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Ecco perché Open (senza) Fiber non serve ormai più a nulla

di Nino Francibassa |

Inadempienze, ritardi, falle progettuali, dispendio di risorse. Il quadro di Open (senza) Fiber lascia sconcertati, ma sembra ci sia una congiura per lasciare tutte le cose come stanno. Chi si assumerà le conseguenze di tutto ciò? Ma la colpa è sempre degli altri? Cosa deciderà CDP e cosa deciderà il suo controllore MEF sul futuro dell’azienda di rete?

L’intervista a “IlSole24Ore”

Forse è il caso di commentare a freddo la recente intervista di Mario Rossetti, a IlSole24Ore, nella quale afferma che l’azienda da egli stesso guidata, Open (senza) Fiber, sarebbe “…un asset strategico imprescindibile per qualsiasi ragionamento sulla digitalizzazione del Paese”.

Evidentemente Mario Rossetti continua a non capire il contesto delle telecomunicazioni del Paese in cui vive, forse perché nelle sue precedenti esperienze aziendali si è occupato soprattutto di antifurti.

Viene da sorridere per le cose lette in quella intervista. Per carità, capiamo anche l’inutile e disperato tentativo di rientrare in un gioco di cui non fa più parte, ma la verità dei fatti è completamente diversa. Ormai Open (senza) Fiber, grazie alla strategia suicida proprio di Mario Rossetti, è diventata assolutamente inutile, anzi si è trasformata in una vera e propria “patata bollente” che nessuno sa più come gestire. Ricordiamo che alla fine del 2023 l’azienda dovrebbe avvicinarsi ad un debito monstre di 6 miliardi di euro. 

Per favore non giochiamo sui numeri delle connessioni FTTH 

Cerchiamo di capire qual è la situazione reale. Innanzitutto, non sono 14 milioni le unità immobiliari coperte in FTTH, visto che quelle realmente vendibili, ovvero quelle dove un cittadino può firmare un contratto con un operatore per vedersi attivato il servizio in fibra, sono poco più di 11 milioni di cui circa 8,5 milioni nelle cosiddette Aree nere e circa 3 milioni nelle cosiddette Aree bianche.

Mario Rossetti inoltre afferma che oggi il 65% dei clienti FTTH usa la rete di Open (senza) Fiber. Peccato che da quando è salito lui alla guida, l’azienda ha perso circa 5 punti percentuali sul mercato della fibra (dal 70% al 65%) grazie alla sua folle strategia di rallentamento del cablaggio delle Aree nere dove TIM ha nel frattempo completamente colmato il divario che prima la separava da Open (senza) Fiber

Questo fa si che, contrariamente a quanto Rossetti afferma, Open (senza) Fiber è ormai assolutamente irrilevante per lo sviluppo della digitalizzazione del Paese.

Nelle Aree nere esistono due reti e quindi degli 8,5 milioni di unità immobiliari coperte da Open (senza) Fiber paradossalmente non c’è necessità, esistendo una valida alternativa. Dei 3 milioni delle Aree bianche ricordiamo a Rossetti che la rete è di proprietà di Infratel e quindi dello Stato ed Open (senza) Fiber è semplicemente un Concessionario del quale facilmente si può fare a meno trasferendo la Concessione, come è stato fatto in altri casi, ad un qualsiasi altro soggetto capace di rispettare gli impegni.

Sulla questione delle Aree bianche e sulla fantomatica accelerazione preferiamo sorvolare, visti i fiumi di inchiostro mai smentiti che sono stati versati sull’argomento. Concludiamo citando un solo dato, 6.411.150 case coperte in FTTH con connessione collaudata e servizio attivabile che nel piano industriale di Mario Rossetti sarebbero dovute finire al giugno 2023 ed invece, contrariamente agli obiettivi che da solo si era autoassegnato, siamo alla fine di giugno 2023 a 2.841.663 cioè meno della metà degli obblighi previsti dalla concessione.

I numeri reali da noi qui citati, sono disponibili nell’apposita sezione sul sito ufficiale del MiMit.

Ma la colpa è sempre degli altri?

Ammesso e non concesso che Mario Rossetti, come lui ha più volte dichiarato, abbia “…ereditato ritardi importanti della gestione precedente”, ricordiamo all’indefesso AD che lui era presente in azienda dal 2017, essendo stato uno dei primi dirigenti assunti su indicazione di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) con l’incarico di Chief Financial Officer e soprattutto con l’importante responsabilità sul controllo della gestione aziendale. Quella stessa gestione che oggi, con una faccia tosta, rinnega. E allora delle due l’una: o è stato incapace prima di controllare o è incapace adesso di gestire. Forse ancor peggio la verità è la terza: che, a giudicare dai risultati, potrebbero essere vere ambedue le ipotesi. 

