L'epilogo

Il fallimento della piattaforma ‘ItsArt’: ‘cronaca di una morte annunciata’ (anche da IsICult-Key4biz)

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Bruciati in due anni ben 18 milioni di euro di danari pubblici. Eppure c’è stato chi aveva manifestato perplessità su un business-plan evanescente. Ed emergono nubi anche su Cinecittà Luce. E Goffredo Bettini si dimette dal Cda.

Che il progetto della piattaforma ItsArt fosse ambizioso quanto velleitario, erano stati pochi a prevederlo, e chi cura questa rubrica IsICult per il quotidiano online “Key4biz” può “vantarsi” di essere stato tra i primi e più convinti sostenitori della fragilità dell’ardita intrapresa e del conseguente rischio di un flop: la parola “fine” all’iniziativa sembra essere stata messa una settimana fa dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, anche se la notizia dell’acuirsi della crisi della piattaforma era stata anticipata dal quotidiano “Italia Oggi” fin dal 16 dicembre 2022.

La notizia della decisione del Ministro della Cultura è stata lanciata per prima dal quotidiano “Il Foglio”, domenica 6 gennaio 2023, con un articolo a firma di Luciano Capone, e rilanciata l’indomani lunedì 7 gennaio da molte testate, con titolazioni più o meno funeree, tra l’ironico ed il sarcastico…

In verità, la decisione è stata presa dai soci di ItsArt (Cdp + Chili), che il 29 dicembre 2022 hanno inviato al Ministero una lettera con la quale comunicavano la decisione di mettere in liquidazione la società.

Si ricordi che l’idea originaria era stata partorita dall’ex titolare del Mic Dario Franceschini durante il “lockdown” determinato dal Covid: creare “una piattaforma italiana che consenta di offrire a tutto il mondo la cultura italiana a pagamento, una sorta di Netflix della cultura”.

L’idea, in sé, non era errata, ma illusoria l’ipotesi di poter competere con un colosso come Netflix: probabilmente voleva essere, allora, una provocazione, ma fu male interpretata. D’altronde, ItsArt puntava indiscutibilmente, “ab origine”, ad una nicchia di mercato (gli appassionati di cultura, nel senso più classico della parola), e non ad una offerta a trecentosessanta gradi come il colosso di Los Gatos. Anche se in verità, il “menù” della piattaforma era piuttosto variegato: concerti, mostre, teatro, film cinematografici, documentari, eccetera…

Lo strumento identificato dal Ministro si è sostanziato in una “start-up” tra pubblico e privato, ovvero in una partnership tra Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e Chili, rispettivamente con quote del 51 e 49 per cento della società per azioni.

Di fatto, lo Stato metteva i soldi (pubblici) ed il privato metteva a disposizione la piattaforma tecnologica (sulla cui validità sono peraltro presto emerse perplessità).

Dopo annunci di partenza più volte smentiti, l’offerta parte a maggio del 2021. Si rimanda ad un nostro primo articolo su ItsArt: vedi “Key4biz” 1° dicembre 2020, “La Netflix italiana della cultura. Realtà o fiction?”.

7,5 milioni di euro di perdite nel primo anno di esercizio, ma il 2022 è andato anche peggio

I dati del primo bilancio sono negativi, ma era prevedibile, essendo una “start-up”: secondo il bilancio, nel primo anno di attività, ItsArt ha registrato una perdita di quasi 7,5 milioni di euro. Il problema non sono stati tanto i costi di produzione, pari a 7,7 milioni di euro, spesi principalmente per servizi (5 milioni), beni (1 milione) e personale (900mila euro), ma soprattutto i ricavi, praticamente inesistenti: appena 245mila euro.

Peraltro, secondo il bilancio della società, tra i 245mila euro di fatturato ci sono 105 mila euro di “ricavi verso controparti business in modalità di barter transaction”, che sono in sostanza uno scambio di servizi con altre aziende, che quindi comporta uscite di pari importo.  

I ricavi diretti, quelli cioè effettivamente pagati dai consumatori per lo “streaming”, sono invece solo 140mila euro: una somma ridicola.

