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e-Learning. I 10 limiti (anche di privacy) di Google Suite, la più usata nelle scuole italiane

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G-Suite for education è la piattaforma e-Learning più utilizzata dalle scuole italiane. Ecco i limiti (anche di privacy) che abbiamo messo in evidenza. Le alternative made in Italy sono almeno 3: WeSchool, Scuolabook e Fidenia.

Da questa mappa delle scuole che forniscono la didattica a distanza, e che hanno aderito ad INDIRE (l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, il più antico ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione), abbiamo scoperto che G-Suite for education, la piattaforma di e-Learning di Google, è la più utilizzata dalle scuole italiane. In particolar modo in questo periodo in cui le attività didattiche “offline” sono sospese fino al 3 aprile. E la piattaforma campeggia in primo piano, insieme a quella di Microsoft, sulla pagina del sito del ministero dell’Istruzione dedicata alla didattica a distanza.

Hangouts Meet e Classroom sono gli applicativi che abilitano direttamente la didattica a distanza e sono tra i servizi messi a disposizione da Google nella suite per l’educazione scolastica. Classroom consente di creare classi virtuali, distribuire compiti e test, dare e ricevere commenti su un’unica piattaforma.

Ecco i 10 limiti funzionali che abbiamo scovato in Classroom (Il primo riguarda la privacy degli studenti)  


Il primo è un campanello di allarme per la privacy degli studenti che lo utilizzano. Perché:

1) Abilita Google Drive aperto e pubblico a chiunque. Gli alunni devono essere iscritti su Classroom sullo stesso dominio email dell’insegnante (ovvero email dell’Istituto), oppure l’insegnante può invitare in Classroom anche alunni con email generiche tipo “@gmail.com”, ma in tal caso deve abilitare Google Drive aperto e pubblico a chiunque: contro ogni principio basico di sicurezza e di privacy. E paradossalmente, Big G presenta la suite a “prova di privacy”, promettendo che “Google non acquisisce la proprietà di alcun dato utente nei servizi principali di G Suite, incluso G Suite for Education. Se un dipartimento dell’istruzione, scuola o università decide di interrompere l’utilizzo di Google, facilitiamo loro le operazioni per riprendersi i propri dati”.

Inoltre dichiara che “i contenuti o dati degli insegnanti, degli studenti o delle scuole al di fuori di Classroom non vengono mai utilizzati a scopi pubblicitari”.

Ma “possono essere ceduti se ce lo richiede la legge”, si afferma candidamente in questo video ufficiale di Google for education.

Procediamo ad elencare gli altri limiti funzionali di G-Suite for education

2) Classroom è ben strutturato per la didattica, e per didattica intendiamo solo lezioni “scritte” dall’insegnante, rinvii a libri di testo (o pagine di testo) che devono essere presenti su Google Drive (quindi il docente deve scannerizzare i libri di testo, così si vìola il copyright degli editori scolastici?). Oppure deve indicare i libri di testo in possesso degli studenti a casa.

3) Classroom è strutturato per assegnare i voti e tenere traccia a colpo d’occhio dell’andamento di apprendimento dell’intera classe, ma la forma di assegnazione e verifica dei voti non è idonea alla classificazione dei voti in uso nelle scuole inferiori italiane.

4) Per ogni lezione nella didattica non è previsto in Classroom un’integrazione con strumenti di videoconferenza, che devono essere lanciati esternamente da Classroom dal docente attraverso Hangout di Google o si chiama Meet (doppio lavoro e nessuna interazione con la dashboard delle lezioni in Classroom)

5) Il docente non ha possibilità di strutturare una singola lezione per argomenti in ordine cronologico logico, in quanto ogni nuovo argomento è sempre il primo della lista. Non esiste un indice e il docente si deve inventare un metodo per riordinare e programmare gli argomenti manualmente (complesso con molti errori di gestione).

6) Complessa la modalità di votazione (non intuitiva) che richiede almeno una o due lezioni dedicati agli alunni alla formazione dello strumento di e-learning.

7) in Classroom un alunno può sempre modificare e digitare di nuovo la sua risposta, se inizialmente sbagliata.

8) Classroom non prevede alcuna funzione logica di tipo “compito in classe” con garanzia che gli alunni non si passino le risposte tra loro.

9) Classroom non prevede interrogazioni orali con assegnazione del voto.

O meglio puoi interrogare oralmente con Meet (ma una call con 30 alunni è praticamente impossibile da fare), infatti è possibile l’interrogazione orale solo per alcuni alunni alla volta. Ma comunque il docente non ha possibilità alcuna su Classroom di assegnare un voto ad una interrogazione orale se prima non trasforma l’interrogazione orale in forma scritta. Infine, un insegnante che poi ha diverse classi e sezioni impazzisce con l’impossibilità di gestione organica. 

10) Su Classroom sono strutturate solo le lezioni, ma non esiste alcuna funzione per strutturare una stessa lezione in più classi.

Insomma, anche Google è distante anni luce da un vero sistema di e-learning a prova di istituto scolastico. Le alternative made in Italy sono almeno 3: WeSchoolScuolabook e Fidenia.

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