Lo scontro

Fake news, ultimatum Ue a Meta e Tiktok. E Musk valuta di chiudere X in Europa (ma poi smentisce)

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La Commissione Ue chiede alle piattaforme di attivarsi contro la diffusione di contenuti illegali e di conformarsi al Digital Services Act. Elon Musk sta valutando se abbandonare l'Europa dopo il giro di vite, ma poi smentisce.

La Commissione europea ha concesso una settimana di tempo a Meta e TikTok per fornire dettagli sulle misure intraprese per contrastare la diffusione di contenuti violenti e apologia di terrorismo e i discorsi d’odio sulle loro piattaforme.

La rete sociale X (ex Twitter) di Elon Musk è stata invitata a fare la stessa cosa la settimana scorsa.

La richiesta da parte dell’esecutivo Ue arriva dopo che i ricercatori hanno constatato la proliferazione di disinformazione dopo l’attacco di Hamas contro Israele.

La Commissione potrebbe avviare un’inchiesta se le società non rispettano le richieste.

Rischio multe fino al 6% del fatturato globale

In seguito alle nuove regole sulla disinformazione contenute nel Digital Services Act (DSA), appena entrate in vigore, le grandi piattaforme online sono tenute a fare di più per rimuovere i contenuti illegali e dannosi, pena multe fino al 6% del loro fatturato globale.

Le due società dovranno “fornire alla Commissione le informazioni richieste entro il 25 ottobre 2023 per questioni relative alla risposta alla crisi ed entro l’8 novembre 2023 per la tutela dell’integrità delle elezioni e dei minori in linea”.

Nel contempo, Elon Musk asecondo Business Insider starebbe valutando la chiusura di X in Europa a causa proprio delle nuove regole in vigore sulle fake news e sui controlli stringenti in vigore con il DSA. In alternativa, il miliardario proprietario della piattaforma starebbe valutando di consentire più l’accesso agli utenti nella Ue. Ma è arrivata la smentita dello stesso Musk.  

Digital Services Act in vigore da agosto

L’Unione Europea ad agosto ha adottato il Digital Services Act (DSA), che stabilisce regole per prevenire la diffusione di contenuti dannosi, vietare o limitare determinate pratiche di targeting degli utenti e condividere alcuni dati interni con regolatori e ricercatori associati, tra le altre cose.

Se X dovesse essere considerata inadempiente, l’UE potrebbe imporre dure sanzioni: fino al 6% del fatturato annuo globale dell’azienda e l’esclusione dal mercato unico dell’UE.

X non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento della Reuters.

Battibecco Breton-Musk

L’ultimo battibecco tra la Commissione europea nella persona del commissario all’Industria Thierry Breton eMusk è stato uno scambio di post sulla piattaforma X in seguito all’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre.

Il titolare dell’industria dell’UE Thierry Breton ha detto martedì (10 ottobre) a Elon Musk di contrastare la diffusione della disinformazione sulla sua piattaforma di messaggistica X dopo l’attacco a sorpresa del gruppo islamico palestinese Hamas contro Israele, per conformarsi alle nuove norme dell’UE sui contenuti online.

Breton ha sottolineato, in particolare, gli obblighi di X ai sensi della regolamentazione UE sulla moderazione dei contenuti online illegali, il Digital Services Act (DSA). Queste includono risposte tempestive ai contenuti di disinformazione segnalati sulla piattaforma e misure di mitigazione efficaci.

Considerando l’urgenza della questione relativa al conflitto Hamas-Israele, Breton ha scritto che si aspettava che Musk “fosse in contatto con le autorità preposte all’applicazione della legge e con Europol”.

Musk ha risposto a Breton chiedendogli di “elencare le violazioni a cui alludi – segnalazioni di contenuti falsi e glorificazione di contenuti falsi”.

Inoltre, Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, ha dichiarato il 26 settembre, presentando un rapporto semestrale sulla disinformazione, che tra le più grandi piattaforme online dell’UE ci sono i post di disinformazione”.

Un altro motivo di ostilità è stato che Musk ha condiviso un video il 29 settembre in cui sosteneva chiaramente le affermazioni del partito tedesco di estrema destra e anti-migranti AfD secondo cui le ONG umanitarie che salvavano i migranti in mare erano responsabili di un “suicidio europeo”.