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Edilizia e tecnologia, perché serve un’alleanza per la connettività indoor

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Smart cities, Internet of Things, edifici connessi, copertura indoor: sono tutti temi a cui il dibattito pubblico non è nuovo, ma che recentemente hanno cominciato ad emanciparsi da una dimensione astratta per tradursi in misure e iniziative via via più concrete.

Complice la volontà dell’Europa di uscire più green e digitale dalla crisi sanitaria legata al Covid-19, i Governi dei diversi Paesi, non ultimo quello italiano, hanno fatto della digitalizzazione e della connettività uno dei pilastri della ripresa. Ad oggi, in Italia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina circa 50 miliardi di euro alla transizione digitale, distribuiti tra Pubblica Amministrazione, sistema produttivo e sanità, ed è probabile che, anche sotto il Governo Draghi, tale cifra non subirà oscillazioni sostanziali. È sulla spinta di questi investimenti, dunque, che il settore delle costruzioni e del real estate deve raccogliere una delle sfide maggiori del suo prossimo futuro: progettare e realizzare edifici sostenibili, innovativi e connessi.

Già prima della pandemia era evidente la necessità di implementare le infrastrutture tecnologiche in modo da garantire ovunque il rispetto del diritto alla connessione e rendere più intelligente la gestione dell’ambiente costruito. Ora, reduce degli insegnamenti della crisi, è sempre più evidente la necessaria collaborazione del settore delle costruzioni con le aziende di servizi IT ed il Governo per rispondere a tale esigenza.

L’importanza della copertura indoor

Negli anni, ad aver ricevuto maggiore attenzione è stata la copertura outdoor, ma chiaramente anche la connettività indoor è essenziale per garantire un’alta pervasività della connessione. Le realtà che potrebbero beneficiare da una migliore e più capillare copertura in-building non si contano: in primis ospedali e poli di ricerca, ma anche a trasporti, musei, Università, biblioteche e, soprattutto, Pubbliche Amministrazioni. Connettività non solo per facilitare e velocizzare lo scambio di informazioni, ma anche per rispondere con rapidità ed efficienza alle esigenze dei cittadini e realizzare compiutamente quella transizione digitale pilastro della ripresa.

Una transizione che non si può tradurre solo in un generico aumento dei device digitali, ma che si realizza anche nella messa a punto di programmi di formazione, nella ridefinizione organica delle procedure e nella costruzione di infrastrutture di rete in grado di garantire un’ottima mobilità in-building.

Con una maggiore connettività, inoltre, sarà possibile implementare programmi di gestione altamente puntuali grazie all’utilizzo di sensori, controlli degli accessi e sofisticate piattaforme per l’analisi dei dati. Questo permetterà una migliore gestione del portafoglio da remoto, non solo dal punto di vista dell’esperienza degli utenti ma anche per una gestione efficiente dei consumi, elemento fondamentale per la transizione green. La base del successo sarà la collaborazione intersettoriale tra i diversi settori coinvolti, nel caso specifico quello dei servizi IT e quello edile.

Per restare al passo con i fenomeni di digitalizzazione e innovazione che innervano tutti gli altri settori, infatti, il comparto delle costruzioni deve ripensarsi in un’ottica olistica, aprendosi trasversalmente anche a soluzioni e dinamiche che non gli afferiscono direttamente: solo in questo modo potrà individuare quelle tendenze sociali, tecnologiche e professionali su cui intervenire tempestivamente.

Non quindi, ricollegandomi a quanto accennavo all’inizio, concetti astratti, ma risposte concrete alle concrete domande del mercato: progettare e costruire edifici connessi non contribuisce infatti solo a realizzare quella copertura universale essenziale per evitare che si formino delle micro zone di digital divide tagliate fuori dall’e-economy, ma asseconda e soddisfa anche quelle esigenze reali, pragmatiche ed autentiche espresse con forza dalla società stessa.

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