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Il “dossier Cinecittà”, 32 milioni di euro per la formazione. Ma la Corte dei Conti chiede chiarezza

Cinecittà Istituto Luce

Cinecitta

Il “dossier Cinecittà” merita attenzione – anche nei suoi ultimi aggiornamenti – per almeno tre ordini di ragioni (strutturali e comunicazionali), che lo mettono in evidenza come caso “culturologico-mediologico”:

Le fasi della vicenda Corte dei Conti “vs” Cinecittà spa

Procediamo con ordine, ricostruendo la vicenda (in ordine cronologico ascendente):

In sostanza, il progetto LuceLabCinecittà gode della benedizione governativa, ovvero – almeno – di una delle anime politiche del Collegio Romano, la componente leghista del Ministero. 

Quegli 8,6 milioni di euro di cui alla dichiarazione della Sottosegretaria Borgonzoni sono evidentemente una tranche di quei 32 milioni di euro destinati alla formazione richiamati da “La Verità”. I giudici contabili scrivono che, per quanto riguarda la parte formativa della Fondazione Centro Csc, “mancano i progetti specifici” di quelli che il quotidiano diretto Maurizio Belpietro da definisce addirittura “corsi fantasma”…

Nell’ultima edizione di “Fortune Italia Entertainment”, la Presidente Chiara Sbarigia racconta con entusiasmo la progettualità di LuceLabCinecittà, l’iniziativa per la formazione nel cinema, fortemente sostenuta anche dalla Sottosegretaria. Iniziativa che vede coinvolte alcune realtà istituzionali e private del settore, come l’Associazione Nazionale Scenografi Costumisti e Arredatori, il Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc), la Fondazione Maxxi, la società di produzione e animazione Raimbow Cgi e lo Studio Legale BeLaw dell’avvocatessa Barbara Bettelli

Per la prima volta all’interno dei mitici Studios di Cinecittà, dove sono stati girati storici kolossal come ‘Cleopatra’ di J.L. Mankiewicz fino al cinema onirico di Federico Fellini, sarà possibile fare formazione imparando”, scrive Manuela Caserta su “Fortune”. “L’avvocato – racconta Sbarigia – è, suo malgrado, considerata forse la figura professionale meno sexy di tutto il comparto. Ma, se si pensa al cinema, è il vero trait d’union tra la produzione e il mercato, e non solo”. Qual è lo scopo del progetto? “Mettere insieme uomini e donne e competenze, consentendo soprattutto alle donne l’accesso ad alcuni mestieri dai quali sono state escluse per molto tempo”, sostiene la Presidente di Cinecittà. “L’intento è quello di portare a compimento una piccola rivoluzione. Non so se da qui ai prossimi dieci anni tutto questo potrà decretare un reale contributo per l’industria del cinema, perché il mercato muta molto velocemente. Sicuramente cercheremo di stare al passo facendo in modo che questo accada”. Stare al passo significa rivolgere uno sguardo attento alle nuove tecnologie e in particolare al “virtual production”: per questo, è stata coinvolta nel progetto la Rainbow, società italiana di produzione diventata famosa in tutto il mondo per le Winx, che formerà nuove figure di specialisti nell’uso e nell’utilizzo di software come Unreal Engine, originariamente utilizzato nel mondo dei videogame e diventato fondamentale nella produzione cinematografica. “Mi piacerebbe cercare di cambiare un po’ il sistema – dichiara Sbarigia – nel senso che qui non parliamo soltanto di cinema ma di multigeneri. Quando si parla di scenografia, dobbiamo tenere a mente che le scenografie dell’intrattenimento leggero fanno la differenza in termini di audience: senza scendere troppo nei tecnicismi, è lecito affermare che ogni comparto tecnico può fare la differenza applicato anche in altri settori oltre al cinema. Tra i mondi da connettere – continua – ci sono la videoarte, i mestieri antichi, l’archivio, le tecnologie nuove e realtà Vr, o come la Rainbow, dove ci sono persone che creano i costumi per i cartoni animati e quindi, di fatto, sono dei costumisti ai quali potrebbe portare un enorme vantaggio creativo avere un background sulla storia del costume”. È uno sguardo “a tutto tondo” quello contenuto nel progetto di LuceLab.

