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Fintech, se Amazon e Facebook fanno da banca la metà degli italiani apre un conto

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Da settembre prossimo Google, Apple, Facebook, Amazon, ecc… potrebbero anche fare anche da banca, grazie alla direttiva Psd2. Secondo un sondaggio di AtKearney il 50% dei consumatori italiani è disposto a trasferire conti e dati agli Ott in cambio di sconti e prodotti digitali migliori.

I sondaggi vanno sempre presi con le molle, ma sono utili anche per individuare trend. Come quello degli Over the Top (Ott) pronti a fare anche da banca, grazie alla direttiva sui servizi di pagamento, la Psd2, in vigore dal 13 gennaio. Ma bisognerà attendere settembre 2019 per vedere in Europa un Ott fare da banca, perché si sta lavorando all’infrastruttura tecnologica e della sicurezza e a un registro elettronico delle Fintech gestito dall’Eba, l’authority bancaria europea.

In attesa di questo cambiamento la società di consulenza AtKearney ha testato il polso 

ai consumatori dei principali Paesi europei. Ecco i risultati del sondaggio: il 50% dei consumatori in Italia metterebbe a disposizione i propri dati con altre società in cambio di benefit. Una propensione più alta rispetto alla media dei cittadini europei, la cui apertura alla condivisione è al 32%. 

Dunque, secondo questi dati, la metà degli italiani intervistati sarebbe pronta a trasferire conto corrente e dati finanziari a Google, Apple, Facebook, Amazon o altre società di fintech in cambio di sconti sui servizi e migliori prodotti digitali, per esempio app che consentono in modo veloce e sicuro pagamenti digitali e mobili con lo smartphone. 

Dal sondaggio emerge inoltre che il 35% dei consumatori in Italia ha dichiarato che potrebbe valutare il cambio della propria banca entro 24 mesi, attratto da buone condizioni di prezzo o da servizi più vicini alle proprie esigenze. Media che nel resto d’Europa si ferma al 22%. 

Staremo a vedere con l’avvento delle nuove banche in Europa. 

Negli Stati Uniti, invece, gli Ott fanno già da banca, ma vediamo come sta andando.

Nell’ultimo anno Facebook, la società di Mark Zuckerberg ha proposto a JPMorgan ChaseWells FargoCitigroup Inc. e US Bancorp di offrire ai loro clienti servizi finanziari, come il saldo, la possibilità di fare acquisti direttamente in chat, e il customer care attraverso Facebook Messenger. “L’idea”, ha dichiarato il social, “è che messaggiare con una banca può essere una cosa migliore che aspettare al telefono” e “non stiamo usando queste informazioni se non per permettere questo tipo di esperienze e non per scopi pubblicitari o di altro tipo”. Il vantaggio per le banche? Facebook ha promesso loro un allargamento della base di clienti digitali. Ma le ‘sirene’ di Zuckerberg non hanno convinto la più grande banca americana, la JPMorgan Chase, che per il momento non si fida di condividere i dati finanziari dei suoi clienti con Facebook, incapace di impedire la migrazione illegittima dei dati di 87 milioni di utenti sui server di Cambridge Analytica.

Invece, le altre tre banche ancora non hanno rifiutato la partnership con Facebook. Ma perché dovrebbero accettare l’accordo?

  • Non sarebbe più sicuro non traghettare i servizi finanziari su Facebook Messenger e lasciarli sui propri siti web e sulle applicazioni dedicate?
  • L’avvento del fintech è una grossa sfida alle banche tradizionali, perché la maggior parte delle interazioni che hanno con i clienti riguardano pagamenti. Se i pagamenti non passano più per la banca, la banca perde il bene più prezioso di cui dispone, cioè il rapporto diretto con il cliente e soprattutto i dati sul suo profilo di pagamento.
  • La lezione di JPMorgan Chase. Trish Wexler, portavoce del colosso bancario, ha detto che “non condivideremo mai con queste piattaforme i dati finanziari dei nostri clienti. Per questo abbiamo dovuto dire di no”.

La porta in faccia a Facebook è stata sbattuta, solo in un secondo momento, anche da Unicredit“Abbiamo bloccato ogni interazione  perché non pensiamo che Facebook abbia un comportamento etico”, ha dichiarato, il 7 agosto scorso, l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier. Allarme lanciato.

E Amazon?

Al momento nel settore bancario Amazon sembra arrivare più come partner che come distruptor. Di sicuro molti utenti gli affiderebbero il c/c, come emerge da un recente sondaggio condotto su mille clienti Amazon da LendEdu, specializzato nei prestiti agli studenti: il 38% ha dichiarato che si fiderebbe di Amazon per gestire le proprie finanze allo stesso modo di una banca tradizionale.

L’Amazon-card, qualora dovesse nascere non sarebbe il primo tentativo di Fintech della società.  L’anno scorso ha iniziato a provarci con Amazon Pay, che trasforma l’account dei clienti in un digital wallet, in un portafoglio elettronico, per fare acquisti sicuri anche su altri siti di eCommerce, ma quest’ultimi spesso gli chiudono la porta non accettando questa modalità di pagamento.

Per questo ‘il conto Amazon’ dovrà essere un sostanziale passo in avanti rispetto al sistema Amazon Pay. Ma per toccarlo con il touch si dovrà aspettare circa un anno, nella migliore delle ipotesi.