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Elezioni 2017 (anche in Italia?): rischio hacker e fake news

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Dopo l’ombra di un hackeraggio che avrebbe favorito la vittoria di Trump, in Europa si corre ai ripari in vista delle elezioni in Germania, Francia, Olanda e forse anche Italia.

Il governo Gentiloni è nato soprattutto per far approvare al Parlamento una legge elettorale “omogenea” per la Camera e per il Senato. Però, parlando di elezioni ogni Nazione dovrebbe, oggigiorno, iniziare a mettere a punto anche un sistema elettorale anti-hackeraggio.

Se questo tool fosse già esistito sull’elezione di Donald Trump non ci sarebbe stata l’ombra di attacchi informatici russi sul voto elettronico che avrebbero determinato la vittoria del candidato repubblicano. Certamente è stata attivata la “macchina delle fake news” sui social network, notizie false inventate ad arte per screditare Hillary Clinton e convincere più elettori possibili a votare il tycoon, che poi è stato eletto dai grandi elettori.

Così Obama, solo post-elezione, ha potuto usare il pugno duro decidendo l’espulsione di 35 diplomatici russi colpevoli, stando alle prove nelle mani della Casa Bianca, degli hackeraggi che avrebbero inquinato le presidenziali.

Quest’anno elezioni in Germania, Francia e Olanda: deciderà l’hacker?

Nel 2017 in tre importanti Paesi europei gli elettori sono chiamati alle urne.

  • Olanda: il 15 marzo elezioni politiche
  • Francia: il 23 aprile per eleggere il nuovo presidente della Repubblica
  • Germania: elezioni regionali in primavera e le politiche a settembre

Già da oggi è facile immaginare che scenderanno in campo sia gli attacchi informatici sia le bufale sul web con l’obiettivo di influenzare il risultato del voto. La Germania sta pensando come ricorrere ai ripari. 500mila euro di multa per ogni bufala non rimossa entro 24 ore”: è la proposta di Thomas Oppermann, il capogruppo del partito socialdemocratico (Spd). Al momento si tratta soltanto di una singolare idea, ma la coalizione di governo, che include il partito della cancelliera Angela Merkel, sta realmente valutando l’ipotesi. È la dimostrazione che la Merkel non vorrebbe fare la fine di Clinton che ancora non sa se è stata sconfitta da un voto che si è svolto regolarmente oppure manipolato da hacker e da fake news.

Bufale sul web, i rimedi in cantiere in Italia

Prime delle bottiglie di spumante e champagne in Italia è esplosa la discussione sulla proliferazione delle bufale sui social network. Il 30 dicembre scorso Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, dalle pagine del Financial Times, ha invitato i Paesi dell’Unione europea a dotarsi di una Rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione di notizie false su Internet: “La lotta è più efficace se viene svolta dagli Stati piuttosto che delegarla ai social media, come Facebook”, ha dichiarato Pitruzzella che ha poi spiegato concretamente la sua idea: “La creazione di un network di agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e modellate sul sistema delle agenzie Antitrust, che potrebbero rilevare le bufale, imporne la rimozione e, dove necessario, sanzionare chi le ha messe in giro.

Questa proposta ha suscitato la reazione stizzita di Beppe Grillo, secondo il quale in questo modo si darebbe vita a un “nuovo tribunale dell’inquisizione del web”, ossia, per il leader del M5S, sarebbe un bavaglio alla libertà di espressione. Lo stesso Grillo, ieri, ha lanciato una contro-proposta: “Propongo non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo”.

Il post in cui Grillo ha scritto questa idea è stato considerato offensivo da Enrico Mentana che si dice pronto a querelarlo: “Fabbricatori di notizie false è un’offesa non sanabile a tutti i lavoratori del tg che dirigo, e a me che ne ho la responsabilità di legge. Ne risponderà in sede penale e civile”.

Dunque in Italia il dibattito sulle fakenews non è neanche iniziato che è già finito in tribunale. Staremo a vedere se prima delle elezioni politiche il Parlamento e/o altre Istituzioni adotteranno delle misure anti-bufale e anti-hacker.