Da un calcolo elaborato da “il Foglio” nel giugno 2022, sul numero di utenti registrati, che oscillava tra 140mila e 200mila utenti, emergeva che la spesa media di un utente registrato è stata tra 70 e 95 centesimi all’anno. No comment.

Il bilancio dell’esercizio 2022 non è ancora stato depositato, ma si teme che i numeri andranno a confermare il disastro. In breve tempo, la società ha esaurito la riserva da 9,8 milioni di euro messa dal Governo.

Secondo alcune anticipazioni (così Antonio Fraschilla su “la Repubblica” di martedì 10 gennaio) il bilancio 2022 dovrebbe chiudere con incassi nell’ordine di 60.000 euro (sessantamila!), a fronte dei 140.000 euro del bilancio 2021… Arduo trovare nel vocabolario aggettivi che non siano insultanti, per commentare un simile andamento.

Peraltro, a novembre Cdp comunicava al Ministero della Cultura la situazione ipercritica e domandava se lo Stato ha intenzione di ri-finanziare l’impresa.

La risposta del Ministro in carico è stata negativa.

“Le cifre su ItsArt sono chiare: a fronte di un investimento di 10 mln di euro, noi abbiamo avuto abbonamenti per circa 200mila euro. Non ci voleva tanto a capire che un’operazione del genere avrebbe richiesto ben altri sforzi e risorse. Quindi non potevo fare altrimenti”. Così ha detto ieri il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, in audizione presso le Commissioni riunite Cultura di Camera e Senato, in merito alla chiusura della piattaforma.

Verosimilmente, se fosse ancora Dario Franceschini a guidare il Collegio Romano, la piattaforma sarebbe stata ri-finanziata, nella convinzione (illusione) che una simile “start-up” ha necessità di alcuni anni per andare in pareggio: il che, in teoria, è vero, ma sempre che il business-plan sia basato su dati incontrovertibili. Il che, nel caso, di ItsArt, non era!

Un’incerta avventura durata 2 anni soltanto

L’avventura è quindi durata soltanto 2 anni: ItsArt spa era stata costituita il 22 dicembre 2020; il 29 dicembre 2022, sono cessati gli amministratori, ed è stata aperta la pratica di scioglimento e liquidazione, con la nomina dei liquidatori.

Il personale, al 31 dicembre 2021, era composto da 23 persone, di cui 18 dipendenti di ItsArt (1 dirigente, 5 quadri e 12 impiegati) e 5 risorse in distacco contrattuale da Cdp a supporto della fase di start up. II 29 aprile 2022, l’Assemblea dei Soci approva il bilancio 2021 di ItsArt, ma si registra l’astensione di Chili. E ciò basti.

A fine 2022, anche se non ci sono ancora dati ufficiali, le perdite di ItsArt sarebbero state nuovamente nell’intorno dei 7 milioni di euro. In pratica, tutta la dotazione di 18,1 milioni di curo è stata graziosamente bruciata.

Simone Cosimi, in un articolo pubblicato ieri 12 gennaio da “Wired”, così sintetizza: “il bilancio parla chiaro: ItsArt non è praticamente esistita, non la conosceva né usava nessuno, non aveva alcun senso commerciale né alcun indirizzo artistico o editoriale. Dunque ha solo speso (tutto quello che aveva in cassa) e ricavato briciole”.

Il 16 luglio 2022, su “Milano TodayAlfredo Faieta aveva scritto: “il fallimento della Netflix italiana (ma c’è chi ci guadagna). ItsArt registra una perdita di 7,5 milioni di euro a fronte di un fatturato di 250mila euro. Franceschini disconosce la creatura del ministero, mentre gli unici a guadagnare dall’operazione sono stati i tipi di ChiliTv, creatura di Stefano Parisi”…

La girandola del management di ItsArt

Che l’avventura avesse registrato un percorso in salita, denso di difficoltà e contraddizioni, è confermato dalla “girandola” del management (ricostruita con cura da Claudio Pezzotta su “Italia Oggi” del 7 gennaio scorso):

