Bilancio

Diritto d’autore, ricavi +6% a livello globale ma l’Italia è in ritardo

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L’associazione delle “collecting” europee (Siae per l’Italia) pubblica il suo rapporto annuale. Ricavi da “digital” + 28 %, ma cresce il “value gap” a vantaggio delle piattaforme, e gli autori si impoveriscono.

La Società Italiana degli Autori ed Editori (Siae) ha reso noto lo studio realizzato dalla Cisac (la Confederazione Internazionale delle Società degli Autori e Compositori, che associa ben 218 enti in 119 Paesi), pubblicato ieri 27 ottobre 2022, che propone un resoconto su quel che è accaduto nell’anno 2021 nel mercato del diritto d’autore a livello mondiale.

In sintesi, segnali positivi ma non del tutto rassicuranti: la raccolta globale di “royalties “per i creatori delle opere di tutti i repertori è tornata a crescere nel 2021, attestandosi a 9,6 miliardi di euro con un +5.8 % rispetto all’anno precedente, seppur rimanendo ben al di sotto dei livelli pre-pandemia.

Malgrado una crescita del 28 % delle “royalties” digitali, incoraggiata anche dalla crescita degli abbonamenti “streaming”, la raccolta totale nel 2021 è stata comunque inferiore del 5 % rispetto al 2019

Ripartizione dei flussi

Questa la macro-ripartizione dei flussi: dei 9,6 miliardi di euro del 2021, i ricavi da “broadcaster” sono stati di 3,6 miliardi (con un calo dell’1,5 % rispetto al 2020), quelli da “digital3,1 miliardi (con un incremento del 28 %), quelli da “live” ovvero performance pubbliche 1,6 miliardi (- 0,7 % rispetto all’anno precedente). Altre fonti sono: “private copying” 425 milioni di euro (con una quota percentuale del 4,4 %), ricavi da cd e dvd 359 milioni (3,8 %) ed altro 449 milioni (4,7 %).

Nel 2020 (anno 1° della pandemia), il totale dei ricavi era stato di 9,05 miliardi, con una decrescita del 10,5% rispetto ai 10,11 miliardi dell’anno 2019 (che aveva registrato una crescita di poco meno dell’8 per cento rispetto al 2018).

Resta il fardello del lockdown

Quindi il settore sta riprendendo fiato, ma lentamente: il risultato evidenzia l’impatto disastroso dei due anni di “lockdown” sugli incassi derivanti dai “live” e dalle performance in pubblico, così come il potenziale di crescita dell’ecosistema digitale e l’urgenza di azioni concrete per assicurare più valore ai creatori delle opere nel mercato dello “streaming”.

Il Direttore Generale della Siae Gaetano Blandini ha così commentato: “nonostante i primi segnali di ripresa del settore, siamo ancora lontani dai numeri del periodo pre-pandemia e la crisi economica internazionale causata anche dalla tragedia della guerra in Ucraina continua a creare serie difficoltà a causa della complessità della situazione. È un periodo di grandi cambiamenti e gli esiti sono difficilmente prevedibili. L’era digitale ha impresso negli ultimi anni e continuerà a imprimere in futuro enormi accelerazioni e trasformazioni nelle nostre vite in generale e in particolare nel settore della creatività. Per questo motivo, nel contesto di un mercato sempre più globale e digitale, la tutela del diritto d’autore rappresenta l’unica garanzia per poter continuare a creare”.

Secondo il report di Cisac (International Confederation of Societies of Authors and Composers), l’italiana Siae si posizione al 6° posto nel “ranking” network internazionale per volume di raccolta del diritto d’autore.

La top 10 della collection

Questi sono i primi 10 Paesi al mondo per dimensioni della “collection” (tutti i repertori) nell’anno 2021 (a seguito si riporta la dimensione della raccolta, la quota della nazione sul mercato mondiale, il “delta” indica la crescita o la decrescita nell’anno 2021 rispetto al 2020):

1. Stati Uniti d’America          2.011 mln €     quota del mercato mondiale  21,0 %             Δ + 21,0 %

2. Francia                               1.250 mln €                                                    13,1 %             Δ + 3,6 %

3. Regno Unito                       884 mln €                                                       9,2 %              Δ + 9,2 %

4. Germania                            824 mln €                                                       8,6 %              Δ – 1,3 %

5. Giappone                            819 mln €                                                       8,6 %              Δ – 2,7 %

6. Italia                                   412 mln €                                                       4,3 %               Δ – 1,2 %

7. Australia                              344 mln €                                                       3,6 %              Δ + 5,7 %

8. Canada                               269 mln €                                                       2,8 %              Δ + 14,0 %

9. Spagna                               249 mln €                                                       2,6 %              Δ + 19,9 %

10. Paesi Bassi                      241 mln €                                                       2,5 %              Δ – 0,7 %

Il posizionamento dell’Italia non è proprio entusiasmante, soprattutto considerando la ricchezza del nostro patrimonio musicale ed audiovisivo, nonché la struttura del nostro sistema mediale…

L’Italia “raccoglie” soltanto 412 milioni di euro, meno della metà di nazioni come l’United Kingdom e la Germania ed il Giappone, che sono tutti sopra la quota degli 800 milioni di euro.

Il calo dell’Italia nel 2021 (pur contenuto: -1,3 % rispetto al 2020) è stato causato anche dalle politiche particolarmente restrittive sul versante spettacoli dei governi Giuseppe Conte e Mario Draghi durante la pandemia da Covid-19.

