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Federico Bagnoli Rossi (FAPAV): ‘Soddisfazione e fiducia a 15 mesi dall’entrata in vigore del Regolamento AGCOM’

di Federico Bagnoli Rossi, segretario generale FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) |

Federico Bagnoli Rossi, segretario generale della FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali): ‘Il Regolamento AGCOM combatte gli illeciti in maniera proporzionata senza colpire l’utente finale’

Sono trascorsi 15 mesi dall’entrata in vigore del Regolamento AGCOM e, nonostante le polemiche e le divergenze d’opinione – alcune proprio di questi giorni, siamo soddisfatti dei risultati e delle attività condotte dall’Autorità in questa prima fase.

Fin dalla sua introduzione, la FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) si è avvalsa del Regolamento AGCOM come ulteriore strumento per tutelare i contenuti dei propri Associati, presentando sinora 28 istanze ed ottenendo 26 ordini di inibizione (più 2 adeguamenti spontanei) nei confronti di siti che mettevano a disposizione migliaia di contenuti audiovisivi senza autorizzazione, tra cui anche titoli recentissimi ed in programmazione nelle sale.

Il regolamento AGCOM si è rivelato pertanto uno strumento equilibrato e trasparente, gestito con grande competenza dal personale dell’Autorità.

Qualche giorno fa è stato pubblicato uno studio, realizzato dal Prof. Giorgio Clemente dell’Università di Padova, nel quale invece vengono espresse delle perplessità in merito all’efficacia del Regolamento AGCOM. Lo studio in questione, che a nostro avviso non analizza in maniera completa e globale gli effetti del Regolamento, sostiene che vi sia un incremento degli accessi unici da parte dei visitatori su quei siti oggetto di provvedimento che reiterano la loro illecita attività su altro dominio.

Lo studio ci trova in disaccordo per diversi aspetti. Innanzitutto i siti citati nella ricerca si riferiscono per la maggior parte a realtà consolidate che operano nel settore della pirateria in maniera massiva e sovente transfrontaliera. Siti di questo tipo adottano con facilità qualsiasi tipologia di espediente per evitare di perdere accessi consistenti anche da un determinato paese, con l’obiettivo di tornare online quanto prima. Proprio la natura di questi portali rende particolarmente difficoltosa l’attività di contrasto, non solo per quanto riguarda i provvedimenti posti in essere con il Regolamento ma anche per quanto concerne le iniziative della Magistratura stessa. E questo fa emergere con evidenza l’importanza della cooperazione con gli operatori del web, gli addetti ai lavori, le Forze dell’Ordine ed anche gli esperti del settore.

La ricerca presenta delle inesattezze dal punto di vista metodologico. Per alcuni siti, ad esempio, è stato calcolato il numero di accessi dall’estero e non dall’Italia (ad esempio per il sito Torrentroom.com). In altri casi invece si è omesso di specificare come i siti “alias” su cui gli utenti sono migrati successivamente al blocco fossero già in realtà pienamente operativi ben prima dell’istanza. Va da sé che, ovviamente, una volta bloccato un sito, gli utenti si spostino in massa verso un portale similare alla ricerca del medesimo contenuto. Ciò però non è indicativo della presunta inefficacia del regolamento stesso o di qualsiasi altro provvedimento volto a contrastare la pirateria (magistratura, DMCA ecc.).

Andando avanti, la ricerca del Prof. Clemente basa gran parte dei propri dati sulla misurazione degli accessi in termini di ricerche su Google del sito. Non sono pertanto dati reali sugli accessi e sulle pagine visitate poiché trattasi di informazioni che sono disponibili solo all’amministratore del portale. Dati basati su questa metodologia includono con tutta probabilità anche utenti che tramite il motore di ricerca hanno raggiunto il sito in questione e che potrebbero aver trovato di fatto bloccato.

Inoltre, abbiamo provato ad utilizzare il tool di analisi “semrush” (il medesimo adoperato dal Prof. Clemente) ed in alcuni casi i dati relativi ai siti non sono più disponibili, segno che le visite ai medesimi sono crollate e pertanto non più disponibili in quanto numericamente inconsistenti.

