l'esodo

Facebook, c’eravamo tanto amati. La grande fuga dei teenagers

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Il Teen, social media e Technology 2018 evidenzia che gli adolescenti stanno abbandonando sempre più Facebook. Negli ultimi tre anni si è registrato un calo evidente del 21% a favore di altre piattaforme come YouTube Instagram e Snapchat.

Che Facebook sta perdendo il suo appeal tra i giovanissimi è cosa nota ormai a tutti. Ma adesso però, la situazione si fa sempre più critica per la creatura di Mark Zuckerberg.

Dal nuovo sondaggio condotto dalla statunitense Pew Research Center dal titolo Teen, social media e Technology 2018, gli adolescenti hanno abbandonato Facebook in favore di altre piattaforme social come YouTube.

Già. Perché emerge che la metà (51%) degli adolescenti statunitensi tra i 13 e i 17 anni afferma di utilizzare Facebook, molto meno di altre piattaforme come YouTube (85%), Instagram (72%) e Snapchat (69%).

La ricerca Teen, social media e Technology è la seconda di questo genere, dopo la precedente datata 2014-2015. In quell’occasione il 71% dei ragazzi usava Facebook, il 52% Instagram, il 41% Snapchat. Dopo tre anni quindi, si evidenza un calo evidente di Facebook del 21% a favore di queste ultime due piattaforme.

Reddito ed etnie 

L’edizione 2018 della ricerca evidenzia però diverse curiosità. Facebook è utilizzato principalmente da ragazzi provenienti da famiglie di estrazione culturale modesta e di basso reddito. Circa il 70% di coloro che vivono in famiglie con meno di 30.000 dollari all’anno utilizzano la piattaforma, rispetto a solo il 36% di coloro il cui reddito familiare annuale è o superiore di 75.000 dollari.

Ci sono anche alcune differenze legate al genere e all’etnia. Le ragazze hanno maggiori probabilità ad utilizzare Snapchat (42% contro il 29%) mentre i ragazzi sono più propensi a dire YouTube (39% contro il 25%). Gli adolescenti neri sono più propensi degli adolescenti bianchi ad utilizzare Facebook come piattaforma  (26% contro il 7%), mentre i ragazzi bianchi (41%) hanno maggiori probabilità di identificare Snapchat come piattaforma più utilizzata rispetto a quella ispanica (29%).

I motivi della fuga 

Questo non è il primo studio a indicare che gli adolescenti stanno lasciando Facebook. Lo scorso anno, uno studio di eMarketer aveva stimato che la base di utenti di Facebook tra gli americani di 12-17 anni sarebbe diminuita del 9,9% nel 2017.

L’esodo dei giovani viene bilanciato dagli utenti più anziani che si uniscono e i primi utenti di Facebook si stanno spostando tra i 30 e i 40 anni. Nonostante l’esodo da teenager, Facebook rimane la più grande piattaforma social al mondo con 2,2 miliardi di utenti mensili. Ma oramai non è più considerata dai giovanissimi come un luogo per poter esprimere sé stessi, ma piuttosto come un social network per restare in contatto con alcune tipologie di persone, in modo più formale, come per esempio parenti, insegnati e compagni di scuola.

Secondo molti infatti, l’invasione di parenti e genitori ha fatto perdere appeal al social, facendolo diventare ‘invadente’ e ‘noioso’. I luoghi della creatività sono invece altri: Snapchat, con la sua architettura che protegge molto di più la privacy, ed Instagram è scelto perché si dà valore alle immagine che alle parole. Il social offre anche uno strumento in più a favore della privacy dei millennials: il profilo privato. Grazie al quale si può tenere fuori dalla porta genitori e parenti e comunicare solo all’interno della community.

Conclusioni

Questa situazione può diventare un problema economico per Facebook. Gli adolescenti sono molto apprezzati dalle piattaforme social per un motivo: attirano gli inserzionisti perché lasciano inconsapevolmente all’interno una miriade di dati.

Altri risultati dello studio Pew di quest’anno includono il fatto che il 95% degli adolescenti afferma di avere accesso a uno smartphone, in aumento rispetto al 73% dell’indagine del 2015. Circa il 45% degli adolescenti afferma di utilizzare Internet “quasi costantemente”, circa il doppio rispetto al 24% che lo ha affermato nel 2015.

Questo spostamento demografico dunque, può rappresentare una “maggiore minaccia” per Facebook rispetto alle preoccupazioni sulla privacy emerse dopo lo scandalo di Cambridge Analytics?