La proposta

Digital Services Act, riprende la discussione in Consiglio europeo

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prende oggi con la discussione presso il Consiglio europeo il percorso del Digital Services Act, la proposta di legge per un nuovo regolamento europeo per limitare lo strapotere dei Big Tech.

Riprende oggi con la discussione presso il Consiglio europeo il percorso del Digital Services Act, la proposta di legge per un nuovo regolamento europeo per limitare lo strapotere dei Big Tech.

Dopo il via libera dell’Europarlamento del 20 gennaio scorso, riprende dunque la discussione sulla bozza di regolamento che in primo luogo prevede la possibilità di bloccare il tracking della navigazione a scopi pubblicitari quando si naviga e sulle app. 

Una delle novità riguarda il tracciamento a fini pubblicitari. Si è introdotta la possibilità di bloccare il tracciamento dell’utente quando naviga online e sulle app.

Il Parlamento ha stabilito che in caso di rifiuto del tracciamento sia possibile accedere altrimenti al servizio, pagando o in cambio di pubblicità non profilate.

Vietato anche l’uso di particolari contenuti di profilazione, come l’orientamento sessuale o religioso e la targettizzazione dei minori. E ancora, prevista la semplificazione dei servizi di messaggistica istantanea cifrati e il divieto di usare dark pattern, come ad esempio tasti colorati per l’accettazione e grigi per il rifiuto di un servizio. Inoltre la procedura di recesso da un servizio non potrà essere più gravosa di quella per l’iscrizione.

Leggi anche: Digital Services Act a rischio frammentazione, paesi Ue in ordine sparso

Cosa prevede la bozza dell’Europarlamento

Il parlamento Ue ha approvato una serie di bozze di misure che respingono la raccolta di dati da parte delle grandi tecnologie, la pubblicità mirata e cercano di inserire maggiore trasparenza su come vengono rimossi i contenuti.

Le misure sono emendamenti alla legge Ue sui servizi digitali e, per la maggior parte, sembrano mirare a rendere più facile per le persone rinunciare al monitoraggio e all’utilizzo delle proprie informazioni personali per scopi commerciali da parte di Google, Facebook, Apple e altri. Descrive anche processi più trasparenti su quali contenuti vengono rimossi e come.

In termini di pubblicità mirata, le proposte mirano a imporre una “scelta più trasparente e informata” per gli utenti di Internet, comprese le aziende che sono più chiare su come verranno utilizzate le informazioni raccolte digitalmente. Dice che rifiutare il consenso non dovrebbe essere più difficile o dispendioso in termini di tempo rispetto a dare il consenso e che, se non viene fornito alcun consenso, dovrebbero essere fornite altre modalità di interazione con siti o app, comprese “opzioni basate su pubblicità senza tracciamento”.

Una nota speciale viene fatta anche sui bambini e sui gruppi vulnerabili, vietando le tecniche di mira o amplificazione nei loro confronti.

Rimozione di contenuti illegali e fake news

La bozza descrive anche alcuni modi più definiti per rimuovere i contenuti illegali online e prevenire la diffusione della disinformazione. Quello che viene proposto è un meccanismo di “avviso e azione” per la rimozione di prodotti, servizi o contenuti illegali online. La dichiarazione recita: “I fornitori di servizi di hosting dovrebbero agire al ricevimento di tale avviso senza indebito ritardo, tenendo conto del tipo di contenuto illegale che viene notificato e dell’urgenza di agire. I deputati hanno anche incluso garanzie più forti per garantire che le notifiche siano trattate in modo non arbitrario e non discriminatorio e nel rispetto dei diritti fondamentali, inclusa la libertà di espressione”.

La Ue vuole dire la sua su rimozione contenuti da piattaforme social

Quest’ultima parte in particolare sembra riguardare la volontà della Ue di avere voce in capitolo su ciò che viene rimosso dalle piattaforme social e perché, decisioni che attualmente vengono prese per lo più a porte chiuse presso le aziende tecnologiche. Quindi va oltre nelle sue misure proposte su misura per “piattaforme online molto grandi (VLOP)”, che probabilmente possiamo leggere come le grandi piattaforme come Facebook, Twitter e YouTube.

Il comunicato afferma che queste aziende: “Saranno soggette a obblighi specifici a causa dei rischi particolari che comportano per quanto riguarda la diffusione di contenuti sia illegali che dannosi. La DSA aiuterebbe a contrastare i contenuti dannosi (che potrebbero non essere illegali) e la diffusione della disinformazione includendo disposizioni sulle valutazioni obbligatorie dei rischi, sulle misure di mitigazione dei rischi, sugli audit indipendenti e sulla trasparenza dei cosiddetti “sistemi di raccomandazione” (algoritmi che determinano cosa gli utenti vedono).”

Afferma inoltre che alle piattaforme online dovrebbe essere vietato l’uso di “tecniche ingannevoli o spinte per influenzare il comportamento degli utenti attraverso “dark pattern”” e che le persone dovrebbero essere in grado di chiedere un risarcimento alle aziende online se queste regole non vengono rispettate. Interessante notare l’esenzione delle micro e piccole imprese, confermando ulteriormente il fatto che in ballo c’è soltanto la Silicon Valley e l’influenza della grande tecnologia.

Direttiva eCoomerce obsoleta, va superata

“Il voto del Parlamento Europeo mostra che i deputati e i cittadini dell’UE desiderano un regolamento digitale ambizioso e adatto al futuro”, ha affermato Christel Schaldemose, che guida la squadra negoziale del Parlamento. “Molto è cambiato nei 20 anni da quando abbiamo adottato la direttiva sull’e-commerce. Le piattaforme online sono diventate sempre più importanti nella nostra vita quotidiana, portando nuove opportunità, ma anche nuovi rischi. È nostro dovere assicurarci che ciò che è illegale offline sia illegale online. Dobbiamo assicurarci di mettere in atto regole digitali a vantaggio dei consumatori e dei cittadini. Ora possiamo avviare negoziati con il Consiglio e credo che saremo in grado di portare a termine questi temi”.

L’obiettivo di queste proposte è consentire alle persone di utilizzare Internet – praticamente vitale nel 2022 – senza dover ammettere che l’inevitabile compromesso è che le grandi aziende tecnologiche monitoreranno il tuo comportamento, creeranno profili e lo utilizzeranno per monetizzare. L’unico vero modo per evitarlo al momento è rinunciare completamente al 21° secolo e utilizzare un telefono a conchiglia e una posta ordinaria per comunicare.

Cosa si intende per contenuto illegale e disnformazione

Ma per dare un giudizio sul nuovo regolamento sarà necessario vedere più dettagli su ciò che viene proposto dal lato dei contenuti. Non è definito esattamente cosa significhi contenuto illegale, ma presumibilmente sarà esplicitato se tutto questo diventasse legge. Più scivoloso ovviamente è ciò che si intende per disinformazione, poiché è difficile da definire in modo definitivo e dipende da chi chiedi.

Tutto sommato, questa rappresenta l’ultima bordata dell’UE contro l’influenza generale della Big Tech. Con il peso di tutti gli Stati membri dell’UE alle spalle, se dovesse diventare legge avrà senza dubbio un impatto significativo sul funzionamento delle principali piattaforme tecnologiche, soprattutto per quanto riguarda la privacy.