Il 2 dicembre 2022 (a distanza di tre giorni dalla pubblicazione della sentenza della Corte dei Conti), l’agenzia stampa Agi pubblica una lunga intervista alla Presidente Chiara Sbarigia, ed è curioso come sia l’intervistatrice (Ivana Pisciotta) sia l’intervista ignorino completamente la deliberazione della magistratura contabile: anche in questo caso, la Presidente manifesta grande entusiasmo per i corsi avviati ed avviandi.

Cinecittà ha aperto le iscrizioni ai primi corsi di formazione già dal 15 dicembre 2022. In cattedra, artigiani e maestri che hanno lavorato per celebrità e produzioni internazionali, che apriranno “bottega” per formare falegnami, decoratori, sarti, tagliatori, make-up artist, scultori e pittori, e rifornire così il mercato di nuove generazioni di maestranze nel solco della tradizione che tutto il mondo ci invidia…

Sulla carta, tutto molto bello. Ma, nella sostanza, è stato studiato il mercato del lavoro cui punta LuceLabCinecittà?!

Sulla carta, senza dubbio interessante. 

Anzi – come canta Fabio Rovazzi – “tutto molto interessante”…

Nella sostanza, però, ci si interroga: è stata effettuata una ricerca di mercato ed uno studio di settoreche attestino (dimostrino) che esiste una effettiva domanda di queste professionalità?! 

E, tra il tecnico ed il professionale… non è sufficiente la quantità di professionisti che vengono sfornati dal Centro Sperimentale di Cinematografia, senza dimenticare l’Istituto Cine-Tv “Roberto Rossellini” (istituto di istruzione superiore statale) e dai tanti “master” (e “masterini”…) proposti dalle università, e finanche quel che uscirà fuori da un’altra iniziativa promossa dalla maggiore associazione del settore (l’Anica presieduta da Francesco Rutelli) qual è l’Anica Academy (affidata alla Segretaria Generale dell’Anica, Francesca Medolago Albani)?!

Ancora una volta, si teme che si proceda… nasometricamente, senza analizzare il rapporto tra “offerta” e “domanda”. Un po’ come avvenuto, ormai molti anni fa, allorquando si registrò il boom delle facoltà di Scienze della Comunicazione, per poi presto rendersi conto che si stava alimentando una grande bolla: per quanto il sistema dei media chiedesse figure professionali ben formate, il rapporto tra quel che usciva dalle università e quel che il mercato poteva realmente assorbire era tale da produrre una inquietante frustrazione in migliaia di neo-laureati…

Un sistema drogato dall’assistenzialismo di Stato

In effetti, si assiste ad una qual certa diffusa “retorica dell’industria cinematografica e audiovisiva”: si tende ad enfatizzare come il “sistema” stia crescendo, ponendo l’attenzione soprattutto sulla quantitàdi opere che l’Italia sta producendo. Anche le sale cinematografiche restano per lo più vuote…

In verità, si tratta semplicemente del risultato di una enorme iniezione di risorse pubbliche nel sistema, se è vero che nel 2021 – come ha sostenuto l’allora Ministro Dario Franceschini – sono stati messi a disposizione ben 750 milioni di euro… 

Il risultato?! Una sovra-produzione di film, la quasi totalità dei quali non esce nei cinematografi, non viene trasmessa in televisione, non viene offerta dalle piattaforme…

Si tratta di un sistema “drogato” dall’assistenzialismo pubblico. 

Un sistema che – certamente – richiede forza-lavoro (tanta) e professionalità (meglio se) qualificate, ma che è avvitato su stesso

Se il Ministero staccasse la spina, si assisterebbe ad uno scoppio della bolla artificialmente alimentata.

