Key4biz

I pani e i pesci. Covid-19 e la moltiplicazione delle task force del governo

cyber-security

Quante “Task Force” sono state attivate in Italia, da quando s’è scatenata la pandemia covid-19?!

La conta non è agevole, anche se, su tutte, prevale certamente l’ultima arrivata, ovvero quella presieduta da Vittorio Colao, formata da 17 super-esperti cui si aggiungono il Capo Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli ed il Commissario Straordinario Domenico Arcuri, ovvero un comitato di ben 19 persone, che si è riunito operativamente per la prima volta nel pomeriggio di ieri martedì 14 aprile.

L’iniziativa è stata annunciata nel controverso “discorso alla nazione” – anzi, ad esser accurati (come ha precisato l’Ufficio Stampa di Palazzo Chigi), nella “conferenza stampa” – del Presidente Giuseppe Conte nella sera di venerdì 10 aprile. Il Premier ha annunciato che si avvarrà di un “Comitato di esperti in materia economica e sociale”. Il Comitato avrà il compito di elaborare e proporre misure necessarie a fronteggiare l’emergenza, e per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive.

Il Comitato opererà “in coordinamento” con il Comitato Tecnico Scientifico, attivo dal 3 febbraio 2020 presso il Dipartimento della Protezione Civile (che sempre dalla Presidenza del Consiglio dipende). 

Le reazioni rispetto a questo novello “comitato” sono state variegate: c’è chi si è posto un quesito metodologico, formale e sostanziale, su quali siano stati i criteri selettivi (imperscrutabili, a discrezione del “Principe”)… c’è chi si è giustamente domandato se un organo così delicato – pur sempre consultivo ma anche propositivo – non dovesse essere formato dopo un opportuno dibattito parlamentare, con adeguato coinvolgimento delle opposizioni… c’è chi ha segnalato che emerge una prevalenza di economisti (una buona metà del totale), a fronte di altri esperti di altre discipline non meno importanti per la auspicata rigenerazione del Paese… c’è chi ha lamentato l’assenza di imprenditori e di esponenti della società civile… c’è chi ha denunciato che la componente femminile è minima (4 donne su 19)… c’è chi ha osservato che la composizione è pletorica (Romano Prodi ha dichiarato: “Colao va bene, decidere è il suo mestiere, ma una task force da 17 persone? Boh, io avrei detto 7”)… c’è chi teme – come sostenuto dal leghista Claudio Borghi – che questa “Task Force” rischi di divenire una sorta di “governo ombra”… Borghi ha dichiarato questa mattina in Aula a Montecitorio: “mi risulta che la prima discussione della Task Force istituita dalla Presidenza del Consiglio, non si sa in base a quale legge, si sia arenata sulla richiesta di immunità dei suoi componenti, rispetto alle decisioni che dovranno andare a prendere”…

Quel che è noto – perché così prevede il decreto governativo – è che questa eletta schiera non riceverà compensi, ma nessuno sa di quali strutture tecniche si avvarrà, dato l’impegnativo compito cui viene chiamata.

Se l’obiettivo delle “Task Force” dovrebbe essere quello di razionalizzare tecnicamente, di semplificare operativamente i processi decisionali, in queste settimane sembra invece di assistere ad una surreale proliferazione di organismi consultivi, che finiscono per rendere complesso quel che dovrebbero semplificare. Un vero paradosso!

La conta delle Task Force, nascono come funghi…

Le “Task Force” sembra nascano come funghi, in Italia, in questo periodo nel quale la pandemia viene spesso assimilata ad una “guerra”, e quindi prevale questa terminologia para-bellica, che il Dizionario Treccani ci insegna avere una precisa radice storica: “espressione in uso nelle marine militari, per designare un piccolo gruppo di diverse unità militari, di tipo complementare, destinato a compiere, sotto un comando unificato, una specifica missione autonoma di guerra”. Si noti la precisazione: “sotto un comando unificato”. Che in Italia sembra proprio mancare: è infatti la “catena del comando” a rivelarsi fallace, come dimostra la frequente asintonia tra Stato centrale e Regioni, anche rispetto alle misure più o meno draconiane di limitazione alla mobilità dei cittadini.

