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Digital Compass 2030. L’Europa sceglie l’FTTH, ma questa volta l’Italia potrebbe essere tra i primi

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Le previsioni sono, al momento, quelle di avere in Italia circa 20 milioni di connessioni FTTH entro il 2023, con una copertura di almeno i 2/3 del Paese. Se si facessero subito le gare per le Aree Grigie, anche grazie alle risorse del PNRR, si potrebbe avere la copertura dell’intero Paese in FTTH entro il 2026, in anticipo di 4 anni sul Digital Compass 2030. E l’Italia sarebbe un modello per il resto d’Europa.

Lo scorso 9 marzo la Commissione Europea ha pubblicato la Comunicazione Digital Compass 2030 per fissare i nuovi target del settore digitale per il 2030.

L’impressione è che sia passata inosservata al pubblico italiano e alla stampa, pur così attenta al dibattito italiano sulla rete. Ancor di più, l’obiettivo europeo potrebbe incoronare l’Italia come modello di best practice per la connettività. Ma vediamo perché.

Per quanto riguarda la connettività, la Commissione Europea indica obiettivi chiari: entro il 2030 tutte le famiglie europee dovranno disporre di una connettività gigabit (sul fisso) e tutte le aree popolate devono essere coperte con il 5G (sul mobile)

Un bel salto nelle aspettative.

L’obiettivo precedentemente fissato stabiliva infatti per tutte le famiglie europee una connessione internet con download di almeno 100 Mbps upgradabile ad un Gigabit.

Quali sono le conseguenze e l’impatto per il mercato italiano?

Innanzitutto il Digital Compass 2030 mette in soffitta le connessioni del tipo FTTC (Fiber-to-the-Cabinet), connessioni inadeguate che vanno considerate come definitivamente fuori gioco. Nel rispetto della neutralità tecnologica, solo le reti FTTH (Fiber-to-the-Home), FTTB (Fiber-to-the-Building) e Cable Docsis 3.1 sono in grado di fornire velocità Gigabit. Come è noto l’intera rete di Open Fiber è tutta in FTTH.

Questo vuol dire che chi ha investito sino ad ora su tecnologie FTTC non rientra nei parametri, perché la tecnologia che vede il collegamento in fibra limitato al Cabinet non è più compresa nella definizione che la Commissione Europea dà di reti ad alta velocità.

Tutt’al più, si riconosce (a integrazione delle connessioni FTTH) che altre soluzioni tecnologiche possano fornire un contributo in situazioni di difficoltà orografiche e quindi limitatamente ad aree estremamente remote ed isolate.

Cosa vuol dire per l’Italia?

Vuol dire che la scelta della Commissione Europea, sempre rispettando il criterio di neutralità tecnologica, per quanto riguarda il mercato italiano (dove il cavo coassiale televisivo non esiste, al contrario di quanto accaduto nel resto d’Europa) ci porta inequivocabilmente verso le connessioni FTTH, come la tecnologia principe in grado di garantire una connessione ad alta velocità.

E in Italia quali sono le prospettive di copertura per una rete tecnologicamente avanzata, come indica l’Europa?

Le previsioni sono, al momento, quelle di avere circa 20 milioni di connessioni FTTH entro il 2023.

Questo vuol dire che entro la fine del 2023 l’Italia potrebbe avere una copertura in FTTH per almeno 2/3 del Paese, ovvero copertura nazionale con la sola esclusione delle Aree Grigie (dove adesso c’è solo il vecchio rame di Telecom Italia).

PNRR: mappatura aree grigie per copertura FTTH

E su queste Aree, poco appetibili per il mercato, cosa fare?

La soluzione esiste ed è a portata di mano.

Occorre fare la mappatura esatta delle Aree Grigie e destinarle a gara per la copertura in FTTH, attraverso le risorse previste dal PNRR.

I bandi potrebbero essere pubblicati entro il 2022 e, considerato il limite temporale degli investimenti che saranno previsti dal PNRR, con la copertura anche delle Aree Grigie l’Italia potrebbe essere completamente cablata in FTTH entro il 2026.

Questo vorrebbe dire che l’Italia potrebbe risultare coperta totalmente in FTTH, in anticipo di 4 anni sull’obiettivo indicato dall’Europa con il Digital Compass 2030.

Un risultato che farebbe dell’Italia un campione d’eccellenza a livello continentale.

FWA e 5G

In parallelo, si sta sviluppando nel nostro Paese un dibattito sulle tecnologie FTTH e FWA5G e sulla possibilità di considerarle alternative.

Se si considerano aspetti solamente tecnici, il FWA5G potrebbe arrivare ad offrire alti bit rate, anche a 1 Gigabit per cliente attivo, ma questo porterebbe ad avere costi insostenibili e non paragonabili a quelli di FTTH.

Se si considerano insieme aspetti tecnici e costi, le caratteristiche dell’accesso FWA-5G ne limitano l’impiego ad una percentuale di casi molto limitata.

D’altra parte il fisso, grazie alle maggiori prestazioni e ai costi più contenuti, non è mai stato alternativo al mobile e mai lo sarà.

Ma c’è di più.  

È anche negli interessi degli operatori mobili poter contare sulle nuove reti fisse ad alta velocità per poter assicurare ai propri clienti il trasferimento dal mobile al fisso, quando questi sono a casa o in ufficio e permettergli di scaricare il traffico dalle reti mobili, soprattutto quando si tratta di traffico video. Considerazioni che valgono ancor di più se si considera che le frequenze del 5G sono un bene scarso e vanno utilizzate per i servizi mobili ed il meno possibile da postazioni fisse.

Una ragione in più per puntare subito sulla copertura totale in FTTH, necessaria alle imprese e all’Industria 4.0, alla PA e alle famiglie, e fare dell’Italia un modello per tutti gli altri Paesi europei.