Tutto ruota intorno infatti al sostegno pubblico: la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, sabato 7 gennaio 2023, in un’intervista al quotidiano “Il Giornale”, si vantava del gran sostegno alla produzione grazie al tax credit: “viaggiamo a una media di 700/800 titoli l’anno che richiedono il tax credit”. Ma Lucia Borgonzoni si domanda che fine fanno le opere prodotte grazie ai benefici del “tax credit” accordati, opere per la gran parte… invisibili ai più?! 

I rilievi della Corte dei Conti nei confronti di Cinecittà e del Ministero della Cultura

Torniamo ai rilievi della Corte dei Conti: il “focus” è sulla “Misura 3.2” del “Pnrr”, denominata “Progetto Cinecittà”. 

Risorse complessivamente stanziate: 300 milioni di euro da impiegare su alcune linee d’intervento. I fondi sono destinati al potenziamento degli studi cinematografici di Cinecittà, ed allo sviluppo delle attività di produzione e formazione del Centro Sperimentale di Cinematografia…

Sia consentito osservare che su questa quantificazione budgetaria (i 300 milioni di euro) e sulla sua articolazione (260 milioni a Cinecittà, 40 milioni al Csc), chi redige questa rubrica IsICultilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz” è stato tra i pochi ad aver manifestato perplessità, per una qual certa genericità nella descrizione dell’intervento prospettato: si rimanda, in tempi non sospetti, a “Key4biz” del 15 gennaio 2021, “Recovery Plan, 300 milioni per il rilancio di Cinecittà”; a “Key4biz” del 18 giugno 2021, “Rai e Cinecittà, piani futuri opachi e sempre avvolti nella nebbia”; a “Key4biz” del 25 giugno 2021, “Raggi di luce nell’oscurità, segnali di trasparenza da Cinecittà”, ed ancora “Key4biz”…

L’investimento di 300 milioni di euro del Pnrr a favore di Cinecittà si pone come obiettivi principali:

  1. rafforzare gli studi cinematografici di Cinecittà gestiti da Istituto Luce Cinecittà srl (poi divenuta nel 2021 “società per azioni”, ovvero Cinecittà s.p.a., nota nostra) per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva, aumentare l’attrattività delle grandi produzioni nazionali, europee e internazionali;
  2. promuovere le attività della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc) attraverso lo sviluppo di infrastrutture (“virtual production live set”) per usi professionali e didattici, attraverso la digitalizzazione del parco macchine, attraverso il rafforzamento delle professionalità e delle competenze nel settore audiovisivo legate alla transizione tecnologica;
  3. valorizzare la produzione di servizi dell’Istituto Luce Cinecittà per la tutela del patrimonio digitale audiovisivo minimizzando il rischio di danneggiamento o perdita irreversibile delle collezioni.

Il 5 maggio del 2022, l’Amministratore Delegato di Cinecittà Nicola Maccanico spiegava che, dei 300 milioni del “Piano Nazionale di Ripresa Resilienza” assegnati a Via Tuscolana, 65 milioni di euro sarebbero stati allocati per il nuovo sito a Torre Spaccata (di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti – Cdp), e 40 milioni per il Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc).

Più esattamente, questi i “numeri” dati da Maccanico: “sul sito attuale, spenderemo 195 milioni di fondi Pnrr, sul totale dei 300”. Questi 195 milioni sarebbero così distribuiti: “110 serviranno per aumentare la capacità produttiva, per l’innovazione tecnologica e la sostenibilità, 50 per la riqualificazione e 35 per la cultura e formazione”.

Ulteriore dettaglio su terreni e studi: “il terreno di Torre Spaccata permetterà a Cinecittà di fare un ulteriore salto di qualità. Sarà allargato il perimetro di Cinecittà e rafforzata questa zona di Roma. La centralità di Torre Spaccata prevede 57 ettari, di cui 49 di proprietà di Cdp e 7,2 di privati, per un totale di 187mila metri quadrati di Sul, di cui 156mila con diritti edificatori privati e il resto pubblico. Con Cdp abbiamo firmato solo un preliminare e ipotizzato di opzionare 31 ettari, per 81mila metri quadrati di Sul. I restanti 26 resterebbero di Cdp. Ognuno svilupperà un progetto sulla sua parte che sarà presentato in modo unitario. Per la nostra parte, posso dire che 15 ettari saranno usati per 8 nuovi teatri di posa, ma potrebbero essere di più. Gli altri 16 saranno terreno vergine lasciato per scenografie all’esterno, removibili”, ha spiegato nel maggio scorso l’Ad di Cinecittà spa.

