l'Analisi

Elezioni? Così l’AI plasmerà il voto

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Se la democrazia sia sotto attacco non lo sappiamo, ma una cosa è certa: l’IA sta diventando regista delle campagne elettorali e della propaganda politica. Il caso tedesco e olandese nell'analisi di Euractiv.

Nel 2026, in Europa, sono in programma decine di elezioni. Votazioni nazionali, regionali, locali, che saranno influenzate da campagne elettorali sempre più plasmate dall’impiego dell’IA generativa

I messaggi sintetici, creati dalle macchine, ma soprattutto non verificati, sono all’ordine del giorno e difficilmente il Digital Service Act, il rigido quadro normativo messo a punto da Bruxelles anche per contenere questi fenomeni, riuscirà a governare gli algoritmi guidati dall’AI.

Un’analisi pubblicata da Euractiv evidenzia, infatti, che ad essere finti, ormai, non sono soltanto i volti dei candidati, ma anche le “crisi” politiche e sociali, spesso inscenate per generare engagement. 

Sarà l’AI a guidare la politica?

Vista e considerata la velocità con cui si sta diffondendo questo genere di propaganda, il dubbio sorge quindi spontaneo: nei prossimi anni sarà l’AI a guidare la politica?

C’è da dire che l’impiego dell’IA ha già invaso quasi tutto lo spettro politico e non è un mistero che deepfake capaci di far cadere un governo dall’oggi al domani siano altamente temuti. Quel momento per fortuna non è mai arrivato. 

Tuttavia, il vocabolario dell’estrema destra (parole come identità, minaccia, assedio culturale) si adatta quasi perfettamente a ciò che gli algoritmi premiano: contenuti ripetitivi e provocatori, molto difficili da combattere se diffusi su ampia scala.

Deepfake, slop e GenAI

Ad oggi è possibile individuare tre livelli sovrapposti di influenza politica digitale: l’IA generativa, l’“AI slop” e i deepfake.

Partiamo proprio da questi ultimi. Si tratta sostanzialmente di audio o video manipolati e attribuiti a figure reali. Indubbiamente una minaccia ad alto rischio, già comparsa ad esempio durante le elezioni presidenziali irlandesi del 2025, ma ancora a bassa diffusione.

Il vero lavoro sporco viene invece svolto dall’AI slop, ossia la produzione industriale di immagini e video artificiali, economici ed emotivamente carichi, che drammatizzano migrazione, criminalità e decadimento sociale. É questa la tipologia di contenuto che ora domina i feed delle raccomandazioni, in particolare su TikTok, distribuita principalmente da account interamente automatizzati e monetizzati, più che da campagne ufficiali.

In questo ecosistema, l’IA generativa, ovvero testi, immagini e musica creati artificialmente da semplici prompt, funziona da moltiplicatore, disseminando odio e narrazioni divisive, più velocemente di quanto le autorità di regolamentazione europee possano reagire. 

Cosa sta facendo l’UE per contrastare il fenomeno?

Almeno sulla carta, l’UE ha costruito una difesa seria. L’AI Act classifica, infatti, la manipolazione politica come un’attività “ad alto rischio”, richiedendo trasparenza e supervisione da parte delle autorità nazionali e del nuovo Ufficio europeo per l’IA. C’è poi il Digital Services Act che obbliga le piattaforme più grandi a ridurre i rischi legati alle elezioni. Altri piani e codici aggiungono regole per la pubblicità politica e limitare la disinformazione online, ma nella realtà, piattaforme come TikTok mantengono un ampio margine di discrezionalità nel determinare ciò che costituisce manipolazione.

É dunque possibile affermare che l’applicazione delle regole rimane l’anello più debole del sistema e che, nonostante l’impegno, non esiste ancora un modo affidabile per misurare il contenuto “inosservato” generato dall’IA.

L’impatto dell’IA sulle elezioni

Emergono sempre più evidenze dell’impatto dell’IA sulle elezioni. Durante le elezioni nazionali francesi del 2024, ad esempio, ricercatori dell’organizzazione non profit AI Forensics hanno individuato circa 60 post politici totalmente generati dall’intelligenza artificiale su account ufficiali di partiti di ogni orientamento, soprattutto su Instagram e Facebook.

Questi post hanno inondato i feed social con skyline distopici, città in rovina e scene iperrealistiche di migrazioni, immagini pensate per suscitare emozioni forti, non per essere analizzate o verificate.

Elezioni in Germania

In Germania, durante le elezioni federali del 2025 è stato evitato l’uso dell’IA generativa, sebbene su TikTok, alcune reti di sostenitori hanno fatto largo uso di immagini nazionaliste create con l’intelligenza artificiale. In Ungheria, che nel 2026 è attesa alle urne per un voto che potrebbe segnare la fine dell’egemonia di Orban, profili falsi raffiguranti giovani attraenti stanno veicolando messaggi filo-governativi.

La situazione in Moldavia offre un’anticipazione di quella che potrebbe definirsi un’ingerenza straniera a tutto tondo negli affari interni: secondo un rapporto del centro giornalistico rumeno Mediacritica, reti vicine alla Russia hanno impiegato “nonne” artificiali su TikTok per invitare gli elettori a sostenere candidati graditi al Cremlino.

Il caso olandese

Un’analisi della campagna per le elezioni parlamentari olandesi del 2025 mostra quanto alcuni partiti abbiano fatto affidamento su contenuti generati dall’IA. Il Partito per la Libertà (PVV), ad esempio, guidato da Geert Wilders e noto per la sua linea dura su immigrazione e Islam, ha prodotto il maggior volume di materiale creato con l’IA. Al contrario, i Democratici 66 (D66), guidati da Rob Jetten, che alla fine hanno vinto le elezioni, ne hanno realizzato in misura molto minore.

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