Mentre le Big Tech scommettono sul nucleare per alimentare i propri data center, è il gas naturale a riconquistare il centro della scena energetica globale. Nei prossimi cinque anni, infatti, questo combustibile continuerà a giocare un ruolo cruciale, coprendo una quota significativa della crescente fame di energia generata dall’elettrificazione dei consumi e dal boom dell’intelligenza artificiale.
In particolare, “Gas 2025“, l’ultimo rapporto di medio periodo dell’Agenzia internazionale dell’Energia, evidenzia tre settori emergenti a guida della domanda globale di gas naturale e GNL:
- trasporti,
- distribuzione di gas cittadino,
- energia per data center.
Insieme, questi segmenti potrebbero aggiungere oltre 70 miliardi di metri cubi (bcm) alla domanda annua globale, quasi quanto il totale del consumo di gas dell’India nel 2024, o circa un sesto della crescita prevista della domanda globale tra il 2024 e il 2030.
La nuova mappa energetica secondo l’IEA
Secondo le previsioni contenute nel nuovo rapporto dell’International Energy Agency (IEA), la domanda mondiale di gas naturale crescerà in media dell’1,5% l’anno tra il 2024 e il 2030, trainata soprattutto dalla regione Asia-Pacifico, ma con un’Europa che continua a giocare un ruolo tutt’altro che marginale.
L’Agenzia stima che questo incremento, pari a circa 380 miliardi di metri cubi di gas all’anno, sarà sostenuto da un’espansione senza precedenti della capacità di gas naturale liquefatto (GNL), alimentata principalmente dai nuovi impianti di liquefazione negli Stati Uniti e in Qatar. Questi ultimi forniranno oltre il 70% delle nuove capacità entro il 2030, consolidando la loro leadership nel commercio globale di GNL. Il Canada seguirà con il 9% e l’Africa con circa il 6%.
Un’ondata di nuove forniture che promette di alleggerire la pressione sui mercati internazionali del gas, garantendo maggiore sicurezza energetica. Tuttavia, dietro questa apparente boccata d’ossigeno, si nasconde una sfida cruciale, ovvero il rischio che la rinnovata centralità del gas possa rallentare la transizione energetica e compromettere gli obiettivi climatici globali.
In breve, la “non” notizia è che l’era del gas continuerà, almeno finchè l’offerta continuerà a tenere il passo. Ma la vera domanda è: a quale prezzo per il pianeta?
L’Europa e il gas
Nel vecchio continente, la domanda di gas continua a crescere. Secondo i dati dell’AIE, il consumo di gas nell’Europa OCSE è aumentato di quasi il 5% (pari a 15 miliardi di m³) su base annua nei primi tre trimestri del 2025.
Il picco si è registrato nel primo trimestre, quando il freddo intenso e la scarsa produzione da rinnovabili hanno spinto la domanda in su del 9%. Nei trimestri successivi la crescita è rallentata, ma non si è fermata, mantenendosi poco sotto l’1%.
Il settore elettrico è stato il vero motore dell’aumento, responsabile dell’80% della domanda aggiuntiva di gas. Il motivo? Un calo della produzione eolica e idroelettrica, che ha costretto molte centrali a riaccendere le turbine a gas.
Nel frattempo, i prezzi elevati hanno frenato l’uso industriale del gas, con consumi in calo soprattutto in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Spagna, dove i settori più colpiti restano raffinazione e fertilizzanti.
Gas, rinnovabili e domanda elettrica
L’aumento dei gradi-giorno di riscaldamento (+10% su base annua nel primo trimestre 2025) ha alimentato la domanda residenziale e commerciale, mentre il gas-to-power — ossia il gas usato per produrre elettricità — è cresciuto del 15%, pari a 12 miliardi di m³ in più.
Un balzo dovuto al calo della produzione rinnovabile, stimato al -3%: il solare è cresciuto del 20%, ma non abbastanza per compensare il calo del vento (-5%) e dell’acqua (-12%). In definitiva, per l’intero 2025, la domanda europea di gas dovrebbe aumentare del 3%, trainata dalla produzione elettrica (+10%). Nel 2026, però, la tendenza potrebbe invertirsi, con un calo stimato del 2%, man mano che le rinnovabili continueranno a espandersi.
L’ottimizzazione digitale della flotta globale
Ma la vera forza dell’espansione del GNL risiede nel trasporto marittimo. D’altronde, è grazie alle navi che l’Italia, nel 2024, ha importato oltre 5 miliardi di metri cubi di GNL dagli USA. All’inizio del 2025, la flotta mondiale di navi per il trasporto di gas naturale liquefatto (GNL) contava oltre 830 unità, tra grandi portacontainer, 52 unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (FSRU) e 79 navi di piccola scala e bunkeraggio. Insieme, queste imbarcazioni assicurano una capacità operativa superiore a 120 milioni di metri cubi di GNL.
Secondo la IEA, nei prossimi anni ci sarà una crescita senza precedenti in questa direzione. Entro il 2030, la flotta potrebbe arrivare a 1.100 unità, con un aumento della capacità complessiva di quasi il 40%, grazie a navi più grandi, efficienti e tecnologicamente avanzate. Oltre 350 nuove unità sono già in costruzione, sostenute da contratti a lungo termine, ma la rapida crescita del commercio globale di GNL potrebbe rendere necessari ulteriori ordini per evitare colli di bottiglia logistici.
Per mantenere un mercato resiliente fino al 2030, quindi, il Rapporto indica come indispensabili investimenti in ottimizzazione digitale, efficienza energetica e propulsione a basse emissioni, comprese soluzioni dual-fuel e potenzialmente adattabili all’idrogeno.
Un equilibrio sempre più fragile
Il futuro del gas si giocherà su un equilibrio sottile tra sicurezza energetica e sostenibilità ambientale. Se da un lato il GNL rappresenta una valvola di sicurezza per l’approvvigionamento globale, dall’altro rischia di cristallizzare la dipendenza dai combustibili fossili proprio nel momento in cui il mondo tenta di liberarsene.