I rilievi della Corte dei Conti: deficit di pianificazione, programmazione, monitoraggio, rendicontazione e controllo

Scrive la Corte, impietosamente, il 19 dicembre 2022: dalla sua istruttoria, sarebbe emersa “la mancata adozione da parte delle strutture ministeriali degli atti che avrebbero dovuto produrre”. 

E si legge che Cinecittà avrebbe cercato di spacciare i progetti già in corso a Via Tuscolana per quelli del Pnrr: “i progetti in essere dovrebbero includere solo quelli avviati nel periodo compreso tra il 1° febbraio 2020 e la data di adozione del Pnrr”. 

I magistrati quindi erano certi di trovare quella che definiscono “l’imprescindibile elaborazione, da parte del ministero titolare, di una pianificazione e programmazione ex ante, corredata da quadri economici finanziari di dettaglio, degli interventi destinati a costituire il contenuto di ciascuna delle linee di azione”. 

Ed invece si sono ritrovati documentazione che non permetterebbe la possibilità di distinguere tra i vecchi e i nuovi progetti per gli “studios”! 

Il che avrebbe “reso impossibile il monitoraggio, la rendicontazione e controllo delle spese” nonché “la relativa separazione rispetto alle spese correnti”. E continuano: “l’assenza di un quadro economico-finanziario per i singoli interventi rileva negativamente anche sotto il profilo contabile”.

E ancora: “Tale operazione non appare rispondente ai principi di separazione contabile e agli obblighi di assicurare la completa tracciabilità delle operazioni e la tenuta di una apposita codificazione contabile per l’utilizzo delle risorse del Pnrr, secondo le indicazioni fornite dal ministero dell’Economia e delle Finanze”.

La questione – secondo alcuni – ruota soprattutto attorno al “soggetto attuatore” dei progetti, che l’allora Segretario Generale del Ministero della Cultura Salvatore Nastasi (dall’ottobre 2022 divenuto Presidente della Società Italiana degli Autori e Editori – Siae) aveva indicato nella Direzione Generale per il Cinema e l’Audiovisivo (Dgca del Mic), guidata da un decennio dal Dg Nicola Borrelli

Secondo la Corte, era e dovrebbe essere la Direzione Generale Cinema e Audiovisivio “l’unica struttura attuatrice del Progetto, ascrivendole precisi compiti e conseguenti responsabilità”.

Di colpo, però, è passato tutto alla Cinecittà spa, società di proprietà del Ministero dell’Economia e Finanze, i cui diritti di socio sono esercitati dal Ministero della Cultura. 

Cinecittà spa, in un primo momento, era stata indicata nel progetto solo nella qualità di “organismo intermedio”: ovvero avrebbe dovuto solo “partecipare” all’attuazione. 

E quando il magistrato istruttore ha chiesto di conoscere lo stato di avanzamento dei progetti, dal Ministero hanno risposto “fornendo documentazione nella quale hanno trovato esposizione gli interventi deliberati da Cinecittà spa anche nella sua precedente veste societaria; costituiti da affidamenti per lavori e servizi in generale finalizzati alla riqualificazione e al rilancio del sito di Cinecittà”. 

E qui sono iniziati i problemi…

Una brutta grana, anche rispetto al rapporto con la Commissione Europea, che già aveva peraltro manifestato una qualche perplessità allorquando il Governo italiano prospettò i 300 milioni a favore di Cinecittà, nell’economia del “Pnrr”.

