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Facebook sospende centinaia di app per paura di un nuovo Cambridge Analytica

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È la prima volta che l'azienda attua un intervento così consistente: i primi due avvenuti a maggio e ad agosto 2018, erano stati relativi a poche centinaia di applicazioni.

Facebook cerca di rialzare la testa a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica avvenuto a marzo 2018.

L’azienda di Menlo Park, dopo aver discusso con il Governo federale americano la scorsa settimana a Capitol Hill, ha reso noto di aver “sospeso decine di migliaia di applicazioni” a causa delle revisione delle nuove regole per la privacy avviate appunto dopo lo scandalo Cambridge Analytica.

Il post sul blog

Le app che sono state sospese sono associate a circa 400 sviluppatori in quanto alcune si sono macchiate di condivisione inappropriata dei dati degli utenti, altre non hanno protetto adeguatamente l’identità delle persone e altre ancora hanno violato le policy della piattaforma“, si legge in una dichiarazione con un post sul blog del vicepresidente delle partnership Ime Archibong.

“Ma le sospensioni non sono necessariamente indicative del fatto che queste app rappresentavano una minaccia per le persone“, spiega Archibong,”non hanno risposto alla richiesta di informazioni, quindi li abbiamo sospesi onorando il nostro impegno per salvaguardare la privacy dei nostri utenti“.  

La revisione è stata avviata nel 2018 dopo lo scandalo del trattamento illecito delle informazioni da parte della società di consulenza britannica che ha lavorato anche per la campagna elettorale di Donald Trump.

Lo scadalo

Nel 2014 il professore di psicologia presso l’Università di Cambridge, Aleksandr Kogan, attraverso una sua app thisisyourdigitallife, presente su Facebook e convalidata dalla piattaforma con a capo Mark Zuckerberg, ha pagato a circa 270mila utenti piccole somme di denaro per rispondere a un quiz sulla personalità e per far scaricare un’applicazione, in grado di raccogliere alcune informazioni private dai loro profili e da quelli dei loro amici, l’attività era consentita da Facebook allora. In questo modo Kogan ha rubato centinaia di gigabyte di file di dati mentendo agli utenti sulla vera finalità della raccolta e dell’utilizzo “raccogliamo informazioni per scopi accademici”. Aleksandr Kogan ha poi trasmesso questi preziosi dati alla Cambridge Analytica società inglese di analisi di big data a scopi politici.

Il nostro nuovo accordo con la FTC” – prosegue la nota – richiede agli sviluppatori di certificare annualmente la conformità alle nostre politiche. Qualsiasi sviluppatore che non rispetti questi requisiti sarà ritenuto responsabile“.

Dopo la multa di 5 miliardi di dollari da parte della FTC, l’azienda di Zuckerberg è costretta a non commettere più passi falsi.