  • nel maggio 2021, il Presidente era Antonio Garelli (espressione di Cdp) e l’Amministratore Delegato Giano Biagini (espressione di Chili);
  • nell’ottobre 2021, a soli cinque mesi dalla messa online della piattaforma, ItsArt già cambia management: Giorgio Tacchia (espressione di Chili) viene nominato presidente e Guido Casali (ex manager di Sky) diventa Amministratore Delegato su indicazione di Cdp;
  • nel gennaio 2022, Guido Casali si dimette dall’incarico, e viene sostituito con Andrea Castellari, la cui nomina ad Amministratore Delegato diventa formale nel maggio 2022;
  • nel giugno 2022, anche Giorgio Tacchia lascia la poltrona di Presidente, poiché, come già visto in fase di approvazione del bilancio 2021, Chili è in disaccordo con l’andamento di ItsArt (la piattaforma non ha contenuti interessanti ed esclusivi da veicolare e quindi fatica a decollare); al suo posto, viene nominato Ferruccio Ferrara;
  • nel giugno 2022, il nuovo Amministratore Delegato Andrea Castellari chiama accanto a sé un manager di lungo corso come Fabrizio Piscopo, per guidare la divisione commerciale e occuparsi della raccolta pubblicitaria di ItsArt; Piscopo lascia l’incarico a fine luglio…

Ci si domanda come sia possibile che, durante la gestazione e nei primi mesi del lancio, nessuno di questi dirigenti apicali si fosse reso conto di quanto il business-plan fosse basato su analisi di scenario e studi di mercato errati. Hanno accettato l’incarico ad occhi chiusi, a scatola chiusa, attratti semplicemente dai compensi manageriali?!

Dalla relazione inviata da Cpd al Mic emergerebbero peraltro anche cifre inquietanti: 190mila euro all’anno per gli emolumenti del Consiglio di Amministrazione (che ha cambiato nell’arco di due anni – come abbiamo segnalato – due presidenti e tre amministratori delegati); consulenze per 1,8 milioni di euro all’anno…

Insomma, “qualcuno” ci ha certamente guadagnato…

Le reazioni della politica…

Si intona quindi il requiem.

Analizziamo le reazioni della politica.

Non abbiamo intercettato nessuna reazione da parte dell’ex Ministro Dario Franceschini.

Secondo il senatore leghista Roberto Marti, Presidente della VII Commissione permanente di Palazzo Madama – Cultura, Patrimonio Culturale, Istruzione Pubblica – chiudere ItsArt era “un dovere”: “pochi utenti, molte spese, contenuti neppure esclusivi: chiudere ItsArt, la tv di casa Franceschini, era un nostro dovere. La cultura deve essere davvero alla portata di tutti e non appannaggio di una èlite. Un concetto che viene spesso inneggiato dal Pd, ma, stando ai fatti, solo a parole”.

Sintonico anche il Presidente della Commissione Cultura della Camera, il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone: “bene ha fatto il governo Meloni a mettere in liquidazione ItsArt: il progetto fallimentare voluto da Franceschini è stato da sempre denunciato da Fdi con numerosi atti sottolineando – come già fece il cda Rai con Rossi e Salini che negò l’inclusione della Rai – come rappresentasse un progetto di business superato, rispetto il potenziamento di RaiPlay sul modello inglese della Bbc o pubblico-privato francese, aggregando le produzioni nazionali su un’unica piattaforma in grado di competere con gli over-the-top. Eravamo l’unica voce a denunciare l’uso di denaro pubblico per ItsArt l’ennesimo esempio del fallimento del centrosinistra”.