Emergono rilievi critici su più fronti: in sostanza “irregolarità” che rappresentano veramente una mina vagante… Si legge ancora, nella deliberazione della Corte dei Conti: “un controllo effettuato solo in via successiva, quale quello che le strutture ministeriali si accingono ora a svolgere, ben potrebbe comportare non solo un’inammissibilità delle spese a valere sulle risorse del Pnrr ma anche un accertamento di irregolarità ovvero di non riconducibilità delle attività già svolte al Progetto Pnrr, con conseguente inutilizzabilità delle stesse e pregiudizio delle successive fasi di realizzazione che da quelle dipendono, mettendo con ciò in serio pericolo il raggiungimento del milestone europeo della sottoscrizione dei contratti…”.

Emergono in tutta evidenza deficit di pianificazione, programmazione, monitoraggio, rendicontazione e controllo

La Corte usa anche espressioni come “non rispondente ai principi di buona amministrazione” e “non in linea con i principi di efficienza, efficacia ed economicità dell’impiego delle risorse Pnrr”…

Tra i tanti rilievi, anche “l’acquisto di una sala cinematografica al patrimonio della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, non previsto nel Piano comunicato in sede europea”. La Corte si riferisce al tanto decantato acquisto (perfezionato il 22 giugno 2022) dell’ex Cinema Fiamma da parte del Csc, la cui inaugurazione è prevista entro il dicembre 2023. Iniziativa benedetta, anche questa, dall’allora Ministro Dario Franceschini. La sala sarebbe stata acquistata per 3 milioni di euro, al netto delle spese di ristrutturazione. Anche in questo caso, voce in dissenso… soltanto una: quella dell’avvocato Michele Lo Foco (si veda “SprayNews” del 14 luglio 2022).

Conclusivamente: un vero disastro gestionale-amministrativo, per quanto la responsabilità possa essere “rimpallata” tra la Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero e Cinecittà Società per Azioni

La deliberazione della Corte del 19 dicembre 2022 reca la firma del magistrato Giuseppina Vecciacome Estensore e di Massimiliano Minerva, Presidente del Collegio del Controllo Concomitante presso la Sezione Centrale di Controllo sulla Gestione delle Amministrazioni dello Stato.

La Corte dei Conti ha richiesto al Ministero di riferire – ovvero di chiarire – entro 30 giorni. Ovvero entro il 2 febbraio 2023, tra una decina di giorni.

Sono ovviamente state sviluppate già interlocuzioni tra il Ministro Gennaro Sangiuliano e l’Ad Nicola Maccanico, ma l’audizione di domani giovedì 19 gennaio di fronte alla Commissione VII della Camera sarà determinante per capire se si tratta effettivamente di “una tempesta in un bicchiere d’acqua” (così sostengono gli ottimisti a via Tuscolana) o di un “un pericoloso tornado”, che potrebbe determinare anche la messa in discussione degli attuali vertici (c’è chi sostiene che Maccanico stia per gettare la spugna, puntando ad incarichi manageriali apicali in ambito televisivo, peraltro più remunerativi e meno stressanti), oltre a determinare – ben più grave – criticità nel flusso in itinere dei 300 milioni del “Recovery Plan”.

Cinecittà: bilancio 2020 di 45 milioni di euro (- 10 % rispetto al 2019) ma il 74 % deriva da contributi e sovvenzioni; 268 dipendenti…

Va anche opportunamente segnalato che il 15 luglio 2022, la stessa Corte dei Conti ha approvato la gestione dell’esercizio 2020 di Cinecittà Luce, e senza evidenziare rilievi di sorta. 

Questi i dati essenziali: il bilancio 2020 si è chiuso con una perdita di 1,7 milioni di euro (a fronte dell’avanzo 2019 di 423mila euro), una perdita contenuta rispetto ai 17,5 milioni di euro di perdita stimati in previsione di budget, grazie al miglioramento, nel secondo semestre 2020, dei ricavi da attività commerciali, dell’attenzione ai costi e soprattutto del contributo straordinario Covid da parte del Mibac, pari a 10 milioni di euro… 

