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I dati di WhatsApp a Facebook: Antitrust e Garanti Privacy Ue affilano le armi

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Facebook rischia una multa fino all’1% del fatturato annuo per le contestazioni avanzate dalla Commissione Ue sulla carenza di informazioni fornite in occasione dell’indagine sul deal.

Facebook rischia una multa fino all’1% del suo fatturato annuo da parte dell’Antitrust Ue dopo l’accusa formulata dalla Commissione di aver fornito “informazioni fuorvianti” durante l’indagine preliminare sull’acquisizione di WhatsApp, approvata senza condizioni da Bruxelles nel 2014. Oggi la Commissione ha inviato un corposo dossier di obiezioni a sostegno della sua tesi, secondo cui il social media avrebbe fornito alle autorità europee informazioni incomplete e non corrette durante l’indagine preventiva sul takeover da 19 miliardi di dollari di WhatsApp conclusa nel 2014. “Adesso Facebook ha l’opportunità di rispondere”, ha detto il Commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager.

Di fatto Facebook rischia una multa di 179 milioni di dollari in base ai ricavi del 2015.

Il social network di Mark Zuckerberg ha tempo fino al 31 gennaio per rispondere alle contestazioni della Commissione, al centro delle quali c’è soprattutto il matching delle identità digitali e degli account degli utenti che fanno parte di entrambe le piattaforme. Un tema che prima del merger, secondo le autorità europee, non era stato sufficientemente chiarito dal Facebook, ma che già all’epoca, secondo l’accusa, era un elemento ben presente fra le motivazioni del deal e a questo punto sottaciuto volontariamente o per negligenza dall’azienda.

Intanto, prosegue su un altro binario parallelo il pressing dei Garanti Privacy europei nei confronti di WhatsApp e Facebook, per la condivisione dei dati della piattaforma di instant messaging con la casa madre. Dopo lo stop di ottobre imposto dall’Article 29 group, l’organismo che raccoglie tutti i Garanti Ue, alla condivisone dati a scopi pubblicitari dei cittadini europei, resta da capire se le due società continuino o meno a condividere dati personali di utenti ad altri scopi. Al momento, nonostante diversi solleciti ufficiali da parte dei Garanti Privacy europei, le due aziende non hanno chiarito a sufficienza se lo sharing stia continuando e in questo caso a quale scopo. Per questo è stata inviata una nuova lettera con richiesta di chiarimenti indirizzata alle due società con ulteriori domande sulla policy relativa alla privacy di WhatsApp.

Un altro aspetto critico riguarda la mancata nomina da parte di WhatsApp di un referente aziendale per la privacy nei diversi paesi della Ue dove vengono processati i dati personali degli utenti, come previsto dalla direttiva europea sulla protezione dati.

Una richiesta ribadita di recente in Olanda da parte del Garante nazionale in un caso che coinvolge la società.

Sono appunto il garante olandese e quello spagnolo a guidare il gruppo di lavoro delle autorità europee nei confronti di WhatsApp.