Registro unico

Droni, regole comuni allo studio della UE

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L'Unione Europea con il documento di Riga decide di fare un passo avanti nell'implementazione di un quadro normativo comune sui droni introducento linee guida e le prime direttive tramite l'EASA

L’Unione Europea punta ad una normativa unitaria per gestire il business crescente dei droni civili. L’obiettivo è fissare un quadro regolatorio armonico e creare un registro unico che raccolga tutti gli operatori abilitati al pilotaggio.

Le prime linee guida comunitarie a disposizione dei paesi membri per redigere le proprie normative nazionali sono state fissate  alla conferenza di Riga, che si è tenuta nella capitale lettone il 6 marzo scorso. In questa sede la Ue ha abbozzato un primo schema comunitario per normare i diversi aspetti che riguardano i cosiddetti (APR), mezzi a pilotaggio remoto. Il campo di gioco è vasto e tocca temi sensibili come la sicurezza, il versante assicurativo, gli spazi aerei sorvolabili e soprattutto la privacy.

È da qualche anno che l’interesse per i droni è aumentato esponenzialmente in diversi campi. Basti pensare alla sorveglianza e al monitoraggio del territorio, alle situazioni di pericolo e al sorvolo delle zone colpite da disastri naturali come esondazioni o terremoti, passando per la trasmissioni dati, compiti di ordine pubblico e impieghi agricoli.

La responsabilità del pilota

Il tema della responsabilità del pilota è centrale nel documento di Riga. Ad ogni Apr in circolazione deve corrispondere un legittimo proprietario, che ne faccia le veci e che si assuma tutte le responsabilità in caso di attività illegale o incidente.

Proprio per rinforzare la sicurezza, la UE propone l’installazione di un chip per ogni drone, in altre parole un codice di tracciabilità e identificazione, chiamato iDrones. Altrimenti un’altra soluzione potrebbe essere la registrazione del proprio velivolo tramite portali web, un altro modo per i singoli governi di disporre di un registro telematico completo sui droni e i loro proprietari.

Secondo un articolo a firma di Filippo Tomasello sul The Digital Post, oggi sono circa 3.000 gli operatori di droni civili abilitati al pilotaggio. Un numero che potrebbe moltiplicarsi per dieci volte nei prossimi cinque anni. Una crescita del genere va monitorata e gestita in tutti i modi per evitare vuoti normativi e problemi a cascata a livello assicurativo.

Privacy

La UE però si preoccupa anche del cittadino e della protezione dei suoi diritti fondamentali. Nel punto 4 del documento di Riga, si fa presente che gli Apr sono stati causa di violazione di privacy e quindi è necessario che il Dipartimento Europeo per la Protezione Dati si muova in maniera da garantire la sicurezza del singolo cittadino creando una consapevolezza comune sui rischi connessi ad un uso errato dei droni.

Tra gli altri punti, partendo dalla considerazione che i droni sono aeromobili, e che quindi non si può escludere da questo discorso anche la necessità di integrarli in uno spazio aereo comunitario, sta agli stati membri mettere a punto norme più o meno stringenti in base alla dimensione, al peso e alle caratteristiche del drone. Gli organismi più adatti per redigere un quadro normativo comune sono l’EASA (European Aviation Safety Agency) e l’ICAO (International Civil Aviation Organization).

A seguito di queste linee guida, è uscito recentemente il Concept of operations for drones, documento attraverso cui l’EASA ha già posto le prime basi per la normativa comunitaria che è prevista per la fine del 2015. Salta all’occhio la distinzione dei droni in tre categorie: open, specific operation e certified category.

Per la categoria open si parla di droni a basso rischio quindi non si richiede permesso di volo né autorizzazione o certificazione del mezzo. Non è consentito il volo sopra centri abitati ed è consentito il volo a vista per un massimo di 500 metri di distanza dal pilota.

Per la specific operation è richiesta l’approvazione da parte delle autorità dal momento che il velivolo userà lo spazio aereo comunitario. Di conseguenza c’è un aumento del rischio e di conseguenza delle responsabilità in capo al pilota.

Ultima tipologia è la certified category per la quale sono applicate le stesse regole che valgono per gli aeromobili tradizionali, e che richiedono una serie di permessi specifici.