario Draghi su come indennizzare chi perde la concessione balneare è contestata da Lega e Forza Italia, che non approvano un rimborso in base agli investimenti fatti ma propongono di calcolarlo sul valore ponderato dell’azienda. Contrario anche il M5s che chiede che il valore delle aziende sia calcolato da un perito.

Un Governo dura in media 20 mesi e 8 giorni

Nella Prima Repubblica le crisi di governo erano state, non a caso, molto più frequenti. Nella Seconda Repubblica infatti abbiamo avuto governi molto più duraturi con una media di 20 mesi e 8 giorni contro gli 11 mesi e 10 giorni della Prima Repubblica, meno crisi ma nettamente più lunghe.  La durata media di una crisi di governo nella Seconda Repubblica (in alto il grafico con il numeri) è stata di 35,9 giorni, contro i 33,5 della Prima Repubblica. Sono state però crisi, quelle del periodo seguente al 1994, molto diseguali. Se ne possono delineare di due tipologie.

La durata del governo tecnico

La prima, e la più classica, è quella che riguarda quelle che avviene dopo una crisi della maggioranza e che porta a un governo sostenuto all’incirca dagli stessi partiti eventualmente con la sostituzione del premier, di alcuni ministri e di alcuni membri della coalizione. La seconda include le crisi intervenute nei pressi delle elezioni, subito prima o subito dopo, in sede di formazione del governo, o che alle elezioni hanno condotto.

La crisi del governo Monti: interminabile

Ma sono invece le seconde quelle che alzano le medie. Infatti la crisi di governo durata più a lungo è stata quella aperta dopo le dimissioni, il 21 dicembre 2012, di Mario Monti, e risoltasi solo con il giuramento il 28 aprile 2013 di Enrico Letta. Si è trattato di 128 giorni durante i quali vi sono state le elezioni, anticipate solo di pochi mesi.

La brusca interruzione del Governo Dini

Anche dopo la crisi scatenata dalla dimissioni di Lamberto Dini, l’11 gennaio 1996, ci furono le elezioni. Per questo durò 127 giorni, fino al giuramento di Romano Prodi in maggio. Qui però si trattò di una brusca interruzione della legislatura, dopo appena due anni. In tutto analoga a quella che si verificherà 12 anni dopo, in seguito alla sfiducia contro Prodi stesso, dopo il suo secondo governo, e alle sue dimissioni. In questo caso fu tutto un po’ più rapido. Passarono 104 giorni prima che, in seguito alle elezioni, Silvio Berlusconi varasse il suo quarto e ultimo governo.

Tra Berlusconi e Monti passarono solo tre giorni

Il primo era stato nel 1994, e al suo termine a dicembre vi fu la crisi di governo del primo tipo, quello senza ricorso alle urne. Durò 26 giorni, al termine dei quali fu varato il governo Dini, dopo un carosello di consultazioni. L’altra crisi che terminerà con l’inizio di un altro governo tecnico, quello di Monti, durò invece solo 3 giorni, nel novembre 2011, ma si era in mezzo a una gravissima crisi finanziaria. Era precisamente il 9 novembre e Napolitano nominava Monti senatore a vita. Tre giorni dopo, Silvio Berlusconi sale al Colle per dimettersi: era il 12 novembre del 2011.

I dati si riferiscono al 1994-2022

Fonte: Governo