L’esito della consultazione pubblica dell’Agcom sul rinnovo delle frequenze in scadenza nel 2029 parla chiaro: la maggior parte delle telco – in primis quelle assegnatarie, e non potrebbe essere altrimenti – sono favorevoli al rinnovo delle dotazioni, con un prolungamento delle scadenze al 2037. Il tutto, in cambio di forme di accesso condiviso e impegni stringenti di copertura per la realizzazione del 5G standalone, che nel nostro paese è fermo al 2%.
Nuova consultazione Agcom sul rinnovo a gennaio
Un’opzione, questa, che sarà discussa ulteriormente con una nuova consultazione Agcom prevista per il mese di gennaio, per fissare i paletti di questi rinnovi, che non potranno essere totalmente automatici per un motivo semplice: lo spettro radio è un bene pubblico scarso e prezioso. Lo Stato non potrà rinunciare a cuor leggero agli introiti di un’asta competitiva, una modalità di assegnazione che in passato ha fruttato entrate pesanti per le casse dell’Erario. E dovrà tenere conto di tutti gli stakeholder.
Viene consolidato l’indirizzo verso il rinnovo dei diritti d’uso delle frequenze nelle bande 800, 900, 1400, 1800, 2100, 2600 e 3400-3600 MHz, nonché la proroga per la banda 28 GHz, fino al 31 dicembre 2037. Tale indirizzo, volto a garantire la continuità dei servizi e sostenere gli investimenti nel 5G Stand Alone.
Il rinnovo sarà quindi subordinato alla definizione di obblighi di copertura tecnicamente evoluti (che includano parametri di qualità quali latenza e densità di connessioni) e, secondo all’imposizione di un obbligo di accesso wholesale rafforzato (inclusivo di spectrum sharing e network slicing) a carico degli operatori con maggiore dotazione spettrale (Fastweb-Vodafone, Tim, Wind Tre) a beneficio dei soggetti con minore spettro e degli Mvno (operatori virtuali, ndr). Iliad è tra i soggetti a minore spettro, avendo 70 Mhz.
Levi (iliad): No al rinnovo automatico
L’operatore low cost ha già fatto sapere per bocca del suo ad Benedetto Levi di essere contraria ad un rinnovo automatico delle frequenze, e questo in particolare per questioni di concorrenza. Secondo iliad, sarebbe necessario un riequilibrio della dotazione spettrale e un superamento dello status quo, anche per incentivare l’ingresso di nuovi Mvno nell’arena del mobile e non cristallizzare la situazione.
Antitrust contraria alle proroghe già nel 2018
In tutto questo, resta da capire se l’ipotesi del rinnovo tout court sarà accettabile per l’AGCM. L’Autorità Antitrust già in passato è stata critica sulla proroga senza gara delle licenze spettrali. Basti pensare al caso della proroga di sei anni della banda 3.4-3.6 Ghz criticata da Piazza Verdi.
Governo spaccato sul rinnovo
Al momento, si ricorda che lo scorso 20 novembre un emendamento che prevedeva il rinnovo non oneroso delle frequenze è stato stralciato dai segnalati bozza della Manovra.
A quanto pare, non c’è una posizione unitaria all’interno del Governo sul rinnovo non oneroso delle frequenze. Lo scrive oggi il Sole 24 Ore secondo cui da un lato, il ministro del Mimit Adolfo Urso e il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti sarebbero favorevoli, a fronte di impegni di copertura 5G standalone. Ma pare che il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) abbia delle riserve sul fatto di rinunciare agli introiti di un’asta competitiva.
Vedremo come andrà a finire.
Chiesto riordino complessivo frequenze
Intanto, leggendo la sintesi della consultazione pubblica indetta alla delibera n 154/25/CONS, emergono diversi aspetti interessanti.
In ottica pro-concorrenziale, un operatore chiede di adottare l’approccio francese, che ha promosso la redistribuzione delle frequenze fra tutti gli operatori per arrivare ad un quadro di maggiore omogeneità.
Opzione mista bocciata: rischio ingresso OTT, gatekeepers e satellitari nell’arena del mobile
L’opzione mista, che di fatto prevede una quota di frequenze prorogata e una quota (inferiore) da mettere a gara, sembra lo spauracchio per gli operatori, perché darebbe adito al possibile ingresso di nuovi entranti in sede di asta.
L’opzione mista è stata affossata perché assottiglierebbe la dotazione spettrale delle telco, con il rischio ulteriore rafforzamento di iliad, o dell’ingresso di nuovi entranti – Mvno – ma soprattutto con il pericolo che nell’arena del mobile arrivino OTT, gatekeepers non europei inclusi operatori satellitari.
Rete più frammentata un problema per il traffico crescente?
Un’altra argomentazione contro l’opzione mista è che “un eventuale procedimento di riassegnazione tramite gara potrebbe determinare una frammentazione nelle assegnazioni agli operatori, sia attuali che nuovi entranti, che potrebbe tradursi in minori possibilità di sviluppare delle reti, con conseguenti impatti negativi a livello di coperture e qualità dei servizi”, si legge nella sintesi della consultazione.
Chieste assegnazioni locali e copertura migliore in aree a fallimento di mercato
L’opzione mista sarebbe anacronistica per un altro rispondente, perché non terrebbe conto dell’evoluzione del traffico, sempre crescente, per il quale gli operatori non potrebbero rinunciare all’attuale dotazione, ma anzi dovrebbero incrementarla per rispondere alla crescita della domanda. C’è chi, invece, chiede l’apertura delle frequenze tramite confronto competitivo e senza una riallocazione selettiva delle risorse e il ricorso a modelli di utilizzo con licenze locali, uso condiviso, e assegnazione geografica o settoriale. C’è chi chiede altresì la partecipazione ad una gara in forma consortile per le Pmi. Altre richieste riguardano misure anti accaparramento e obblighi di miglioramento del servizio in aree a fallimento di mercato in coerenza con la Strategia BUL e il Piano “Italia 5G”.

