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Gigabit Infrastructure Act, critiche dall’Europarlamento alla proposta della Commissione Ue: ‘Favorisce gli incumbent’

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Il pacchetto di norme della Commissione Ue, comprensive di raccomandazione, non piace a Renew partito di maggioranza all'Europarlamento che chiede modifiche: 'La proposta favorisce gli operatori storici'.

In Europa si registra una presa di posizione significativa del gruppo Renew (che raccoglie fra gli altri Macron, Renzi, Calenda) contro il Gigabit Infrastructure Act, il pacchetto di norme con tanto di raccomandazione agli Stati membri per semplificare e rendere più veloce la realizzazione delle nuove reti in fibra.

In poche parole, l’interrogazione è molto breve e mette in evidenza alcuni punti chiave:

– la Commissione non ha fatto un impact assessment del nuovo regolamento, altrimenti perché non lo ha pubblicato?

– la Commissione non ha consultato per tempo e adeguatamente gli operatori e la filiera. In altre parole ha proceduto con una proposta senza chiedere il parere della industry, il che è un’operazione fuori dalla norma.

– la Commissione non ha adeguatamente coinvolto il Berec, l’organismo che raccoglie tutte le autorità di regolazione europee.

Le critiche arrivano dal gruppo di maggioranza, e questo va sottolineato. L’interrogazione peraltro ricalca in molti aspetti analoghe critiche già avanzate dall’Ecta, l’associazione che rappresenta i nuovi entranti e i principali operatori alternativi europei.

Il pacchetto di proposte della Commissione per la Gigabit Society contiene una raccomandazione, che non ha un valore vincolante ma rappresenta esclusivamente un parere che tuttavia viene di norma seguito dagli Stati membri. Curiosamente, la raccomandazione (Gigabit Reccomendation) ribalta l’impostazione del Codice Europeo delle comunicazioni elettroniche, che peraltro è una direttiva, su un punto molto sensibile: la deregulation della telefonia fissa. In altre parole, la Commissione dice che ogni volta che c’è un minimo si concorrenza, si può deregolamentare il mercato.

Questa proposta ha lasciato molto perplessi sia nelle modalità sia nel merito. In primo luogo, perché – come sottolineato dall’interrogazione – non è stata condotta una consultazione pubblica degli stakeholders, non è stata condivisa la valutazione d’impatto, che invece per le direttive è obbligatoria. E non è stata tenuta in debita considerazione l’opinione del Berec.

Nel merito, se tutti questi step fossero stati svolti non si sarebbe arrivati a questo tipo di raccomandazione perché sottrae potere alle autorità nazionali, nel nostro caso l’Agcom, e introduce un principio di deregulation che in realtà va a favorire gli incumbent. Perché ogni volta che in una città c’è un minimo di concorrenza sulla rete fissa, allora quel pezzo di rete è sottratto alla regolamentazione da parte dell’Autorità amministrativa indipendente. Questo di fatto favorisce l’incumbent, che essendo market maker si disegna il mercato come più gli conviene dal punto di vista tariffario.      

La Gigabit raccomandazione può svolgere un ruolo cruciale per guidare l’Europa verso la società Gigabit soltanto garantendo condizioni di mercato stabili e prevedibili ed in grado di attrarre investimenti. È essenziale quindi che, in coerenza con quanto stabilito dal Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, le autorità nazionali non siano private del loro potere decisionale e che siano messe nella condizione di tenere debitamente conto delle specificità dei mercati nazionali, per evitare una rimozione prematura della regolamentazione ex-ante che sarebbe dannosa per lo sviluppo e l’adozione di VHCN, nonché per il benessere dei consumatori.

Il rispetto della normativa primaria rappresentata dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, nonché la tutela degli investimenti realizzati e pianificati dagli operatori alternativi all’incumbent, appare essenziale al fine di mantenere e assicurare un effettivo sviluppo di una concorrenza basata sui meriti.

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