Inutile continuare a dire, come fa Rossetti, che al dicembre 2021 era stato fatto il 42% e che oggi realizza chilometri e chilometri di infrastruttura. Sono affermazioni inutili e fuorvianti: l’unica cosa importante, in termini contrattuali come da Concessione, è il numero di case dove il servizio è effettivamente attivabile. L’indicazione o addirittura il vanto del numero dei chilometri di fibra realizzati è un dato fuorviante e, come tale, inutile. 

Ricordiamo inoltre a Mario Rossetti che a dicembre del 2021 lui conosceva perfettamente la situazione, dal momento che era stato nei 4 anni precedenti a capo del controllo di gestione dell’azienda. Ciò nonostante ha fatto un suo Piano industriale che prevedeva la fine dei lavori a giugno 2023. E allora, con quale faccia tosta dice adesso che le cose vanno bene grazie a lui e con quale faccia tosta sposta candidamente la fine dei lavori al 2024? Se fosse intellettualmente onesto si sarebbe già dovuto dimettere da mesi per manifesta incapacità di mantener fede agli impegni assunti.

Sui Fondi europei non si può fare il gioco delle 3 carte… 

Altra questione che fa sorridere è quella relativa all’utilizzo dei Fondi ordinari europei.

Mario Rossetti afferma di essere stato in grado di “…consuntivare 350 milioni di Fondi europei entro la fine dell’anno sui Comuni finanziati con fondi Fesr nelle Aree bianche. Che altrimenti sarebbero andati persi.” Peccato che Rossetti dimentica che i Fondi europei destinati alle Aree bianche erano 1.150 milioni. E allora, quanti soldi ha perso il settore a causa dei ritardi di Open (senza) Fiber

La verità, che tutti sanno, è che Open (senza) Fiber non è riuscita a rendicontare tutti i Fondi ordinari europei che gli erano stati assegnati e per questo motivo ha ideato dei veri e propri “sotterfugi”.

Open (senza) Fiber ha spostato i lavori nelle Aree bianche anticipando quelli che erano coperti da Fondi europei e per questa ragione ha chiesto alla Conferenza Stato Regioni (con delibera di questa dello scorso 8 marzo) di avere più flessibilità nell’uso dei Fondi regionali che potranno ora esseri spesi anche nel 2024.

I Fondi europei che sarebbero stati persi dall’Italia a causa dei ritardi di Open (senza) Fiber ha costretto il Governo a spostarli e rendicontarli per progetti in altri settori. 

La Concessione era chiara dall’inizio: perché lamentarsi ora per giustificare i ritardi? 

Altra fandonia che viene ripetuta riguarda i termini della Concessione nelle Aree bianche. Che gli ultimi 40 metri (quelli in prossimità delle case) non facessero parte della Concessione, Mario Rossetti lo sapeva benissimo, perché lui stesso (come riportato da testimoni della circostanza) ha partecipato alla formulazione della risposta ai bandi di gara, proponendo l’esclusione degli ultimi 40 metri per risparmiare soldi.

Ma allora il problema non è il take up, come più volte affermato, ma il fatto che la rete non è connessa. Molto semplicemente non c’è rete… 

Ora la colpa è delle ditte di progettazione

Allarmante che per le Aree grigie Mario Rossetti, non potendo dare la colpa alla gestione precedente, dia la colpa alle imprese di progettazione, che lui stesso ha selezionato e che ben conosceva lavorandoci dal 2017. È chiaro che questa è l’ennesima scusa a cui solo degli allocchi sprovveduti possono credere. La verità è che le Aree grigie sono la dimostrazione cristallina di quello che è ormai evidente a tutti da più di un anno e cioè l’incapacità della gestione operativa dell’azienda da parte di Mario Rossetti. Se ci sono meno civici da collegare nelle Aree grigie i lavori dovrebbero andare più spediti non più lenti. Ed Open (senza) Fiber dovrebbe prendere meno soldi pubblici e non richiederne di più, come invece sta facendo. 