Infine, utilizzando sempre gli stessi strumenti di analisi impiegati dal Prof. Clemente (ossia Similarweb.com), possiamo notare che in alcuni dei casi riportati gli incrementi delle visite dei siti “alias” non sono direttamente correlati o imputabili agli ordini di blocco dei siti oggetto delle istanze. Ad esempio, lo studio sostiene che il sito “film-italia.net”, una volta bloccato, si sia spostato sul dominio “filmitalia.bz” incrementando gli accessi. In realtà secondo “similarweb” il dominio “filmitalia.bz” è già attivo ed inizia a ricevere accessi dal 1 febbraio 2015 e quindi ben un mese e mezzo prima del blocco del dominio “film-italia.net” superando addirittura, 10 giorni prima del blocco, il numero delle visite rispetto a “film-italia.net” (90.000 vs 50.000).

Ricordiamo che lo studio prende in considerazione solo gli accessi a siti con re-direct attivato dopo il blocco. Il che non è una dimostrazione dell’inefficacia del Regolamento ma bensì della necessità di quello che FAPAV, assieme alle altre associazioni che si occupano di tutela dei contenuti, ha sostenuto nel corso delle varie audizioni, ossia l’importanza di implementare il blocco IP per evitare appunto situazioni di questo tipo.

La forza dell’operato dell’Autorità risiede però anche nel fondamentale lavoro svolto dai Comitati istituiti che si adoperano per individuare iniziative di vario tipo a sostegno della crescita dell’industria digitale dei contenuti. Ne è prova di questo l’ingresso del comparto audiovisivo nel progetto EMCA, alleanza di organizzazioni ed associazioni europee che dal 2009 si occupa di realizzare nelle scuole il progetto educativo “Rispettiamo la creatività”.  Il progetto, fondato da AFI, NUOVOIMAIE e SIAE, è stato presentato e promosso nell’ambito del Comitato AGCOM per lo sviluppo e la tutela dell’offerta legale di opere digitali, che ne ha condiviso contenuti e obiettivi quale iniziativa idonea a garantire un’azione di sensibilizzazione conforme alle finalità educative promosse dall’Autorità.

Allo stesso tempo auspichiamo che grazie al lavoro svolto da AGCOM vengano intrapresi e avviati accordi di auto-regolamentazione condivisi tra i diversi players del settore.

Siamo soddisfatti del Regolamento AGCOM poiché si tratta di uno strumento all’avanguardia che combatte gli illeciti in maniera proporzionata senza colpire l’utente finale, attraverso procedure flessibili ed in grado di dare risultati in tempi certi e rapidi.

Siamo fiduciosi nel fatto che questo strumento possa essere migliorato e reso ancora più efficace. Sarà grazie all’aggiunta del blocco IP che avremo uno strumento più incisivo e nella maggioranza dei casi ancora più ampiamente risolutivo.

Ai detrattori del Regolamento ricordiamo come gli ultimi studi in materia stimino 1.239.000 visioni illecite di contenuti audiovisivi ogni giorno in Italia (indagine “Sala e Salotto 2014”) per un danno di centinaia di milioni di euro al solo comparto audiovisivo italiano, come stimato dall’indagine FAPAV/IPSOS. L’effetto della pirateria è devastante innanzitutto sui primissimi sfruttamenti delle opere: nel 15% dei casi circa colpisce le produzioni ancora prima che i film escano al cinema. Il danno è gravissimo, soprattutto se si considera che il successo di un film è determinato dal suo incasso nei primi giorni di programmazione e di come per le produzioni nazionali lo sfruttamento in sala sul solo nostro mercato sia ancora più vitale.

La battaglia alla pirateria si combatte con una strategia articolata, strutturata su più livelli (enforcement, cooperation ed education). La leva amministrativa è sicuramente un primo “tassello” importantissimo unitamente al ruolo fondamentale svolto dalle Forze dell’Ordine, le cui attività sono considerate un modello a livello internazionale.

E’ utile ricordare come, per la prima volta nella storia, l’Italia, grazie a questo nuovo scenario, non sia stata inserita nella “watch list” dell’osservatorio sullo stato della tutela della proprietà intellettuale nel mondo stilato dall’ufficio del commercio USA.

Si tratta di “best practices” che tutti abbiamo il dovere di promuovere e sostenere, evitando di strumentalizzare aprioristicamente dei dati per dimostrare tesi pre-confezionate contro il Regolamento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.