Lo studio

Idrogeno verde: fino al 2030 servono sussidi globali per 24 miliardi di dollari l’anno

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Per rendere l’idrogeno verde più competitivo dei combustibili fossili servono centinaia di miliardi di dollari di sussidi al settore per i prossimi dieci anni almeno, secondo un think tank tedesco, poi il volume della spesa dovrebbe diminuire con il calo dei costi di produzione. Ma rimane l’unica via praticabile ad oggi per decarbonizzare l’industria.

Idrogeno verde unica via

La decarbonizzazione è uno degli obiettivi strategici a livello mondiale più difficili da raggiungere durante questo secolo. Nel complesso rapporto tra emissioni inquinanti e loro assorbimento, la Cina, che da sola rappresenta il 28% delle emissioni globali, ha annunciato la propria neutralità climatica entro il 2060.

Gli Stati Uniti, da parte loro, con il 16% delle emissioni di CO2 globali, hanno annunciato la volontà di raggiungere le zero emissioni inquinanti entro il 2050 e la decarbonizzazione totale della rete elettrica entro il 2035. Anche l’Unione europea (9% delle emissioni globali di CO2) ha stabilito la propria neutralità climatica entro il 2050, con un obiettivo intermedio al 2035, quando di dovrebbero raggiungere tagli alle emissioni di almeno il 55%.

Per raggiungere questi traguardi così ambiziosi, quanto fondamentali per garantire a tutti un futuro migliore, si deve accelerare sulla strada dell’elettrificazione dei consumi e dell’economia di base, che di per sé non basta.

Per rendere anche l’industria pesante più sostenibile, come quella dell’acciaio, della navigazione e dell’aviazione, fino alla sua completa neutralità climatica, abbiamo bisogno di un altro “carburante”, ma pulito al 100%, che secondo molti esperti potrebbe essere l’idrogeno verde.

Quasi tutti riconoscono i grandi vantaggi insiti nello sfruttamento del green hydrogen, che funziona a zero emissioni, a patto che venga ricavato dall’elettrolisi verde, cioè alimentata da fonti energetiche rinnovabili, come sole, vento e forza dell’acqua.

I sussidi globali per renderlo competitivo

Il problema, secondo un articolo pubblicato su Bloomberg e relativo ad un nuovo studio del think tank tedesco Agora Energiewende, affinché l’idrogeno verde sia competitivo con i combustibili fossili, avrà bisogno da qui al 2030 di sussidi globali pari a 24 miliardi di dollari l’anno.

Successivamente al 2030, il volume di sussidi necessario per far sì che l’idrogeno verde sia più economicamente sostenibile degli altri combustibili fossili diminuirà gradualmente anno dopo anno.

Ovviamente, come spiegato nell’articolo, la domanda andrà aumentando notevolmente nel tempo e i costi andranno calando di pari passo, tanto che alcune imprese del settore in Danimarca e Germania puntano ad un mercato dell’idrogeno verde competitivo già entro il 2025.

Secondo recenti stime diffuse da Allied Market Research, il mercato mondiale dell’idrogeno verde raggiungerà i 10 miliardi di dollari di valore entro il 2028, con un tasso di crescita medio annuo (Cagr 2021-2028) del +55%.

La futura leadership europea

In questo nascente settore energetico, quello dell’idrogeno verde, l’Europa potrebbe giocare un ruolo di leadership già a partire dai prossimi anni.

L’Unione europea, nella sua strategia energetica, presentata l’anno passato, punta ad ottenere idrogeno verde per un milione di tonnellate entro il 2024 e per 10 milioni di tonnellate entro il 2030.

Più del 50% delle valli dell’idrogeno a livello mondiale si trovano in Europa e questo è già un punto di vantaggio straordinario in termini di competitività, innovazione e opportunità di crescita, senza contare le opportunità maggiori di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, che però necessitano di maggiore capacità di produzione rispetto ad oggi.