Banda ultralarga

Fibra e 5G, Italia da tempo in alto mare. Il Governo chiama FS, Enel e Terna

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Fibra e 5G, copertura in grave ritardo nel nostro paese. Il sottosegretario all'Innovazione Alessio Butti su Sky alla trasmissione Progress, chiama in causa le non-telco: FS, Enel e Terna potrebbero dare una mano per accelerare e non perdere i fondi del Pnrr.

La copertura in fibra e 5G del nostro paese è in alto mare. L’Italia è al 25esimo posto per copertura FTTH in Europa, dietro di noi soltanto Grecia e Cipro, mentre la copertura del ‘vero 5G’ standalone, che non si appoggi quindi alle infrastrutture 4G, è ferma al 7,3%. Insomma, la situazione “è disastrosa”, ha ribadito oggi il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti nel suo intervento a Progress su Sky. I ritardi di copertura in fibra – per miopia del passato, in primo luogo di Tim (che per troppo tempo ha ritardato gli investimenti in fibra per preservare il più possibile la sua rete in rame) – e di Open Fiber non solo nelle aree bianche, oggi pesano altresì sulla mancata diffusione del 5G: senza fibra anche il 5G non può avanzare.

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Tlc in crisi, il Governo guarda alle non-telco per non perdere il treno

E così, vista la profonda crisi non soltanto di Tim ma anche i tutto il settore delle Tlc nel suo complesso e denunciata pochi giorni fa dai sindacati (20mila persone a rischio nelle telco, più migliaia negli appalti) il Governo deve correre ai ripari e si vede costretto a guardare anche oltre le telco per non compromettere i fondi del PNRR e gli obiettivi di copertura a 1 Giga al 2026 previsti dal piano Colao e al 2030 dal Digital Compass europeo. Obiettivi che, vista la situazione reale, sembrano quanto mai irrealistici.

Butti: ‘Necessario rivedere la strategia per la banda ultralarga’

Come riscrivere la strategia di copertura a banda ultralarga del paese? Il sottosegretario Butti ha presieduto una decina di giorni fa il comitato interministeriale per la banda ultralarga, alla fine del quale ha annunciato una revisione della strategia italiana entro 60 giorni. “L’implementazione dell’FTTH nelle aree bianche, e quella nelle aree grigie, che sono quelle connesse più strettamente al PNRR, è disastrosa – ha detto Butti – per quanto riguarda il fisso, vale a dire la fibra, siamo al 25esimo posto in Europa, peggio di no solo Grecia e Cipro. Questo vuol dire che in passato i grandi mananger hanno sbagliato qualcosa. Quindi stiamo facendo capire agli operatori, e lo stiamo facendo dal mio Dipartimento e dal Mimit, che dobbiamo lavorare tutti insieme per una revisione sostanziale della strategia per la banda larga”. I ritardi di Open Fiber nelle aree bianche sui piani sono attestati da Infratel.

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Butti: ‘Serve un monitoraggio molto più attento delle coperture’

E proprio da Infratel il sottosegretario Butti si aspetta dei controlli più capillari sullo stato di avanzamento dei lavori nelle aree bianche, dove il monitoraggio avviene soltanto a campione sul 25% dei cantieri. “Dobbiamo sapere cosa succede esattamente sul territorio – ha detto Butti – è necessario rivedere la mappatura, anche un ragazzino delle medie sa che le unità abitative non sono i numeri civici. Da anni si fraintendono queste due unità di misura, che sono ben diverse fra loro”.

Banda ultralarga, Butti: ‘Sfruttiamo le tratte ferroviarie di FS per il backhauling’

Butti aggiunge che “sto lavorando anche per i servizi in mobilità (c’è un accordo con FS ndr) – ha detto – ormai stiamo sottoscrivendo un protocollo d’intesa con Ferrovie dello Stato, perché a me interessa tantissimo usare il sedime offerto da Ferrovie dello Stato con i loro binari, una rete di 17mila chilometri che giungono nelle zone più periferiche del paese, per il backhauling (in fibra ndr). Dobbiamo anche densificare meglio le antenne, per consentire a chi viaggia in treno di poter usare il WiFi sia sull’alta velocità sia sui treni regionali, cosa che oggi non succede”.  In altre parole, per sopperire ai gravi ritardi di Open Fiber nelle aree bianche, il Governo pensa di chiamare in causa una grande azienda di infrastrutture, come FS, per portare avanti una copertura alquanto deficitaria soprattutto nelle aree periferiche del paese.

