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Fotovoltaico, batterie e pompe di calore prodotti nell’UE, si stima ritorno economico pari a 640 miliardi di euro entro il 2030

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Nuovo studio realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti sui vantaggi della transizione energetica ed ecologica. Riportando la produzione di fotovoltaico, batterie e pompe di calore in Europa si moltiplicano i ritorni economici e i posti di lavoro. Ma bisogna fare delle scelte ora e avviare un rigoroso piano di investimenti.

“Filiere strategiche per la transizione energetica. Roadmap industriale per l’Europa e l’Italia”, lo studio di Fondazione Enel e TEH Ambrosetti

Si parla sempre dei costi della transizione energetica ed ecologica, ma nessuno si sofferma abbastanza sui grandi vantaggi che tale trasformazione potrebbe garantirci, da qui alla fine del decennio. Secondo un nuovo studio dal titolo “Energy transition strategic supply chains. Industrial roadmap for Europe and Italy” (leggi il Report integrale) realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Enel, lo sviluppo di filiere industriali europee e italiane in settori strategici per la transizione energetica, quali il fotovoltaico, le batterie e le pompe di calore, contribuirà al raggiungimento dei target di decarbonizzazione fissati da Bruxelles.

In tal modo, proprio grazie alla transizione energetica e green si potrebbero garantire maggiori livelli di sicurezza energetica e autonomia strategica all’Union europea (Ue) e ai suoi Stati membri, con ritorni socio-economici come detto rilevanti per imprese e cittadini.

Come hanno spiegato i ricercatori, Ue e Italia si sono poste obiettivi ambiziosi nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e nell’elettrificazione dei consumi finali.

Un piano di azione che però mostra ancora diverse criticità, come ad esempio le catene di approvvigionamento delle tecnologie chiave per raggiungere la decarbonizzazione, che sono concentrate al di fuori dell’Europa, principalmente in Cina (in media il 65% del totale).

Produrre fotovoltaico e batterie in Italia e nell’UE è inoltre attualmente più costoso che in Cina, a causa dei maggiori costi di investimento, tempi di realizzazione degli impianti produttivi più lunghi, costo dell’energia più elevato, mancanza di specializzazione (competenze e industrie contigue) e integrazione (estrazione e raffinazione delle materie prime) nelle fasi a monte.

Investire nel manifatturiero “made in EU” per crescere green

Per l’Italia e l’Europa questa situazione rappresenta un rischio, ma allo stesso tempo anche l’opportunità di sviluppare catene del valore con innegabili benefici socio-economici.

Per affrontare queste sfide l’Ue ha presentato a marzo 2023 il programma ‘Net Zero Industry Act‘ (NZIA), con l’obiettivo di raggiungere una produzione europea e nazionale di almeno il 40% della domanda annuale di tecnologie verdi entro il 2030: l’Europa dovrebbe raggiungere i 30 GW annui di capacità produttiva per tutte le fasi della filiera fotovoltaica, nonché di almeno 550 GWh di capacità produttiva per la catena del valore delle batterie e 31 GW per le pompe di calore.

Considerando sia i benefici netti determinati dalla riduzione delle importazioni di prodotti e tecnologie dall’estero, sia i benefici diretti, indiretti e indotti, derivanti dalla creazione di filiere locali, gli investimenti necessari a raggiungere gli obiettivi dello NZIA creerebbero un ritorno economico fino a 640 miliardi di euro totali da qui alla fine del decennio.

Oltre a identificare una serie di politiche da implementare a livello italiano ed europeo per favorire lo sviluppo delle filiere industriali della transizione energetica nel vecchio continente, lo Studio suggerisce infine le principali misure di policy adatte a raggiungere tali obiettivi:

  • l’uso efficace dei fondi pubblici attualmente disponibili attraverso le istituzioni UE;
  • il rafforzamento di processi produttivi sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale;
  • l’adozione di politiche ambiziose in termini di riciclo dei materiali ed economia circolare;
  • lo sviluppo di processi cooperativi di innovazione in ambito europeo;
  • la definizione di un quadro fiscale e regolatorio trasparente e stabile.