Nella conta delle “Task Force”, siamo arrivati almeno a quota 8 (otto!), al netto della “super-Task Force” di Colao:

L’unico “anello” di congiunzione tra queste Task Force sembra essere dato dalla già segnalata presenza del Capo Dipartimento Borrelli (che è a capo della Protezione Civile e quindi del Comitato Tecnico Scientifico) nella Task Force presieduta da Colao.

In particolare, va segnalata la latente concorrenza, anzi il latente conflitto, tra la “Task Force” presieduta da Colao e quella promossa da Pisano, dato che entrambe andranno ad affrontare la dimensione “digitale” delle tecniche di contenimento della pandemia e di “ricostruzione” del Paese.

Sul fronte privato, sono poi varie le “Task Force” costituite: Confindustria ne ha promossa una, che si pone come “punto di raccordo con gli attori istituzionali, per rispondere in maniera puntuale ed efficiente alle esigenze del Sistema associativo” (i membri sono 25)… La Confederazione Nazionale dell’Artigianato (Cna) non è stata da meno, e finanche con declinazioni territoriali (“Task Force” della Cna Roma, etcetera)… Addirittura l’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) ha istituito una “Task Force” promossa dall’Associazione Fondazioni Lirico-Sinfoniche – Anfols…

E l’elenco potrebbe continuare.

In argomento, è di ieri la notizia che il Governatore della Lombardia Attilio Fontana ha promosso un “Comitato dei Saggi” per discutere del post emergenza, composto dai rettori di Cattolica, Politecnico, Statale, Bicocca, Bocconi e dal Presidente del Comitato regionale di Coordinamento delle Università in rappresentanza di tutti gli atenei lombardi. Siamo lieti che non sia stato denominato “Task Force”…

Iperfetazione e Torre di Babele

Naturale sorge il quesito: se ne aveva proprio necessità, di questa pluralità di “task force”?!

Si tratta di una vera e propria “iperfetazione”, per mutuare il termine dal linguaggio degli architetti, o “superfetazione” che dir si voglia, secondo lo slang della biologia: in sintesi, una aggiunta sostanzialmente superflua, quasi un inutile fronzolo…

Stiamo assistendo ad una proliferazione paradossale di “nuova burocrazia” (in questo caso formata prevalentemente da esperti), remando contro quella che Sabino Cassese ha evocato come esigenza primaria della pubblica amministrazione italiana, ovvero “l’eliminazione dei procedimenti superflui”, spesso determinati da leggi scritte male, da regolamenti ancora più confusionali, da pareri, commissioni ed abbondanza di ceralacca (sebbene in versione digitale).

Sia ben chiaro, parafrasando Giuseppe Conte che richiama Ippocrate: è certamente bene procedere con “scienza e coscienza”, ma riteniamo che “la politica” debba avere la forza ed il coraggio di assumere le decisioni che le competono.

In queste settimane, si nutre piuttosto l’impressione che la politica senta l’esigenza di “schermarsi”, di trovare giustificazioni “tecniche” di fronte alla propria incertezza decisionale.

E nascono quindi “task force” a gogò, come se questo processo migliorasse automaticamente la qualità dei processi decisionali. Il che non è. Questa è confusione, non tecnocrazia.

Come abbiamo già segnalato più volte anche su queste colonne, il “sistema Paese” continua a mostrarsi – anche nell’emergenza – nel suo policentrismo e nella sua frammentazione, e quindi nell’assenza di coordinamento e dispersione di risorse.

Il disastro provocato da un federalismo mal applicato evidenzia drammaticamente quanto siano differenti le strutture sanitarie nelle diverse Regioni, ma il Governo non sembra essere in grado di riportare “ad unità” non soltanto la comunicazione istituzionale, bensì giustappunto il “decision making”.

Peraltro, questa proliferazione di comitati e commissioni, commissari e esperti, tecnici ed accademici, ha una conseguenza negativa a livello comunicazionale, perché ognuno di questi “soggetti” sente naturale l’esigenza di comunicare il risultato del proprio lavorio: e quindi si produce quella “infodemia” che arreca danno al Paese, una continua sovrapproduzione di dati, di analisi, di tesi, di informazioni, che provoca ulteriore confusione, in un circolo vizioso che si autoalimenta continuamente.

