il sondaggio

Droni: il software c’entra poco. Fattore umano nel 63% dei guasti

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Secondo un sondaggio condotto dalla FIAPR sull'affidabilità degli APR, il fattore umano ha un'incidenza maggiore sui guasti e malfunzionamenti dei velivoli.

La causa principale d’interruzione di voli e malfunzionamenti di APR  (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) è il fattore umano che conta per il 63% dei casi contro il 37% di errori dovuti alla meccanica del drone. Gli errori di pilotaggio, infatti, sono all’incirca il 23%, seguiti da un 14% di guasti hardware e da un 13% relativo alla perdita collegamento radio di comando e controllo.

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Questi sono alcuni dei primissimi dati, elaborati e forniti dalla FIAPR (Federazione Italiana Aeromobili Pilotaggio Remoto), che è stata tra i primi enti al mondo nel settore dei droni ad aver lanciato un’indagine significativa sull’affidabilità degli APR.

Nell’indagine sono stati toccati vari ambiti tra cui il tipo di formazione che riceve un pilota, le cause più ricorrenti dei guasti ad APR, il tipo di atterraggio dopo un guasto al velivolo e quanto incide il fattore umano contro il fattore macchina in caso d’ incidenti.

 

“Siamo soddisfatti e orgogliosi di questo lavoro che presentiamo oggi e la cui analisi saranno utili a tutti gli attori della filiera dei droni civili, dai Costruttori alle compagnie di assicurazione, dagli Enti normatori fino a piloti stessi” commenta Roberto Navoni, Presidente FIAPR.

 

Secondo l’indagine, 111 APR sono stati coinvolti in guasti rilevanti, in totale sono stati dichiarati 586 guasti rilevanti e 645 sono state le interruzioni di volo censite.

“Ai dati descrittivi che iniziano a dare dimensioni credibili alle informazioni sugli APR, abbiamo aggiunto alcune analisi rivelatesi molto interessanti circa le ‘relazioni’ che possono esserci tra i fenomeni che accadono e i presupposti, come la formazione o la modalità di allestimento dei sistemi stessi “aggiunge Gian Francesco Tiramani, Segretario generale FIAPR a capo del progetto.

Per quanto riguarda la formazione del pilota, il 77% dei partecipanti ha dichiarato di avere ricevuto un’auto-formazione, mentre il 23% ha seguito training e corsi di pilotaggio specifici.

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Sulle cause d’interruzione del volo, troviamo al 23% errori di pilotaggio, seguito da guasti hardware (14%), scarsa alimentazione (11%), condizioni meteo avverse (9%) e problemi nel software (10%).

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Dei dati, quelli sulle cause d’interruzione del volo, che sono connessi al tipo di atterraggi che sono stati effettuati dopo dei guasti rilevanti. In ben il 24% dei casi, c’è stato un ritorno controllato del velivolo al punto di partenza. Mentre per il 23% dei casi c’è stata la perdita di controllo dell’APR caduto in un’area Vlos (Visual line of sight). Solo nel 7% dei casi esaminati c’è stata la perdita di controllo dell’APR in un’area Blos (Beyond the line of sight).

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Quello che salta all’occhio è dunque la bassa incidenza di ‘problemi tecnici’ (legati quindi alla funzionalità dell’open source e closed software) rispetto al fattore umano. In altre parole, l’operato del pilota -non la meccanica o i componenti del mezzo come si era sempre detto- è la causa principale di incidenti e interruzioni di volo per quanto riguarda l’uso di APR.

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Questo significa che c’è bisogno di una formazione idonea e solida per i futuri piloti di droni, che vada oltre le sole 33 ore previste. L’ultima edizione del Regolamento ENAC, mette sicuramente in evidenza dei cambiamenti sotto il profilo della formazione, come l’introduzione dell’articolo 23 (sui centri di addestramento APR) e i precedenti articoli 21 e 22 focalizzati sulla licenza e attestato.

A fronte dei risultati emersi dal sondaggio, data un’incidenza cosi bassa registrata per quanto riguarda i guasti di tipo tecnico/software, persistono e di certo aumentano i dubbi sull’effettiva necessità della certificazione di tipo ‘EUROCAE ED-12’ che, oltre ad essere un software richiesto per gli aerei di linea, è un processo di certificazione lungo e costoso di cui gli operatori si sono già largamente lamentati.