Il “valore della produzione” è passato dai 49,5 milioni di euro del 2019 ai 44,6 milioni di euro del 2020 (- 9,8 %), a causa della riduzione dei ricavi da vendite e prestazioni (da 19 a 11 milioni di euro circa) a seguito degli effetti pandemici su tutte le aree di business della società, con un impatto più significativo su teatri e scenografie, eventi, mostre e bookshop… Non è questa la sede per una analisi critica del bilancio della s.p.a., ma è un dato di fatto che Cinecittà sopravvive grazie al corposo sostegno della mano pubblica: su 44 milioni di euro di valore della produzione, ben 33,2 milioni sono classificati come da “contributi e sovvenzioni”. Si tratta di un valore corrispondente al 74 % del totale del valore della produzione.

Da segnalare che la “forza-lavoro” di Via Tuscolana è così composta: il personale in servizio di Istituto Luce-Cinecittà s.r.l. al 31 dicembre 2020 risultava composto da 268 unità (262 nel precedente esercizio), di cui 3 dirigenti, 197 impiegati a tempo indeterminato, 15 impiegati a tempo determinato, 7 giornalisti e 46 operai. Il costo complessivo del personale nel 2020 ammonta a 17 milioni di euro, in aumento rispetto all’esercizio precedente del 9 per cento…

Va anche notato che, secondo il “Piano Industriale 2022-2026” di Cinecittà del novembre 2021, nell’esercizio 2022 i ricavi da attività commerciali dovevano essere di 25,6 milioni di euro, a fronte di 25,0 milioni di contributi e 3,2 milioni di ricavi altri. La previsione è stata raggiunta?!

La previsione per l’esercizio 2026 prospettava 44,7 milioni di ricavi commerciali nel 2026, a fronte sempre di 25 milioni di euro di contributi e sovvenzioni, con una sostanziale inversione dell’attuale rapporto proporzionale ricavi/sovvenzioni… 

Dovremo attendere l’approvazione del bilancio al 31.12.2022, per capire se Maccanico e Sbarigia sono stati realisti o ottimisti. Il bilancio deve essere approvato per legge entro il 30 giugno 2023, ma, data la situazione venutasi a determinare, sarebbe meglio se fosse approvato prima.

Un Consiglio di Amministrazione a rischio?

Intanto – come abbiamo segnalato in esclusiva su queste colonne – uno dei consiglieri più connotati politicamente, Goffredo Bettini, ha rassegnato le sue dimissioni dal Consiglio di Amministrazione.

Le dimissioni risalgono comunque al 19 settembre 2022, anche se nessuno sembra averci fatto caso: quindi coloro che hanno ipotizzato un nesso di “causa / effetto” tra la tempesta della deliberazione della Corte dei Conti e le dimissioni di Bettini sono caduti su una buccia di banana. Fatta salva l’ipotesi che Bettini, già da settimane, avesse maturato il convincimento che qualcosa andasse storto (… molto storto?!) nella “programmazione” di Via Tuscolana rispetto al Pnrr… 

Preveggente e lungimirante, Goffredo Bettini?! Se emergesse che siamo di fronte ad un bel flop della “nuova” Cinecittà, ovvero ad un grande crash della rigenerazione in atto, e finanche al rischio di blocco nell’erogazione dei 300 milioni di euro del Pnrr, l’esponente “dem” potrebbe vantarsi di esserne uscito fuori per tempo…

Quindi l’attuale C.d.A. di Cinecittà è così formato: Chiara Sbarigia (Presidente) nominata il 20 aprile 2021, a seguito delle dimissioni di Maria Pia Ammirati (che guida la Direzione Fiction della Rai dal novembre 2020, dopo aver diretto le Teche); in quella stessa assemblea, vengono cooptati come membri del Consiglio Nicola Maccanico (poi nominato Amministratore Delegato) e Federico Bagnoli Rossi (che è anche Presidente della Fapav, la cosiddetta Federazione Anti-Pirateria, ora denominata “Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali”) ed appunto Chiara Sbarigia (Presidente designato dal Ministero della Cultura), con mandato triennale, e quindi fino all’aprile 2024; resta in carica uno degli altri due consiglieri, Annalisa De Simone (fino a naturale scadenza, nel giugno del 2023), date le dimissioni di Goffredo Bettini…

Il 12 giugno 2020, erano stati nominati 3 consiglieri, con mandato triennale: Maria Pia Ammirati (poi nominata Presidente), Goffredo Maria Bettini, Annalisa De Simone (i maligni sostennero rispettivamente in quota Italia Viva / Partito Democratico / Movimento 5 Stelle). 