Si alimenta una vera e propria sindrome da “Torre di Babele”…

Abbiamo già segnalato come anche la Rai abbia completamente rinunciato ad un ruolo primario e trainante, che avrebbe potuto ben assumere – nell’interesse del Paese ed anche assolvendo al meglio la propria funzione di servizio pubblico – in questa vicenda, divenendo “la televisione istituzionale” della pandemia (vedi “Key4biz” del 3 aprile 2020, “La Rai e l’emergenza virus, cronaca di un’occasione mancata”).

La Task Force di Colao per ora tace: come comunicherà?!

Va dato atto che Vittorio Colao, per ora, si è mosso con prudenza. Delle attività della Task Force che presiede, non si ha notizia alcuna. È emersa soltanto, lunedì mattina, una dichiarazione di uno dei 19 componenti della Task Force, Filomena Maggino, Consigliere della Presidenza del Consiglio a capo della Cabina di Regia “Benessere Italia” (ah, qui c’è una… “cabina di regia”, seppur dalla semi-clandestina esistenza): “esiste la sensibilità e l’intenzione, in questo Governo, al non trascurare i più fragili, che purtroppo oggi vivono un disagio ancora maggiore”. Bene. Per il resto, assoluto “silenzio stampa”.

Lo stesso Capo Dipartimento Angelo Borrelli, nella sua rituale conferenza stampa delle ore 18, martedì pomeriggio (si era conclusa la prima riunione formale della “Task Force”, durata 4 ore, alla quale non ha partecipato il Premier) ha correttamente sostenuto che non riteneva possibile rivelare nulla dell’incontro: “oggi c’è stata un’altra riunione, la Task Force sta lavorando con grande impegno, ma non posso dire alcunché sui lavori di oggi: non sarebbe corretto fare alcuna rivelazione, sarà il Presidente della Task Force a decidere cosa, quando e come comunicare”.

Attendiamo anche noi – cittadini prima che giornalisti e ricercatori – di capire “cosa, quando e come”, Vittorio Colao deciderà di comunicare.

Non indifferente, in questa (sana) strategia di… “contenimento della infodemia”, che prima della riunione di ieri tutti gli esperti della “Task Force” abbiano dovuto firmare una dichiarazione che li obbliga alla riservatezza, anche in rispetto ad esigenze di sicurezza nazionale.

Va segnalato che vi è anche chi auspica che a Colao venga assegnato un qualche “potere”, e non soltanto un ruolo consulenziale. Peraltro, si ha notizia che la “squadra” sia stata formata giustappunto su scelta del Premier (e degli “uffici di diretta collaborazione” del Premier), e non è ben chiaro se sia stato determinante il parere dello stesso Colao. Il che sarebbe contraddittorio rispetto ad un manager che storicamente è stato abituato a scegliersi liberamente i propri collaboratori…

Non è poi da escludere che Colao sia un ministro “in pectore”: a Palazzo Chigi, questa ipotesi viene registrata con insistenza, al di là della proposta avanzata da Matteo Renzi di nominarlo “Ministro per la Ricostruzione”. Sulla prospettiva “ministeriale” di Colao, il leader del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha subito posto un paletto, sostenendo che “la scelta migliore è la terzietà”.

E si registra una comprensibile insofferenza anche da parte del Commissario Straordinario Domenico Arcuri, dapprima annunciato quasi come “salvatore della Patria” ed ora quasi ridotto a “ragioniere delle mascherine”. Arcuri ha “ridimensionato” il potere di Borrelli, ed ora Colao ridimensiona il potere di Arcuri…

Conclusivamente, quel che emerge – ahinoi, ancora una volta – è la terribile oscillazione tra improvvisate vocazioni decisioniste e continua frammentazione dei processi decisionali.

Manca sicuramente la capacità di portare a sintesi in una prospettiva transdisciplinare, umanistica, olistica, e manca una visione strategica di medio periodo, che consenta al Paese di superare al meglio l’emergenza pandemia, oltre la “fase 2”. 

Exit mobile version