Banda ultralarga, Butti: ‘Vorremmo fare un accordo con Enel per la posa aerea della fibra’

Il sottosegretario Butti continua, aggiungendo che “Vorremmo fare un accordo con Enel, perché ci siamo accorti che se noi stendessimo per via area la fibra spenderemmo molto meno e saremmo anche molto più veloci (rispetto agli scavi ndr)” ha detto Butti. Un accordo che il Governo, che aveva già intavolato i primi approcci in tal senso con l’ex ad Francesco Starace, potrà negoziare un accordo con i nuovi vertici del colosso energetico, l’ad Flavio Cattaneo, che vanta un passato nelle Tlc alla guida di Tim, e con il presidente Paolo Scaroni.

Butti: ‘Mi piacerebbe ragionare anche con Terna’

Il sottosegretario ha inoltre nominato Terna come potenziale interlocutore per lo sviluppo congiunto della banda ultralarga. Fresca di nomina come ad c’è Giuseppina Di Foggia, ex Ceo di Nokia in Italia. “Terna ha delle infrastrutture che potrebbero essere importanti per l’implementazione della banda larga e la connettività del paese”, ha detto Butti.

Butti: ‘Necessario riordinare l’uso delle frequenze radio’

“Serve una migliore allocazione delle frequenze – ha detto il sottosegretario – Abbiamo le frequenze a 700 mhz, sottratte alle emittenti locali per il 5G. La banda 3.6 Ghz per il 5G avanzato, poi ci sono le frequenze più alte (26 Ghz e oltre ndr) che noi vorremmo usare per i luoghi più affollati come centri commerciali, fiere e stadi. Queste cose vanno tutte riviste e nel minor tempo possibile”. Butti ha concesso 60 giorni a un gruppo di tecnici che sta elaborando la nostra impostazione politica. Dopodiché si tornerà al Comitato interministeriale per portare la nuova strategia in tempi stretti in Consiglio dei ministri. “Non c’è tempo da perdere”, ha detto Butti.   

5G, c’è un tesoretto di 1,5 miliardi

Il Governo può contare su un tesoretto di circa 1,5 miliardi di euro avanzati dai bandi del PNRR per Italia a 1 Giga e 5G Italia. “Sono frutto di una scarsa strategia del passato, comunque dobbiamo in tutti i modi cercare di utilizzare questi fondi – ha detto Butti – una parte (550 milioni ndr) andrà sicuramente nel progetto con Ferrovie dello Stato. C’è poi da sviluppare la tecnologia DAS (Distrubited Antenna System la tecnologia per la connettività “indoor”  ndr) che consente di densificare le antenne e coprire le gallerie ferroviarie e anche stradali. Ritengo che nel 2023 non sia più possibile entrare in galleria e non essere più connessi, anche per un discorso di sicurezza”.

5G, attivare azioni a favore dei Verticals

“C’è poi da attivare una serie di azioni per sviluppare i Verticals del 5G – aggiunge Butti – Noi dobbiamo quindi fare in modo che la connettività con l’FTTH arrivi. Certo, considerando orograficamente il paese, non possiamo pensare che arrivi ovunque anche nelle zone più recondite. Però dobbiamo connettere, perché senza connessione fissa non possiamo connettere il 5G ad esempio sulle soluzioni sanitarie, che io ritengo indispensabili”.  

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FSE, Oltre un miliardo del PNRR

“Il Fascicolo sanitario elettronico (FSE) nasce dalle regioni, abbiamo dovuto mettere insieme tutte le regioni che convogliano tutti i dati sanitari in un gateway e smistati poi a livello centrale ad esempio per le questioni epidemiologiche – dice Butti – per motivi di carattere internazionale”. La pandemia ci fa capire l’importanza dei dati e di una loro attenta elaborazione, anche in ottica di prevenzione.

Tlc in crisi, Butti: ‘Settore Tlc in ritardo da tempo, per miopia del passato e per responsabilità degli operatori stessi’

Sono 20mila i posti di lavoro a rischio nelle telco italiane, cui si aggiungono migliaia di altri esuberi potenziali negli appalti. Questa la denuncia dei sindacati, che per fine maggio o inizio giugno hanno annunciato una grande manifestazione di protesta. A preoccupare, soprattutto, è la situazione di Tim, dicono i sindacati. “Benvenuto al sindacato, che dice oggi cose che però noi abbiamo detto per circa 15 anni – dice Butti – in ritardo per miopia politica di chi ci ha preceduto, ma è in ritardo anche per responsabilità degli operatori stessi. Open Fiber nel 2015 è nata esattamente perché Tim non era in grado, o non voleva o si accontentava del rame e non voleva realizzare progetti di fibra ottica. Il risultato è che la nostra rete per due terzi è ancora di rame, con tutto ciò che concerne la performance che può offrire il rame”. Il governo è disponibile al dialogo con i sindacati, “ma se si fossero svegliati un po’ prima sarebbe stato anche meglio. Dove erano i sindacati quando in Tim gli amministratori si staccavano lauti premi e stock option, senza peraltro aver raggiunto gli obiettivi altrimenti non saremmo in queste condizioni”, chiude Butti.     

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