Il 21 aprile 2021, il Cda è stato integrato da Maccanico e Sbarigia e Bagnoli Rossi. Sbarigia è stata per decenni segretaria generale dell’Apa e Bagnoli Rossi è il Segretario Generale della Fapav. 

Quindi, entro pochi mesi, verranno verosimilmente nominati 2 nuovi consiglieri, al posto del dimissionario Goffredo Bettini e della consigliera Annalisa De Simone il cui mandato era stato definito (come per Ammirati e Bettini) “per 3 esercizi, sino alla data dell’assemblea per l’approvazione del bilancio al 31.12.2022”, e quindi verosimilmente entro il 30 giugno 2023 (anche se il bilancio 2022 potrebbe essere approvato anche prima, a marzo).

Goffredo Bettini “deus ex machina” di Cinecittà e della Fondazione Cinema per Roma?!

Rispetto a Bettini, merita essere ricordato uno scambio polemico avvenuto con il giornalista del settimanale “L’Espresso” Carlo Tecce nel settembre 2020: il giornalista accusava l’ex parlamentare di beneficiare, a Cinecittà, di un compenso non proprio compatibile con il suo vitalizio… In reazione, Goffredo Bettini scriveva al Direttore: “Non entro nel merito di come, nel corso di questi anni, la politica mi ha impoverito e non arricchito. E di come gran parte dei miei redditi sono stati destinati a persone in difficoltà. Sono vicende che riguardano solo me. E certamente non tolgono nulla al fatto che mi sento un privilegiato e ringrazio gli elettori e le persone che mi hanno permesso di ottenere tale condizione”. E precisava, “per quanto riguarda il ruolo di amministratore delegato di Istituto Luce – Cinecittà, qualora mi venisse proposto, dovrei svolgerlo senza alcun compenso”. In effetti, questo incarico era stato prospettato, ma poi non si concretizzò (e nell’aprile 2021 è stato chiamato a guidare la società come Ad Nicola Maccanico). Ma Tecce ri-contestava, richiamando il verbale del Cda del 12 giugno 2020: “Gentile Bettini, leggo dal verbale dell’assemblea degli azionisti della società Istituto Luce Cinecittà che porta la data del 12 giugno 2020: per il consigliere Goffredo Maria Bettini, si stabilisce un emolumento annuo lordo di 33.000 euro. Il compenso supera i 14.000 euro dell’altro componente del Cda (Annalisa De Simone, nota nostra) senz’altro per le importanti deleghe attribuite: la gestione della comunicazione istituzionale e commerciale nonché “delle riviste cartacee e digitali realizzate o da realizzare”.

