La bozza

Ddl Intelligenza Artificiale: Sovranità digitale, Salute, Lavoro e Giustizia fra le priorità della bozza

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Dalla sovranità digitale alla sanità, passando per la giustizia e il mondo del lavoro. Sono tante le novità in materia di Intelligenza Artificiale presenti nella bozza del Ddl di prossima pubblicazione.

Dalla sovranità digitale alla sanità, passando per la giustizia e il mondo del lavoro. Sono tante le novità in materia di Intelligenza Artificiale presenti nella bozza del Ddl in materia di prossima pubblicazione circolata oggi e che abbiamo potuto visionare.

Si tratta di 25 articoli, alcuni proposti dal DTD, Dipartimento della Trasformazione Digitale, che compongono la prima normativa italiana in materia di AI. I principi generali prevedono che i modelli di intelligenza artificiale non debbano ledere i diritti fondamentali della libertà previste dalla Costituzione, e non dovranno pregiudicare “lo svolgimento con metodo democratico delle vita istituzionale e politica”, si legge nella bozza, che sottolinea come la precondizione essenziale riguarda “la cybersicurezza lungo il ciclo di vita dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale”.

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Prima la cybersecurity e poi la Privacy

Non è un caso che la cybersicurezza venga citata prima della privacy, che di fatto è posta dopo l’esigenza della security pur nell’affermazione della necessità di garantire un trattamento lecito, corretto e trasparente dei dati personali.

L’AI non è un tabù nemmeno per gli ‘under 14

L’accesso alle tecnologie di intelligenza artificiale è poi ammesso anche agli under 14, previo consenso dei genitori. Questa precisazione significa che l’uso di modelli come ChatGPT non è precluso ai nostri ragazzi, purché i genitori ne siano consapevoli. Ciò significa altresì che l’intelligenza artificiale nella visione del Governo non rappresenta una minaccia per i nostri ragazzi e che prevalgono quindi gli aspetti potenzialmente positivi e anche didattici della nuova tecnologia.     

L’Intelligenza Artificiale è vista altresì come un mezzo per accrescere “la sovranità tecnologica” della Nazione, si legge nella bozza, e il decreto si premura di precisare che lo Stato e le altre autorità pubbliche si premurano di favorire “la creazione di un mercato dell’intelligenza artificiale innovativo, equo, aperto e concorrenziale e di ecosistemi innovativi”.

Favorire trattamento dati in data center su territorio nazionale

Secondo una proposta del DTD si indirizzano le piattaforme di e-procurement delle amministrazioni pubbliche a scegliere “fornitori di sistemi e applicazioni di intelligenza artificiale generativa”, che privilegiano soluzioni che garantiscano la localizzazione ed elaborazione dei dati critici “presso data center posti sul territorio nazionale”.  In altre parole, in caso di gare pubbliche saranno privilegiati i sistemi di AI che processano e gestiscono i dati all’interno del territorio nazionale, in ottica di tutela e protezione dei dati dei cittadini.

Priorità alla salute: piattaforma nazionale dell’AGENAS

Fra le priorità della bozza di decreto, c’è la creazione di un sistema di intelligenza artificiale in ambito sanitario. Se il paziente va informato dell’uso di AI nell’ambito delle cure, sarà sempre complito del medico prendere la decisione finale, che non viene quindi delegata alla macchina.

La cura e la scelta terapeutica restano sempre in mano al personale sanitario, ad un professionista umano.

L’articolo 12 bis del decreto prevede la creazione di una piattaforma nazionale a finalità di cura e assistenza territoriale, la cui realizzazione e titolarità è affidata all’AGENAS, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.

AI e Lavoro: Osservatorio ad hoc al Ministero

L’uso dell’AI nel mondo del lavoro rappresenta la seconda priorità del regolamento. E’ prevista l’istituzione di un Osservatorio sull’adozione dei sistemi di AI in seno al Ministero del Lavoro, per monitorare l’impatto della tecnologia nei diversi comparti.

E ancora, per quanto riguarda le professioni intellettuali è necessario comunicare in maniera trasparente l’uso dell’AI ai clienti.

