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dcx. Dal walkman allo smartphone: ascoltiamo di più, ma non meglio

Cuffie

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#dcx è una rubrica quotidiana dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience.
Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

La tecnologia portatile ha aperto nuovi orizzonti per le aziende e per le persone, ma ha anche provocato un effetto collaterale negativo. Fin dalla creazione del walkman, passando poi per l’iPod e arrivando ai più moderni smartphone, la sovrabbondanza di stimoli sonori ha reso più faticoso concentrarsi sull’ascolto delle altre persone e dell’ambiente che ci circonda. La situazione peggiora ulteriormente se aggiungiamo ai dispositivi digitali onnipresenti anche il rumore, ormai parte integrante della nostra società.

Come conseguenza di questo processo, in un paio di decenni abbiamo perso la capacità di ascoltare, aspetto che il nostro cervello ha sempre cercato di migliorare lungo migliaia di anni di evoluzione. Basta guardarsi intorno per capire che, soprattutto tra i più giovani, in molti hanno ormai preso l’abitudine di ritirarsi in bozzoli creati dai loro spazi musicali privati, delimitati dalle cuffie.

Tutto questo ha ripercussioni anche sulle strategie che le aziende devono mettere in campo per riuscire a connettersi con dei clienti circondati da tecnologia ma spesso isolati dal contesto. In passato, anche in un ambiente rumoroso, il nostro cervello era molto più efficace nel riuscire a distinguere suoni specifici da un insieme indistinto e dissonante.

Come?

Così come accade anche per altre abilità – così importanti per la nostra vita personale e professionale – messe a dura prova dalle abitudini odierne, che le rendono sempre meno rilevanti, anche per l’ascolto dobbiamo correre ai ripari prima che il processo diventi irreversibile. Perché anche il destino della customer experience è legato alla nostra capacità di ascoltare quel che avviene intorno a noi, quel che dicono gli altri e quel che raccontano i brand.

Se vuoi reagire a un processo di perdita di valore, cerca di seguire queste abitudini, almeno una volta al giorno:

1- Togli le cuffie.

2- Scrivi meno e aumenta la frequenza delle conversazioni orali.

3- Imponiti due minuti di silenzio per ‘resettare’ le orecchie.

4- Ogni volta che ti ritrovi in un ambiente rumoroso, presta attenzione e cerca di isolare i singoli suoni, concentrandoti su ciascuno di essi.

Quando sei impegnato in una conversazione, cerca di gestirla applicando il principio RASA, termine che deriva dal sanscrito e significa “essenza”. L’ha ripresa in un suo discorso al TED Julian Treasure, presidente di The Sound Agency, impegnato proprio a sottolineare il valore di una migliore gestione acustica e di pratiche d’ascolto corrette:

– Ricevi (presta attenzione durante l’ascolto).

– Apprezza (utilizza brevi verbalizzazioni o cenni per dimostrare che stai ascoltando).

– Riassumi (ricapitola quello che hai sentito).

– Chiedi (poni domande su ciò che hai ascoltato ma non hai capito fino in fondo).

Acquisisci queste semplici abitudini e in poche settimane potrai diventare un ascoltatore migliore, nonché riuscire a connetterti e capire sempre meglio le persone che ti stanno attorno. Vedrai che anche la customer experience legata al tuo brand migliorerà di conseguenza.

Per approfondire:

http://blog.neosperience.com/5-mobile-marketing-trends-reshaping-digital-customer-experience

http://blog.neosperience.com/the-6-pillars-of-your-digital-transformation

http://blog.neosperience.com/personalize-the-digital-shopping-experience-turning-desires-into-needs

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