Un dubbio per le 32 banche creditrici di Open (senza) Fiber

È probabile che non siamo dei fini esperti di finanza come Mario Rossetti. Ma ci permettiamo di dare un pacato suggerimento alle 32 banche finanziatrici. Siete proprio sicure di voler continuare a finanziare questo management che sembra non essersi accorto che nel frattempo TIM/Fibercop ha azzerato il gap di vantaggio nelle Aree nere e sta già cablando le Aree grigie commerciali (quelle ad alta redditività, dove sono i clienti, e per questo non sussidiate) dove invece Open (senza) Fiber mai cablerà? In sostanza i clienti che poteva fare nelle Aree nere li ha già fatti. Quelli delle Aree bianche e grigie sussidiate sono di là da venire perché la rete non c’è e quindi sommessamente ci permettiamo di dire che i ricavi di Open (senza) Fiber cresceranno in maniera irrilevante nei prossimi 3/4 anni. Checché ne dica Rossetti.

Intanto non guasta mai bussar a quattrini alla porta del Governo… 

È preoccupante e grave che Open (senza) Fiber chieda addirittura dei soldi in anticipo al Governo per convincere le banche a rilasciare un finanziamento. Ma se va tutto così bene e secondo i piani stabiliti, come Mario Rossetti afferma, perché i soci (Cassa Depositi e Prestiti/Macquarie) non procedono con l’aumento di capitale già deliberato? Questo sì che sarebbe un segnale di fiducia nell’azienda di cui le banche non potrebbero non tener conto, e si eviterebbe così di utilizzare ulteriore denaro pubblico, visto che almeno il 40% sarebbe denaro privato.

Come si fa a non occuparsi dei propri azionisti quando si sta al cruscotto di comando di un’azienda?

Ma come, Rossetti adesso dichiara alla stampa che non si occupa dei temi che riguardano gli azionisti. Ha proprio una bella faccia tosta. Ha fatto di tutto e di più. Come quando il povero Dario Scannapieco, AD di CDP, è stato convinto a suo tempo ad imbarcarsi in una operazione suicida per l’acquisizione della rete di TIM, quando anche il più sprovveduto degli analisti di settore avrebbe potuto capire che c’era un problema antitrust insormontabile a Bruxelles, grande come una montagna. Un errore di valutazione clamoroso basato su un assessment sbagliato del top manager di Open (senza) Fiber e sulle rassicurazioni date, che poi evidentemente si sono rivelate completamente sbagliate.

Un nuovo Piano industriale per Open (senza) Fiber di cui di parla da oltre 10 mesi…

Del resto, se c’è davvero tutta questa armonia tra i soci di Open (senza) Fiber, Mario Rossetti dovrebbe spiegare (non a noi, ma alle banche a cui si chiedono altri soldi) il perché dal novembre dello scorso anno tenta di approvare un nuovo Piano industriale, senza riuscirci. Ogni volta che prova a portare il tema in Consiglio di amministrazione, quel punto viene rispedito al mittente onde evitare l’imbarazzante bocciatura in Consiglio che lo costringerebbe alle dimissioni. Quale Piano industriale Open (senza) Fiber presenterà adesso, all’indomani della decisione del MEF di supportare il progetto alternativo sulla rete di KKR

Sinergie tra le reti, per rientrare in gioco? Ciò che appare sono solo le duplicazioni

Ritorniamo infine sul delicato tema della duplicazione delle reti o di potenziali sinergie sollevato da Mario Rossetti come flebile scusa per tentare di rientrare in gioco. 

La situazione in Italia è ormai ben definita. Nelle Aree nere esistono ormai due reti equivalenti. E quindi se vogliamo parlare di danno di duplicazione, il danno è già stato fatto. Nelle Aree bianche la rete è una ed è di proprietà di Infratel. Le Aree grigie sussidiate sono state equamente suddivise ed il rischio di duplicazione non c‘è. Rimangono le Aree grigie commerciali per le quali Open (senza) Fiber non ha né capacità operativa, né soldi per fare la rete. È evidente quindi che in queste aree sarà TIM a fare la rete, peraltro avendo già iniziato speditamente ed anche qui, quindi, duplicazione non ci sarà. Mario Rossetti può dormire sonni tranquilli. Non c’è nessuna inefficienza nel Paese. L’unica inefficienza che c’è stata e l’unica cosa da non duplicare è la gestione di Open (senza) Fiber che lascerà alle 32 banche finanziatrici un’eredità di 6 miliardi di euro di debiti, assieme a molti lavori da finire nelle Aree bianche che richiederanno l’esborso, guarda caso, di ulteriori miliardi.