I dispositivi mobile hanno cambiato il nostro modo di accedere alle informazioni. Di conseguenza, essi hanno trasformato l’industria della comunicazione, promuovendo nuovi strumenti per creare e condividere contenuti.Il problema è che le aziende ora utilizzano il web mobile per raggiungere gli utenti ma la customer experience che offronto è spesso scoraggiante e lascia molto a desiderare.
Come al solito, le persone e la tecnologia evolvono a un ritmo più veloce delle strategie aziendali. In questo scenario complesso, il nuovo progetto Google AMP si propone come un potente agente di cambiamento. Tanto che c’è già chi prospetta una nuova rivoluzione per il marketing. Ma cosa sono le AMP e che ruolo possono giocare?
Partiamo da un esempio e da una definizione. Da qualche mese, quando si cerca qualcosa su Google utilizzando lo smartphone, è possibile imbattersi in alcuni articoli, racchiusi in un box, nella parte superiore della pagina dei risultati. Questi contenuti sono accompagnati da un acronimo misterioso, AMP, che sta per Accelerated Mobile Pages, progetto anticipato nel 2015 da un post sul blog Google, e oggi divenuto realtà.
Il progetto AMP è una iniziativa open source (open framework) che parte dalla visione di un web in cui i publisher possano creare contenuti ottimizzati per il mobile, in grado di caricare istantaneamente. La logica è più o meno la stessa che muove gli Instant Articles di Facebook, che caricano i contenuti all’interno dell’app, senza dover aprire un browser esterno.
La filosofia di entrambi i progetti è che, nell’era del mobile, il tempo rappresenta la risorsa più scarsa e preziosa. Questo vale per gli utenti e, a maggior ragione, per le aziende. Le AMP avranno un effetto dirompente sul lavoro di chi si occupa di SEO, nonostante non siano considerate al momento un fattore di ranking. Il posizionamento in alto nelle pagine dei risultati, d’altronde, la dice lunga sul valore che Google assegna a questo tipo di contenuti.
Come tutti gli esperimenti, anche le ‘accelerated pages’ sono ancora circondate da un alone di mistero. Tanto c’è ancora da studiare, tante le domande che aspettano una risposta. Per il momento è chiaro che:
* Le AMP sono perfette per i siti e-commerce e per i brand che sono anche publisher, quindi i siti di informazione ma anche le aziende che si raccontano attraverso blog/community.
* Le AMP non supportano ancora tutte le tipologie di contenuto (ad esempio video, gallery, pop-up e form di registrazione faticano a trovare una collocazione).
* Le AMP sono costose in termini di tempo e investimento, perché vivono come una realtà a sé stante rispetto alle tradizionali pagine responsive, e come tali vanno programmate.
* Le AMP vivono solo ed esclusivamente su dispositivi mobile. Questo vuol dire che che, se la vostra azienda non ha una forte presenza mobile, allora non ha senso investire nel progetto.
Quale futuro ci aspetta? Siamo davvero davanti alla rivoluzione del mobile marketing? Se volete approfondire l’argomento, visitare la pagina ufficiale del Google AMP Project.