L’uso dell’AI nel mondo della Pubblica Amministrazione prevede sempre il primato del funzionario in carne ed ossa sulla macchina, e lo stesso vale nel campo della giustizia, dove il primato del magistrato resta indiscusso.

AI, in professioni intellettuali uso solo a supporto

 “L’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale nelle professioni intellettuali è consentito esclusivamente per esercitare attività strumentali e di supporto all’attività professionale richiesta e con prevalenza del lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera”, si legge nella bozza. Inoltre, “per assicurare il rapporto fiduciario tra professionista e cliente, le informazioni relative ai sistemi di intelligenza artificiale utilizzati dal professionista sono comunicate al soggetto destinatario della prestazione intellettuale, con linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo”.

Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, la bozza del ddl prevede che utilizzino “l’intelligenza artificiale allo scopo di incrementare l’efficienza della propria attività, di ridurre i tempi di definizione dei procedimenti e di aumentare la qualità e la quantità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese, assicurando agli interessati la conoscibilità del suo funzionamento e la tracciabilità del suo utilizzo. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale avviene in funzione strumentale e di supporto a quella umana, in ogni caso, nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale della persona che resta l’unica responsabile dei provvedimenti e dei procedimenti in cui sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale”.

Fondi per il venture capital nei settori emergenti e della cybersicurezza

Il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e l’ACN possono sottoscrivere “quote o azioni di uno o più fondi per il venture capital, istituiti dalla CDP Venture Capital Sgr per i seguenti importi:

  1. Fino ad un ammontare complessivo di i 89,1 milioni di euro, per l’anno 2024 nelle tecnologie emergenti dell’intelligenza artificiale, del quantum computing e della cybersicurezza, e delle tecnologie per esse abilitanti;  
  2. Fino ad un ammontare di 44, 7 milioni di euro per l’anno 2024 e di 14,7 milioni di euro per l’anno 2025, nel settore delle telecomunicazioni con particolare riferimento al 5G e alle sue evoluzioni, al mobile edge computing, alle architetture aperte basate su soluzioni software, ai sistemi di caching periferico per content delivery network (CDN), al Web3, all’elaborazione del segnale, anche in relazione ai profili di sicurezza e integrità delle reti di comunicazione elettroniche”.
  3.  

AI, bozza Ddl: nascerà Fondazione per sviluppo e trasferimento

“Al fine di attuare le strategie sull’innovazione digitale nel settore dell’intelligenza artificiale e favorire la ricaduta positiva dell’adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale nell’ambito di tutti i comparti produttivi, dei servizi e della pubblica amministrazione, e’ istituita la ‘Fondazione per la ricerca industriale per il trasferimento tecnologico, la sperimentazione, lo sviluppo e l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale’“. E’ quanto si legge in una bozza del ddl sull’Intelligenza artificiale.

“Lo scopo della fondazione – viene specificato – è individuato nella valorizzazione della ricerca industriale per il trasferimento tecnologico, della sperimentazione, dello sviluppo e dell’adozione di sistemi di intelligenza artificiale, nonché nel supporto alla formazione delle competenze in materia di intelligenza artificiale. Lo scopo della Fondazione può essere persegui o tramite iniziative volte alla valorizzazione economica dei risultati conseguiti con il supporto della Fondazione stessa, anche mediante accordi con gli altri organismi operanti nel settore della ricerca di base. Sono membri fondatori della fondazione la Presidenza del Consiglio, cui spetta la vigilanza, il Ministero dell’economia e delle finanze e il Ministero dell’università e della ricerca”.

L’ultima parte del regolamento riguarda la tutela degli utenti in materia di diritto d’autore.  

Reclusione da 1 a 5 anni per diffusione di contenuti manipolati

Previsto, infine, un inasprimento delle pene per reati commessi tramite intelligenza artificiale. Ad esempio, l’illecita diffusione di contenuti generati o manipolati artificialmente – falsificazione di voci e immagini di persone manipolati con l’AI, deepfakes – è punto con la reclusione da 1 a 5 anni. Inaspriti anche fra gli altri i termini in caso di aggiottaggio (da 2 a 7 anni se il fatto è commesso tramite sistemi di intelligenza artificiale), autoriciclaggio, manipolazione del mercato.