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dcx. A/B testing: come ottimizzare la customer experience

di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience |

Era l’ormai lontano 2008 quando Bill Gates affermava che le aziende dovrebbero utilizzare la metodologia A/B testing molto più di quanto non facciano in realtà.

dcx è una rubrica quotidiana dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

 

Era l’ormai lontano 2008 quando Bill Gates affermava che le aziende dovrebbero utilizzare la metodologia A/B testing molto più di quanto non facciano in realtà. Si potrebbe pensare che negli otto anni che ci separano da quella frase qualcosa sia cambiato, ma non è così. Anzi, in un mercato rivoluzionato dai dispositivi mobile, le sue parole risuonano con ancora più forza. Di fatto, le aziende continuano a non sfruttare l’A/B test quanto dovrebbero.

Abbiamo più volte detto che una strategia di marketing senza fase di testing è destinata a perdere gran parte del suo potenziale. Perché senza misurazione non è possibile comprendere cosa funziona e cosa no. Ed è proprio questo lo scopo dell’A/B test, scoprire quale opzione, tra quelle messe in campo, funziona di più. Il funzionamento è semplice: mostrare, in un determinato periodo di tempo, diverse versioni di una app o di un contenuto a gruppi di test selezionati in modo randomico.

Saranno allora gli utenti a fare il lavoro, indicando attraverso il loro comportamento d’uso quale versione è quella più efficace (e quindi più efficiente). I dati così raccolti offrono opportunità di business incredibili, dall’incremento dell’engagement dei clienti a un aumento delle conversioni. Un esempio molto noto è quello dell’ultima campagna elettorale di Barack Obama: sito web ufficiale consentiva agli utenti di iscriversi alla newsletter e contribuire attivamente. La pagina mostrava la foto di Obama circondato da supporter e un campo per l’inserimento dell’email e alla call to action ‘Sign up’.

A questo punto il team di Obama si è chiesto se esistesse una migliore combinazione: dopo aver condotto una serie di A/B test, utilizzando foto e testi diversi, alla fine hanno scoperto che gli utenti erano più propensi a lasciare la loro email quando il sito mostrava la foto di Obama circondato dalla sua famiglia, con un bottone ‘Learn more’. Non si tratta di una mera questione estetica perché, come conseguenza dei cambiamenti effettuati dopo i test, si è avuto un aumento delle mail di 2.8 milioni, e delle donazioni di 57 milioni di dollari.

Ovvio, l’A/B test non agisce come una bacchetta magica: prima di iniziare a lavorare a questo importante cambiamento devi stabilire cosa vuoi testare e quali sono i tuoi obiettivi. Ogni app è diversa, ogni sito è diverso, e non potrà mai esistere una soluzione valida per tutti senza distinzioni. Il punto di partenza, allora, è proprio la definizione di metriche quantificabili e rilevanti, in modo da poter monitorare i risultati del test.

E ricorda sempre che, alla base di ogni tua azione e ogni strumento che decidi di utilizzare c’è sempre un unico obiettivo: migliorare l’esperienza dei clienti.

Per approfondire:

http://blog.neosperience.com/3-key-elements-for-your-omni-channel-customer-experience

http://blog.neosperience.com/5-5-tips-to-start-mapping-the-digital-customer-journey

http://blog.neosperience.com/improve-customer-retention-6-steps-to-enhance-loyalty