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Digital Markets Act, Vestager: ‘la politica digitale Ue non è anti-americana’

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Margrethe Vestager, commissario Ue alla Concorrenza responsabile del digitale, ha rispedito al mittente l’idea che il Digital Markets Act si rivolto esclusivamente alle tech company Usa. Questo il messaggio difensivo della Vestager, che ha così replicato alla casa Bianca, che dal canto suo aveva ammonito Bruxelles sul fatto che la vulgata intorno al nuovo pacchetto di regole per il mercato digitale in fase di gestazione invierebbero un messaggio negativo secondo cui “La Ue non sarebbe interessata a dialogare con gli Usa senza pregiudizi” a proposito delle sfide poste dalle grandi piattaforme della rete.

In una intervista al Financial Times, Vestager, che ha appena incontrato il presidente Joe Biden durante la sua visita in settimana a Bruxelles, ha detto che “il Digital Markets Act non è rivolto soltanto a certi tipi di business o a certe nazioni”.

Obiettivo gatekeepers

La proposta di nuove regole per le piattaforme è disegnata per le piattaforme abbastanza grandi da essere definite “gatekeepers”, vale a dire i player più grandi in grado di creare effetti distorsivi sul mercato.

La bozza che dovrà essere dibattuta dal Parlamento Ue, si concentra appunto sugli effetti di mercato della dominanza di mercato delle Big Tech nei confronti dei concorrenti più piccoli. I criteri fissati dalla Ue, secondo Vestager, aiuteranno a creare una cornice più ampia rispetto ai soli big della Silicon Valley: Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft.

Le parole di Vestager saranno considerate come un tentativo di gettare acqua sul fuoco per lenire le tensioni fra Usa e Ue in un momento in cui ambo le parti sono impegnate a ricreare un clima costruttivo dopo 4 anni di relazioni turbolente con Trump.

Ma c’è da dire che il mese scorso l’eurodeputato tedesco Andreas Schwab, che contribuirà al passaggio della proposta di legge in Parlamento, ha detto che le tech company americane sono “il problema maggiore”.

Il collo di bottiglia più grande

“Focalizziamoci sui problemi maggiori e sui colli di bottiglia più grandi. Partiamo dai primi tre, quattro, cinque forse sei soggetti compresa la cinese Alibaba”, ha detto Schwab.

L’amministrazione Usa è finita nel mirino delle critiche interne: la richiesta è di essere più dura nei confronti dei piani europei di regolazione delle Big Tech. L’argomento che va per la maggiore in America è che le norme siano sproporzionate e penalizzanti per le Big Tech. Nel contempo, anche internamente c’è voglia di limitare lo strapotere elle Big Tech, come dimostra la nomina di Lina Khan, fautrice dello spezzatino delle Big tech, alla presidenza della FTC, l’Antitrust Usa.

Separatamente, la Camera Usa dei rappresentanti ha calendarizzato 5 proposte di legge che a loro modo sono persino più severe della proposta legislativa della Ue.

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