La Slc Cgil, nella persona del Segretario Generale Riccardo Saccone, ha chiesto l’apertura di un “confronto”, dopo la notizia della liquidazione di ItsArt: “con la notizia della messa in liquidazione della piattaforma che sarebbe dovuta diventare la ‘Netflix della cultura italiana’, si chiude una vicenda sulla quale già a suo tempo avemmo modo di esprimere tutti i nostri dubbi. In particolare, sulla estemporaneità di un progetto che, pur partendo da una esigenza condivisa, la creazione di un luogo che potesse veicolare i tanti patrimoni della cultura italiana, appariva da subito più come una operazione avulsa da qualsiasi progettualità complessiva. E ricorda il debole rapporto tra ItsArt e Rai: “del resto parlare di strumenti per veicolare e promuovere la cultura del Paese, senza aprire un ragionamento sul ruolo di un’azienda quale la Rai, tradiva già la scarsa lungimiranza del progetto, i cui risultati aziendali tutt’altro che lusinghieri sono sotto gli occhi di tutti. Ora apprendiamo della decisione del Ministro Sangiuliano. È l’inizio di un ragionamento diverso o siamo semplicemente davanti a un ennesimo episodio di ‘spoil system’? Chiudiamo l’esperienza di ItsArt per aprire un confronto serio sui luoghi e gli strumenti di produzione e promozione della cultura del Paese, a partire dal futuro della Rai, o lo facciamo semplicemente perché figlia “del governo precedente” e in forza degli scarsi risultati oggettivi?”. Conclude Saccone: “chiediamo pertanto un immediato confronto col Ministero della Cultura, a partire dai risvolti occupazionali di questa decisione e che apra finalmente un ragionamento complessivo sugli strumenti di produzione e promozione della cultura a partire dal ruolo della Rai nella rivoluzione digitale del Paese”.

Si chiude un altro “carrozzone di Stato”?

Non ci associamo a chi sostiene, con facile retorica, che così finalmente si chiude un altro “carrozzone di Stato”…

Non ci associamo a chi, con comoda demagogia, associa l’avventura di Dario Franceschini ad un altro flop ormai storico, qual è stato il progetto di portale nazionale per la promozione del turismo, quel “Verybello.it”, che avrebbe dovuto rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo e attirare milioni di turisti, ma che fu chiuso dopo mesi….

Sarebbe interessante un’analisi storica di queste intraprese, ma ognuna di essa ha specifiche caratteristiche, e non è corretto fare di ogni erba un fascio.

Condividiamo le tesi di Riccardo Saccone: questa “morte” di ItsArt dovrebbe stimolare una riflessione seria e profonda, che deve riguardare in primis il futuro della Rai: fin dai primi mesi di vita, molti (incluso chi cura questa rubrica) auspicavano una “relazione” con Rai ed in particolare con RaiPlay… Sostiene l’esponente della Slc Cgil l’esigenza di “aprire un confronto serio sui luoghi e gli strumenti di produzione e promozione della cultura del Paese, a partire dal futuro della Rai”.  

Ma – come abbiamo (ri)denunciato anche ieri su queste colonne – del “futuro della Rai” sembra non interessarsi veramente nessuno, in queste settimane, tra “contratto di servizio 2023-2027” prorogato a fine settembre 2023 e composizione della Commissione di Vigilanza Rai in alto mare (vedi “Key4biz” di ieri 12 gennaio 2023, “Scandali Rai: contratto di servizio nel mistero e Commissione Vigilanza non ancora composta”).

Le ragioni del fallimento del progetto ItsArt vanno rintracciate in una serie di concause, di cui le seguenti sono quelle che riteniamo più gravi: le modestissime dimensioni di investimento non hanno consentito una promozione adeguata all’iniziativa (pochissimi italiani ne conoscevano l’esistenza) né l’acquisizione di una “library” stimolante (elemento invece essenziale di una simile iniziativa); la piattaforma consentiva acquisti soltanto su singoli titoli e quindi senza una politica di fidelizzazione dell’utente attraverso un abbonamento (come con Sky e Netflix); il catalogo non presentava titoli particolarmente attraenti, e peraltro una parte era già disponibile gratuitamente sulla piattaforma RaiPlay (un vero paradosso)…

Nubi anche su Cinecittà Luce?! La Corte dei Conti segnala al Ministero della Cultura criticità nella gestione dei fondi del Pnrr

Sullo scenario dei possibili “fallimenti della mano pubblica”, nei giorni scorsi, emerge – secondo alcuni – anche un’impresa ben più consistente, qual è Cinecittà: c’è chi (profeta di sventura?!) sostiene che il flop di ItsArt potrebbe rappresentare semplicemente l’anticipazione di un “crash” latente (ovvero di una pericolosa mina vagante) di ben altre dimensioni, considerando che Cinecittà ha iniziato a beneficiare dei finanziamenti del “Recovery Plan”, nella cui economia il Governo ha destinato ben 300 milioni di euro.

