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Dazi USA sui semiconduttori. Italia tra i 10 principali fornitori con 444 aziende esportatrici

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Trump annuncia nuovi dazi sui semiconduttori per le aziende che non trasferiscono la produzione negli USA. Tra i più esposti ci sono le multinazionali europee, mentre colossi come Apple, TSMC e Samsung restano indenni, in quanto già pronti a rafforzare la produzione oltreoceano. Sotto pressione anche l’Italia, che figura tra i 10 principali fornitori USA, con 444 aziende esportatrici.

Dazi pazzi. La spinta protezionista dell’amministrazione di Donald Trump non si placa, con la minaccia di nuove tariffe che aleggia su un numero sempre maggiore di settori strategici. Stavolta tocca ai semiconduttori. Nel mirino finiscono le aziende che non trasferiranno negli Stati Uniti la produzione di chip, metalli, materiali isolanti e altri componenti fondamentali per la doppia transizione digitale ed energetica, tasselli cruciali anche per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.

La nuova misura, annunciata già nelle prime settimane di agosto, avrà ripercussioni dirette anche sull’Italia, che figura tra i 10 maggiori fornitori di semiconduttori a Washington.

Il Presidente USA, ha confermato le proprie intenzioni a margine di una cena alla Casa Bianca con i vertici delle big tech americane, ma senza entrare nel merito, bypassando le domande dei giornalisti su tempistiche ed entità delle tariffe.

Si tratterà di un dazio consistente, non eccessivo ma comunque significativo, con l’intesa che se un’azienda decide di investire, costruire o pianificare la produzione nel Paese, allora non verrà applicata alcuna tariffa”, ha spiegato il Tycoon.

Le aziende europee più esposte ai dazi USA

Il riferimento di Trump è diretto soprattutto alle multinazionali europee ad alto fatturato che ancora non hanno sposato a pieno titolo i dettami nordamericani, come la francese Soitec, la tedesca Infineon Technologies, o la italo-francese STMicroelectronics, il cui stabilimento di Catania è destinato a diventare il polo di riferimento europeo per il carburo di silicio da 200 millimetri. 

Italia tra i 10 principali fornitori di semiconduttori agli USA

Secondo i dati di Volza sulle esportazioni italiane di dispositivi a semiconduttore, in Italia operano complessivamente 444 fornitori, che esportano verso 524 acquirenti in tutto il mondo. Tra giugno 2024 e maggio 2025, sono stati attivi 197 fornitori, con Rockwell Automation Inc., Vishay Semiconductor Italiana S.p.A. e Solaredge Technologies Ltd a rappresentare da sole il 68% delle esportazioni italiane di semiconduttori.

Rockwell Automation Inc. guida la classifica, con il 29% del totale e 50 spedizioni. Subito dietro, Vishay Semiconductor Italiana S.p.A. detiene il 25% delle esportazioni, corrispondenti a 43 spedizioni. Al terzo posto si colloca Solaredge Technologies Ltd, con una quota del 14% e 24 spedizioni.

Sotto pressione, nel Bel Paese, ci sarebbero poi Technoprobe, specializzata nella fornitura di probe cards per test di chip a livello internazionale, MEMC Electronic Materials, centro importante di produzione wafer in Italia, e SPEA, leader in campo di macchinari per test di semiconduttori.

Chi si salva

Ne usciranno incolumi, invece, colossi come Apple, che ha recentemente portato a 600 miliardi di dollari il proprio impegno d’investimento negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni, o giganti asiatici come TSMC (Taiwan), Samsung Electronics e SK Hynix (Corea del Sud), già pronti a rafforzare la produzione oltreoceano.

La battaglia legale alla Corte Suprema

Dall’insediamento di gennaio per il suo secondo mandato, la minaccia di nuovi dazi ha già incrinato i rapporti di Washington con i partner commerciali, scosso i mercati e alimentato l’incertezza globale. I dazi sono ormai uno dei pilastri della dottrina Trump: un’arma di pressione politica usata per rinegoziare accordi, piegare Paesi esportatori e strappare concessioni alle multinazionali. “Se non investono qui, scatteranno i dazi“, ha ribadito il presidente sui semiconduttori.

Ma la strategia resta sotto tiro nei tribunali. Dopo che una corte federale ha invalidato gran parte delle tariffe, la Casa Bianca ha chiesto alla Corte Suprema di pronunciarsi in via d’urgenza per salvare i dazi varati in base a una legge d’emergenza del 1977, un tassello centrale dell’agenda economica e commerciale di Trump.

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