Da ricordare anche una feroce polemica scatenatasi nel marzo del 2022 che vede lo stesso Bettini come “involontario” protagonista: a poche ore dall’annuncio della nomina di Paola Malanga (peraltro dirigente Rai) come nuovo Direttore Artistico della “Festa del Cinema di Roma” (con Gian Luca Farinelli neo Presidente della Fondazione – scelto dal Sindaco di Roma Roberto Gualtieri – succeduto a Laura Delli Colli), il direttore uscente Antonio Monda decise di commentare pubblicamente le condizioni che avevano portato al suo addio al festival capitolino, dando il via a una complessa e dura polemica. La sua posizione è stata espressa in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” dal titolo “I miei magnifici sette anni alla Festa del Cinema contro una squallida verità”: “sarebbe assurdo tacere su quello che da settimane scrive tutta la stampa: sul mio nome pesa il veto di un politico locale, perché ho contestato pubblicamente l’operato di una sua congiunta (Fabia Bettini, nota nostra). Ovviamente il politico dichiara di non interessarsi a questa vicenda e men che mai alle nomine, ma non esiste persona a Roma che non ne parli…”. Il riferimento di Monda era dichiaratamente rivolto a Fabia Bettini, fondatrice e co-direttrice della sezione autonoma della Festa del Cinema “Alice nella Città” (specializzata nel cinema per ragazzi), nonché sorella di Goffredo Bettini, co-fondatore del Festival stesso. Da parte sua Goffredo Bettini ha voluto rispondere punto su punto alle accuse in un lungo post su Facebook, prospettando di affidare ai suoi avvocati la tutela della propria immagine, dichiarandosi comunque del tutto estraneo alla gestazione delle nomine di avvicendamento ai vertici della Fondazione Cinema per Roma… Rispetto a queste nomine, va segnalato che Goffredo Bettini si dimise nel dicembre 2021 dal Cda della Fondazione Cinema per Roma (nel cui consesso sedeva in rappresentanza proprio di Cinecittà), per dimostrare – nelle sue intenzioni – il proprio disinteresse rispetto alle nomine in ambito culturale… 

Una vicenda assai tortuosa, tra intrecci e veleni, tra lobby e politica.

Nell’ultimo anno, innestati nell’organico Cinecittà 3 nuovi manager: Lucia Milazzotto (ex Mia), Maurizio Venafro (ex Regione Lazio), Marcello Giannotti (ex Rai)

Va comunque segnalato che nell’ultimo anno sono entrati a Cinecittà con incarichi dirigenziali tre professionisti: 

Tutti professionisti senza dubbio qualificati, ed incarichi assegnati – abbiamo ragione di ritenere – con procedure ad evidenza pubblica. Dirigenti peraltro con compensi allineati al loro inquadramento: Venafro 150.000 euro l’anno; Giannotti 120.000 euro; Milazzotto base fissa di 100.000 euro incrementabile del cinquanta per cento in funzione dei risultati…  

Lo scenario resta incerto, le perplessità crescono, ma è curioso che i media si disinteressino completamente del futuro di Cinecittà. 

Sembra quasi che gli “studios” di Via Tuscolano beneficino di una sorta di “immunità” politica alle critiche. Come si si trattasse di una sorta di “santa sanctorum” del sistema culturale nazionale… 

Anche testate come “il Fatto Quotidiano” o “La Repubblica” – generalmente sensibili su questi temi e ben critiche rispetto alla gestione dei finanziamenti pubblici – hanno completamente ignorato le problematiche denunciate dalla Corte dei Conti. Altresì dicasi, stranamente, per i quotidiani economici come “Il Sole 24 Ore” ed “Italia Oggi” e “MilanoFinanza”. Ribadiamo che le uniche testate giornalistiche che hanno affrontato la delicata questione dei rilievi della Corte dei Conti sono state “La Verità” il 3 gennaio 2023 (e poi ancora l’indomani), “Dagospia” ed “Il Secolo d’Italia” il 3 gennaio 2023, “Il Messaggero”  il 4 gennaio… Silenzio-stampa da parte di tutti gli altri media: veramente curioso. E non meno curioso: sulla questione Cinecittà, a parte il già più volte citato Federico Mollicone, non si è udita la voce di nessun altro esponente parlamentare e politico.

Si attende quindi con interesse l’esito dell’audizione dell’Ad di Cinecittà, Nicola Maccanico, prevista per domani giovedì 19 gennaio 2023, di fronte alla Commissione VII (Cultura, Scienza e Istruzione) di Montecitorio, presieduta appunto da Federico Mollicone (deputato e Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia). L’appuntamento, per l’audizione informale, è per le ore 13:30…

(continua…)

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”  

Clicca qui per la Delibera n. 26/2022 della Corte dei Conti – Collegio del Controllo Concomitante, “Progetto Sviluppo Industria Cinematografica (Progetto Cinecittà) – Pnrr – MC1C3 – 3.2”, adottata il 19 dicembre 2022, pubblicata il 30 dicembre 2022.

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