Alcuni osservatori sostengono che anche il “business plan” del rilancio grande – anzi della radicale rigenerazione – degli “studios” di Cinecittà Luce guidati da Nicola Maccanico (Ad) e Chiara Sbarigia (Presidente) sarebbe basato su analisi di scenario e studi di fattibilità piuttosto approssimativi e caratterizzati da un ottimismo infondato

Noi, da ricercatori ed analisti e giornalisti investigativi, ci auguriamo veramente che così non sia.

In effetti, gli amministratori di Cinecittà hanno sostenuto tante volte che molte società straniere bussano con insistenza agli studios di Via Tuscolana, e che i business-plan è evidentemente ben fondato, su dati oggettivi della domanda (reale, non potenziale) da parte del mercato internazionale dell’audiovisivo.

Questi documenti non sono però mai stati resi di pubblico dominio, e quindi non è possibile approfondire tecnicamente la questione.

Quel che è certamente emerso pubblicamente nei giorni scorsi è la notizia di una presa di posizione della Corte dei ContiSezione Centrale di Controllo sulla Gestione delle Amministrazioni dello Stato – che ha rilevato criticità nella gestione dei fondi del Pnrr da parte di Cinecittà, come emerge da una deliberazione del 19 dicembre 2022 pubblicata il 30 dicembre 2022 (firmata dai magistrati Giuseppina Veccia come estensore e Massimiliano Minerva come Presidente). La Corte conclude invitando il Ministero della Cultura: “Il Ministero della Cultura è invitato a riferire, nel termine di giorni trenta dal ricevimento della presente deliberazione, sulle misure che ha inteso adottare per osservare le raccomandazioni impartite e pervenire alla rimozione delle criticità segnalate”.

Qui ci limitiamo a segnalare come si è espresso in materia il già citato Responsabile Cultura nonché Presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone: “le criticità rilevate dalla Corte dei Conti sugli investimenti Pnrr su Cinecittà erano già state individuate nel corso del ciclo di audizioni tenutosi in Commissione Cultura nello scorso mese, che ha svolto il ruolo di vigilanza del Parlamento: quello emerso è un ‘pasticciaccio’ – come lo ha chiamato la stampa – causato da Franceschini e dal suo gabinetto, che rischia di farci perdere milioni di euro già stanziati. Potrebbero essere a rischio i futuri obiettivi: manca un sistema di tracciabilità e sono stati realizzati acquisti come dei terreni edificabili. Inoltre, mancano procedure per il raggiungimento di alcuni obiettivi. Convocheremo Maccanico in audizione affinché possa spiegare cosa è avvenuto”…

Le critiche di Federico Mollicone a Cinecittà Luce ci ricordano molto quelle che a suo tempo espresse nel corso del tempo su ItsArt

Come dire? Anche in questo caso, semplici conati di “spoil system” o desiderio di verificare la vera verità nella gestione dei danari pubblici nel sistema culturale?!

Torneremo presto sulle vicende di Cinecittà, ma veramente speriamo che l’esperienza tremenda (e deprimente) di ItsArt sia anni-luce lontana da quel che sta vivendo Cinecittà

Latest news (esclusiva IsICult/Key4biz): Goffredo Bettini (potente esponente del Partito Democratico) si è dimesso dal Cda di Cinecittà. Potrebbe essere il primo segnale di un rimescolamento di carte nella “governance” di Via Tuscolana, in un’ottica “spoil system”…

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”  

Digesto degli articoli dedicati da IsICult / Key4biz alla piattaforma “ItsArt”

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