Impressione osservare come la Spagna, nel 2021, abbia invece registrato una crescita del 20 % rispetto all’anno 2020…

La Francia, seconda nazione al mondo dopo gli Usa, ed oltre 3 volte il livello dell’Italia: 1,2 miliardi a fronte dei 412 milioni di euro dell’Italia

Ed impressiona anche il primato, a livello europeo, della Francia, che è 3 volte equivalente a quello dell’Italia, con oltre 1.250 milioni di euro, seconda – a livello planetario – soltanto ai 2.011 milioni degli States.

Una considerazione sommaria di “politica culturale” (ed economia mediale)?!

Probabilmente il sistema normativo francese e le correlate procedure tecniche di monitoraggio della Francia garantiscono gli autori d’Oltralpe ben più rispetto a quel che avviene in Italia…

Impressiona anche osservare come sia la Francia la prima nazione al mondo come ricavi da “audiovisivo”: ben 232 milioni di euro (il 38 % del totale mondiale!), a fronte dei 53 milioni della Svizzera, ed ai 52 milioni dell’Italia. Seguono la Spagna con 37 milioni e la Polonia con 30 milioni.

L’Italia detiene invece il primato mondiale per quanto riguarda i ricavi da “drama”: 36 milioni di euro, ovvero il 41 % del totale planetario, a fronte dei 23 milioni della Francia, e dei 7 milioni della Spagna…

Riteniamo che ci sia molto da riflettere, studiare, analizzare, rispetto a questi dati.

Una riflessione che affidiamo ad un probabile dossier che il neo Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano dovrà presto affrontare, così come il neo Presidente della Siae Salvo Nastasi.

Il report fornisce dati e analisi estensive sulla raccolta globale relativa ai diversi repertori: musica, audiovisivo, letteratura, arti figurative e opere liriche, teatrali e drammatiche.

Per quanto riguarda i flussi pubblicitari che alimentano il sistema dei media, Cisac ritiene affidabili le valutazioni di Pwc che, nella ultima edizione del suo “Global Entertainment and Media Outlook (2022-2026)”, stima che nel 2021 il totale dei ricavi pubblicitari sia cresciuto nel mondo di ben il 23 %, dopo il calo del 7 % dell’anno 2022. La multinazionale della consulenza prevede una crescita media annua di almeno il 7 % fino al 2026, e conferma che trainante continuerà ad essere il segmento “digital”.

Björn Ulvaeus (Presidente Cisac): gli autori chiedono “fair value” e migliori “metadata”, gran parte delle informazioni per remunerare gli autori sono incomplete

Le “royalties” digitali raccolte “stanno crescendo in modo impressionante”, ha commentato il Presidente Cisac Björn Ulvaeus (che è anche un fondatore e membro dei mitici Abba), “ma il mercato dello streaming è ancora un business incompleto sul versante della garanzia agli autori di un giusto reddito”. Nella sua presentazione dello studio, Ulvaeus sostiene che i creatori di contenuto chiedono essenzialmente due cose: un “fair value” e migliori “metadata”. Le “royalties” digitali raccolte dalle società di Cisac stanno crescendo in modo impressionante, ma “il mercato dello streaming è ancora un business incompleto sul versante della garanzia agli autori di un giusto reddito”, ha rimarcato il Presidente della Cisac, lamentando che “gran parte delle informazioni necessarie a identificare e remunerare i creatori delle opere, una volta che queste sono caricate sui servizi di streaming, sono incomplete o mancanti. Il risultato è che una grande quantità di denaro resta sul tavolo, anziché finire nelle tasche dei creatori delle opere”.

Aumentare i prezzi dello “streaming” per evitare l’impoverimento dei creatori e dei creativi?

Si deve guardare al 2021 “come un ponte verso una nuova fase”, commenta il Board Chair di Cisac Marcel Castello Branco, secondo cui devono essere i prezzi degli abbonamenti streaming ora ad essere aumentati: “un giusto valore assegnato alle opere e condizioni eque per i creatori sono essenziali per non compromettere la remunerazione degli aventi diritto”.

Si ricordi che esattamente un mese (il 28 settembre) fa l’associazione delle “collecting” europee, la Gesac, ha pubblicato un suo studio, affidato al giornalista esperto di industria musicale, Emmanuel Legrand, che confermava l’esigenza di superare l’attuale assetto asimmetrico del mercato, tutto squilibrato a favore delle “piattaforme”.

Con lo “Studio sulla posizione e sul ruolo di autori e compositori nel mercato dello streaming musicale europeo”, Gesac chiedeva, in sintesi, “compensi più equi per gli artisti” (vedi “Key4biz” del 5 ottobre 2022, “Diritto d’autore, alla Siae il 10% della copia privata. Si scalda il toto-ministri”).

Asimmetrie e value gap

In effetti, sono assolutamente evidenti quelle asimmetrie e quel “value gap” che tante volte abbiamo affrontato anche su queste colonne: se i colossi della rete hanno consentito e consentono un accesso “illimitato” alle fonti di conoscenza ed al patrimonio musicale ed audiovisivo, essi ne traggono enorme beneficio economico, a tutto svantaggio di coloro che la cultura creano e producono.

Scrivevamo un mese fa, e rimandiamo alla sensibilità del Premier Giorgia Meloni e del Ministro Gennaro Sangiuliano: in argomento, merita essere segnalato che, rispetto alle posizioni di strapotere delle piattaforme, nel programma elettorale di Fratelli d’Italia emerge un atteggiamento piuttosto critico, il che lascia ben sperare nella volontà del Governo di mettere in atto misure che consentano di addivenire ad un mercato più equilibrato, e che riconosca meglio il valore della creatività. Come dire?! Meloni rivendicherà anche un “sovranismo culturale”, ovvero la miglior tutela degli artisti e dei creativi italiani, di fronte alle sfide della globalizzazione?!

Clicca qui, per il rapporto Cisac, “Global Collections Report 2022 (for 2021 data)”, pubblicato il 27 ottobre 2022.